Francia: Mentre infuriava la rivolta...
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Nel mezzo della rivolta dei giovani proletari delle banlieues, che si trovavano a fronteggiare il fior fiore dell'apparato repressivo della “République Française”, un ingenuo e attempato manifestante reggeva un cartello con la scritta “Disarmare la polizia”.
Una richiesta metafisicamente assurda.
Lo Stato non è un ente preposto all'organizzazione del “bene collettivo”. È il “capitalista collettivo”, che esercita la dittatura della borghesia, anche garantendone il monopolio della violenza.
“Siamo tutti antifascisti!”... E allora?
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Uno degli slogan più ritmati nei cortei dei giovani che si affacciano alle prime manifestazioni di impegno sociale e politico recita “Siamo tutti antifascisti!”, senza altri attributi.
Per noi, vecchi combattenti per la preparazione rivoluzionaria della nostra classe, questo slogan ha un suono truffaldino.
Non possiamo dimenticare che l'antifascismo generico e democratico è stato uno degli strumenti con cui, durante gli ultimi concitati anni della seconda guerra mondiale, la socialdemocrazia e lo stalinismo hanno imprigionato la nostra classe nella nefasta unità interclassista del C.L.N., poi sfociata nella trappola della Costituente e della Repubblica Italiana – così come è servito in Spagna, nel 1936-1939, a strangolare ogni speranza di rivoluzione sociale.
Toccano uno, toccano tutti!
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Rispetto e solidarietà per Alfredo Cospito, che si sta battendo contro una delle più raffinate e atroci forme di repressione di cui si mostra capace lo Stato democratico della borghesia italiana.
La sua vicenda politico-giudiziaria è solo la punta dell'iceberg di quel che la dittatura della borghesia sta preparando, e ha sempre preparato, per affrontare e reprimere lo scontro sociale che la crisi economica genera lentamente ma inevitabilmente. Lo fa, alternando storicamente (come le si conviene!) le forme complementari del fascismo e della democrazia, che solo reazionari in malafede possono spacciare per “contrapposte”.
Repressione e provocazione: una storia infinita...
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Nella mattina di oggi, mercoledì 6 aprile, a seguito di alcune segnalazioni telefoniche anonime, le “forze dell'ordine” si sono “prontamente portate” (come si dice in gergo) sul luogo, la sede nazionale romana dell'USB, in cerca di “armi”. E, miracolo!, le hanno “prontamente” trovate, sotto forma di una pistola... depositata nella cassetta di scarico di un water. La cosa è talmente ridicola che la tentazione di buttarla sul ridere è molto forte; ma, venendo dopo altri fatti di repressione e provocazione, la cosa è seria, perché conferma che è sempre più in atto una vera campagna poliziesca contro i lavoratori e le lavoratrici, come abbiamo avuto modo di denunciare anche in un precedente comunicato (“Primavera di violenza e repressione”, disponibile sul nostro sito), relativo ad altri fatti recenti.
Guerre, disastri, devastazioni ambientali, carovita e altre delizie del dominio borghese
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NON BASTANO LE SFILATE! ORGANIZZARSI OVUNQUE PER UNA LUNGA E RADICALE LOTTA DI CLASSE CONTRO LO STATO DEL CAPITALE, LE SUE ISTITUZIONI E TUTTI I SUOI PARTITI!
Primavera di violenza e repressione
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Mentre l'insieme dei lavoratori non riesce ancora a reagire e a contrastare disoccupazione, precarietà, progressivo aumento del costo di abitazioni, beni energetici e di consumo, distruzione dell'ambiente, nocività e omicidi nei posti di lavoro (e i venti di guerra che spirano sempre più forti), la repressione si scatena contro le purtroppo sporadiche reazioni di lotta e organizzazione.
