DISTINGUE IL NOSTRO PARTITO: La linea da Marx a Lenin alla fondazione dell’Internazionale comunista e del Partito Comunista d’Italia; alla lotta della sinistra comunista contro la degenerazione dell’Internazionale; contro la teoria del socialismo in un Paese solo e la controrivoluzione stalinista; al rifiuto dei fronti popolari e dei blocchi partigiani e nazionali; la dura opera del restauro della dottrina e dell’organo rivoluzionario a contatto con la classe operaia, fuori dal politicantismo personale ed elettoralesco.
Guerre, disastri, devastazioni ambientali, carovita e altre delizie del dominio borghese
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NON BASTANO LE SFILATE! ORGANIZZARSI OVUNQUE PER UNA LUNGA E RADICALE LOTTA DI CLASSE CONTRO LO STATO DEL CAPITALE, LE SUE ISTITUZIONI E TUTTI I SUOI PARTITI!
Primo maggio 2022. Contro le guerre del capitale, preparare il disfattismo rivoluzionario
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Nelle metropoli degli Stati più vecchi come in quelle degli Stati più giovani e nelle periferie di tutto il mondo capitalista, le condizioni economiche, di vita e di lavoro dei proletari salariati (e, in subordine, delle mezze classi in declino e delle masse proletarizzate) continuano a peggiorare: aumenti generalizzati dei beni energetici e di quelli di prima necessità (compreso il costo delle abitazioni), inflazione galoppante (figlia primogenita della “politica finanziaria” delle banche statali che continuano a versare e prestare denaro, senza che questo riesca comunque a generare capitale e plusvalore sufficienti a rialzare il saggio medio di profitto). Ovunque, la ristrutturazione delle imprese economiche (multinazionali, a proprietà individuale o familiare, cooperative, statali, nazionalizzate o di qualunque altra ragione sociale), indotta dalla irrefrenabile crisi di sovrapproduzione, genera sempre più disoccupati e lavoratori precari, insieme a un aumento sempre meno sostenibile dei ritmi di lavoro – causa prima e unica della vertiginosa moltiplicazione degli omicidi, delle lesioni traumatiche gravi e delle malattie, nei posti di lavoro. E a nulla valgono gli irrisori aumenti salariali dei rinnovi contrattuali, per di più legati alla cosiddetta produttività.
Repressione e provocazione: una storia infinita...
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Nella mattina di oggi, mercoledì 6 aprile, a seguito di alcune segnalazioni telefoniche anonime, le “forze dell'ordine” si sono “prontamente portate” (come si dice in gergo) sul luogo, la sede nazionale romana dell'USB, in cerca di “armi”. E, miracolo!, le hanno “prontamente” trovate, sotto forma di una pistola... depositata nella cassetta di scarico di un water. La cosa è talmente ridicola che la tentazione di buttarla sul ridere è molto forte; ma, venendo dopo altri fatti di repressione e provocazione, la cosa è seria, perché conferma che è sempre più in atto una vera campagna poliziesca contro i lavoratori e le lavoratrici, come abbiamo avuto modo di denunciare anche in un precedente comunicato (“Primavera di violenza e repressione”, disponibile sul nostro sito), relativo ad altri fatti recenti.
Primavera di violenza e repressione
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Mentre l'insieme dei lavoratori non riesce ancora a reagire e a contrastare disoccupazione, precarietà, progressivo aumento del costo di abitazioni, beni energetici e di consumo, distruzione dell'ambiente, nocività e omicidi nei posti di lavoro (e i venti di guerra che spirano sempre più forti), la repressione si scatena contro le purtroppo sporadiche reazioni di lotta e organizzazione.
Nel giro di pochi giorni intorno al 23 marzo, nella sede di Genova del S.I. Cobas ha fatto irruzione un manipolo di energumeni; nel Piacentino, nel corso di un’azione sindacale, un lavoratore è stato accerchiato e malmenato dai gendarmi; e un paio di settimane prima, a Napoli, non meglio identificati individui hanno devastato una sede della peraltro ben poco combattiva CGIL e preso a sberle un funzionario della FIM.
