WHAT DISTINGUISHES OUR PARTY: The political continuity which goes from Marx to Lenin, to the foundation of the Communist Party of Italy (Livorno, 1921); the struggle of the Communist Left against the degeneration of the Communist International, against the theory of „socialism in one country“, against the Stalinist counter-revolution; the rejection of the Popular Fronts and the Resistance Blocs; the difficult task of restoring the revolutionary doctrine and organization in close interrelationship with the working class, against all personal and electoral politics.

Nel numero scorso di questo giornale, documentavamo le varie strategie messe in atto in Belgio per esercitare ogni forma di repressione nei confronti dei migranti – strategie del tutto simili a quelle escogitate o in via di applicazione in tutti i paesi, con minime varianti… nazionali.

Una di queste strategie è già nota e praticata, oltre che in Belgio, nei pressi del confine Francia-Italia: consiste nell'applicare la tattica dell’aperto terrorismo nei confronti di chiunque non intenda assistere passivamente alla persecuzione nei confronti dei migranti che cerchino di attraversare quella frontiera impervia e si dia da fare per alleviarne le sofferenze (e non c'interessa qui dare una valutazione politica sull’insufficienza di questi atti di minima solidarietà umana). Come si ricordava a proposito del Belgio, anche solo il provvedere i migranti di un asilo temporaneo in casa propria costituirebbe un reato, in base alle leggi che colpiscono... la tratta di esseri umani!

 

Un articolo del quotidiano “The Guardian” del 24 gennaio u.s., poi ripreso dal sito statunitense www.colorlines.com, un sito di informazioni relative alla condizione delle cosiddette minoranze etniche negli Stati Uniti (leggi: i settori più oppressi del proletariato USA), c'informa della situazione che si sta creando da parecchio tempo al confine tra Arizona e Messico. Qui, la Border Patrol, l’agenzia federale USA che lo pattuglia, sta conducendo un’ennesima guerra sporca non solo contro gli immigranti più o meno clandestini, ma anche contro chiunque scenda in campo per alleviarne le sofferenze. L’organizzazione “No More Deaths – No Más Muertes” (Niente più morti) denuncia infatti, con il ricorso a video inoppugnabili, non solo la pratica disgustosa di sabotare e distruggere tutti i generi di prima necessità lasciati dai suoi volontari lungo i sentieri che i disperati percorrono di giorno e di notte, attraverso zone desertiche, per poter giungere negli Stati Uniti, attratti dal miraggio d’un lavoro per sopravvivere; ma anche la persecuzione “legale” nei confronti dei volontari stessi. Di recente, otto di essi sono stati incriminati per reati che vanno dalla guida e dall’ingresso senza permesso in un’area naturale protetta all’abbandono di oggetti come cibo, contenitori d’acqua, abiti e coperte; un altro è stato arrestato con l’accusa di aver dato rifugio a un clandestino privo di documenti… L’area in questione, il Cabeza Prieta National Wildlife Refuge, copre più di 800.000 acri (=circa 3500 chilometri quadrati) di deserto lungo la frontiera Arizona-Messico: l’anno scorso, ben 32 resti umani sono stati trovati in quest’area che, anche per la scarsità di sorgenti d’acqua, risulta una delle più mortali per i migranti clandestini (non a caso, una delle strade “ufficiali”, in terra battuta e sabbia, che l’attraversa è detta Camino del Diablo, o Camino del Muerto). E’ bene tener presente che la quantità normale d’acqua consigliata dai medici per chi voglia traversare queste zone è tra i 5 e i 15 litri al giorno, a seconda delle situazioni: ma è praticamente impossibile, per chi deve viaggiare per giorni e spesso per settimane, portare con sé più di 7 litri. I contenitori d’acqua lasciati dai volontari lungo i sentieri sono quindi di vitale importanza e la loro distruzione condanna i migranti alla morte per sete, calore e disidratazione, esattamente come la requisizione di cibo, abiti e coperte li condanna alla morte per fame e per freddo. Nel bel mezzo di un’area protetta per fauna e flora…

Che dire di più, se non che questa marcia società ha in spregio totale la vita umana? Lo ripetiamo: il fascismo c'è già – chiamasi democrazia.

 

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