Nel giro di pochi giorni intorno al 23 marzo, nella sede di Genova del S.I. Cobas ha fatto irruzione un manipolo di energumeni; nel Piacentino, nel corso di un’azione sindacale, un lavoratore è stato accerchiato e malmenato dai gendarmi; e un paio di settimane prima, a Napoli, non meglio identificati individui hanno devastato una sede della peraltro ben poco combattiva CGIL e preso a sberle un funzionario della FIM.
Francia. Dopo le rivolte nelle banlieues, che fare?
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- Categoria principale: Il Programma Comunista (2023)
- Categoria: n. 04, settembre-ottobre 2023
Le vicende relative alle rivolte sprigionatesi nelle banlieues francesi tra fine giugno e inizi luglio scorsi, dopo l’assassinio a sangue freddo da parte degli sbirri di un giovane proletario nelle strade di Nanterre, sono abbastanza note perché si debba tornare a farne la cronaca: non basta infatti accumulare cifre, notizie dell'ultim'ora, nomi, ed episodi, per capire quanto andava succedendo.
Ci sembra che sia molto più utile, ai fini di una valutazione politica che serva al futuro, soffermarci su alcuni punti che a nostro parere sono significativi.
Primo maggio 2022. Contro le guerre del capitale, preparare il disfattismo rivoluzionario
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Nelle metropoli degli Stati più vecchi come in quelle degli Stati più giovani e nelle periferie di tutto il mondo capitalista, le condizioni economiche, di vita e di lavoro dei proletari salariati (e, in subordine, delle mezze classi in declino e delle masse proletarizzate) continuano a peggiorare: aumenti generalizzati dei beni energetici e di quelli di prima necessità (compreso il costo delle abitazioni), inflazione galoppante (figlia primogenita della “politica finanziaria” delle banche statali che continuano a versare e prestare denaro, senza che questo riesca comunque a generare capitale e plusvalore sufficienti a rialzare il saggio medio di profitto). Ovunque, la ristrutturazione delle imprese economiche (multinazionali, a proprietà individuale o familiare, cooperative, statali, nazionalizzate o di qualunque altra ragione sociale), indotta dalla irrefrenabile crisi di sovrapproduzione, genera sempre più disoccupati e lavoratori precari, insieme a un aumento sempre meno sostenibile dei ritmi di lavoro – causa prima e unica della vertiginosa moltiplicazione degli omicidi, delle lesioni traumatiche gravi e delle malattie, nei posti di lavoro. E a nulla valgono gli irrisori aumenti salariali dei rinnovi contrattuali, per di più legati alla cosiddetta produttività.
Nostri lutti
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Quest’anno maledetto ci ha strappato un altro splendido compagno: Franco Gelain, di Belluno, di 67 anni. Il 13 novembre, mentre camminava insieme alla sua compagna fra le amate montagne, o per un malore o per un passo falso (lui provetto montanaro!), Franco è scivolato per un lungo pendio morendo sul colpo. Siamo senza parole. Franco era la solidità, l'affidabilità, la serietà e la serenità in persona, qualità di cui abbiamo tutti così gran bisogno nel nostro difficile cammino. Non c'era incontro, non c'era riunione, che non fossero vivificati dal suo fare scherzoso e affabile, dai suoi interventi precisi, sintetici e pieni dello slancio del vero militante. Pur nell'assoluta solitudine politica del luogo in cui viveva e aveva lavorato fino a pochi mesi fa come giardiniere del Comune, Franco era sempre presente a manifestazioni, cortei, assemblee, portando la voce del partito, diffondendo volantini, vendendo il giornale, discutendo con passione e ironia. Le note che puntualmente ci mandava per la stampa, i rapporti che con regolarità ci inviava, restituivano il senso di questa sua militanza incrollabile e solare, fatta di lucido rigore e calda umanità, sempre pronta al sorriso. Ci mancherà immensamente. Una volta di più, ci stringiamo intorno al Partito e lavoriamo per esso nel suo ricordo.
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- In Ucraina come in tutto il mondo, di fronte alla guerra imperialista la parola d’ordine proletaria torni a essere: disfattismo rivoluzionario contro tutte le borghesie e i loro Stati !
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