Otto marzo duemilaventidue
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Compagne, sorelle proletarie!
Tre anni di emergenza sanitaria, innestata sulla crisi economica, non hanno fatto altro che peggiorare le vostre condizioni di lavoro. Siete state le prime, nonostante la disparità salariale a vostro sfavore, a essere licenziate, a subire ulteriori riduzioni salariali con la scusa del part time o dello smart work. E siete state le ultime a essere assunte. Chi è rimasta in azienda con contratti sempre più precari e precarizzanti sa come sono aumentati gli omicidi e i tentati omicidi sui posti di lavoro (quelli che i padroni e i loro servi chiamano “incidenti”), insieme alle pressioni e perfino ai ricatti e alle molestie sessuali, in nome di un preteso aumento della produttività.
In Ucraina come in tutto il mondo, di fronte alla guerra imperialista la parola d’ordine proletaria torni a essere: disfattismo rivoluzionario contro tutte le borghesie e i loro Stati !
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La guerra è l‘habitat naturale del capitalismo: imperialismo significa, infatti, accresciuta competizione internazionale, acuite guerre commerciali, esportazione di capitali che entrano inevitabilmente in conflitto gli uni con gli altri, controllo delle sorgenti di materie prime e delle loro vie di trasporto e dunque tentativo di escluderne i concorrenti, fino all'esplodere incontrollato di conflitti prima locali e poi, in prospettiva e in presenza di condizioni materiali favorevoli e necessarie, mondiali.
Due pesi e due misure: come sempre
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Il 9 ottobre (due giorni prima dello sciopero generale indetto dal sindacalismo di base), durante una partecipata manifestazione contro il green pass sui luoghi di lavoro, un manipolo fascista di elementi appartenenti alla bassa manovalanza addetta agli affari sporchi dell'italica democrazia blindata assalta la sede romana della CGIL, mentre le “forze dell'ordine” fanno finta di reagire.
L’11 ottobre (durante il suddetto sciopero generale del sindacalismo di base), a Prato una squadraccia di crumiri aggredisce a tradimento un presidio di lavoratori che si battono contro il lavoro nero e mal pagato, nell’indifferenza delle “forze dell’ordine”.
Quaderno n°4 (nuova edizione 2021) Il proletariato nella seconda guerra mondiale e nella "Resistenza" antifascista
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E' di nuovo disponibile, come Quaderno n.4, in un'edizione riveduta e corretta e in formato più maneggevole, il nostro importante studio, uscito originariamente nel 1975 e ripreso nel 2005 e oggi esaurito. Il Quaderno, di 84 pagine, al costo di euro 8, può essere richiesto scrivendo a
Nostri lutti
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Quest’anno maledetto ci ha strappato un altro splendido compagno: Franco Gelain, di Belluno, di 67 anni. Il 13 novembre, mentre camminava insieme alla sua compagna fra le amate montagne, o per un malore o per un passo falso (lui provetto montanaro!), Franco è scivolato per un lungo pendio morendo sul colpo. Siamo senza parole. Franco era la solidità, l'affidabilità, la serietà e la serenità in persona, qualità di cui abbiamo tutti così gran bisogno nel nostro difficile cammino. Non c'era incontro, non c'era riunione, che non fossero vivificati dal suo fare scherzoso e affabile, dai suoi interventi precisi, sintetici e pieni dello slancio del vero militante. Pur nell'assoluta solitudine politica del luogo in cui viveva e aveva lavorato fino a pochi mesi fa come giardiniere del Comune, Franco era sempre presente a manifestazioni, cortei, assemblee, portando la voce del partito, diffondendo volantini, vendendo il giornale, discutendo con passione e ironia. Le note che puntualmente ci mandava per la stampa, i rapporti che con regolarità ci inviava, restituivano il senso di questa sua militanza incrollabile e solare, fatta di lucido rigore e calda umanità, sempre pronta al sorriso. Ci mancherà immensamente. Una volta di più, ci stringiamo intorno al Partito e lavoriamo per esso nel suo ricordo.
- I morti e gli ammalati gridano vendetta. Borghesia, tu sia maledetta
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