A proposito di un'aggressione ai danni di un nostro simpatizzante e di una nostra compagna
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Ai margini della manifestazione bolognese di sabato 30/11, indetta dal S.I. Cobas per denunciare il crescendo di repressione giuridico-poliziesca nei confronti dei lavoratori impegnati nelle lotte sindacali e degli attivisti delle lotte sociali, si è verificata una vergognosa aggressione da parte di una dozzina di giovani gravitanti intorno al movimento « Non una di meno » ai danni di un nostro simpatizzante, indegna conclusione di mesi di campagna diffamatoria, con la quale si è trasformato un litigio in accuse di molestie e stolkeraggio, fino ad adombrare la « violenza carnale » ! Nel corso del fattaccio, è stata anche aggredita e malmenata una nostra compagna accorsa per difenderlo.
Primo Maggio 2023: Per combattere contro la guerra del capitale bisogna ricominciare a battersi contro la pace del capitale
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- Categoria: n. 02, aprile-maggio 2023
Nelle metropoli degli Stati di più vecchio capitalismo come in quelle degli Stati di più giovane capitalismo e nelle periferie di tutto il mondo capitalista, le condizioni economiche, di vita e di lavoro dei lavoratori salariati (e, in subordine, delle mezze classi in declino e delle masse proletarizzate) continuano a peggiorare, con gli aumenti generalizzati e costanti dei beni di prima necessità, compreso il costo delle abitazioni, del gas e dell'elettricità.
Ovunque, la ristrutturazione delle imprese economiche (multinazionali, a proprietà individuale o familiare, cooperative, statali, nazionalizzate o di qualunque altra “ragione sociale”), indotta dalla irrefrenabile crisi di sovrapproduzione, genera sempre più disoccupati e lavoratori precari, e costringe sempre più donne in casa, al lavoro sottopagato degli oneri familiari, insieme a un aumento sempre meno sostenibile dell'orario e del ritmo del lavoro – causa prima e unica della moltiplicazione degli omicidi, delle lesioni traumatiche gravi e delle malattie nei posti di lavoro.
Cile: “Un nemico potente e implacabile...”
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Da giorni, a Santiago e in altre località del Cile, proletari e masse proletarizzate sono scesi in strada e si sono scontrati con le “forze dell'ordine”: un'autentica sommossa – completa di assalti a supermercati – contro il continuo peggioramento delle condizioni di vita. Il potere borghese ha subito riconosciuto il proprio antagonista storico. Nel proclamare lo stato d'emergenza e il coprifuoco e nell'inviare 10mila militari a pattugliare le principali città, il presidente Piñera ha dichiarato infatti che “il Paese” sta vivendo “una guerra” contro “un nemico potente e implacabile che non rispetta nulla e nessuno” (vedi www.corriere.it).
Memphis, USA: Altri nodi vengono al pettine
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- Categoria: n. 02, aprile-maggio 2023
L'ennesimo brutale omicidio, ai primi di gennaio, del giovane afro-americano Tyre Nichols per mano della polizia USA, questa volta a Memphis (Tennessee), dimostra tragicamente quanto non abbiamo mai cessato di ribadire, anno dopo anno, decennio dopo decennio. Quella del razzismo non è una questione “di colore”, ma una questione di classe: com'è noto, i cinque assassini in divisa sono afro-americani come la loro vittima. Altri nodi vengono al pettine: la polizia, le “forze dell'ordine”, sono il braccio armato dello Stato, e lo Stato è il braccio armato del Capitale – questa è la vera catena di comando!
Il movimento dei “Gilet gialli” in Francia: Rivolta popolare e illusioni democratiche
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(traccia della relazione che verrà tenuta a Berlino nell’incontro pubblico del 3/2)
Le manifestazioni e i blocchi stradali dei “Gilet gialli”, nati apparentemente dal nulla a novembre dello scorso anno, continuano a caratterizzare ancora gli eventi nelle strade e nelle piazze delle principali città francesi. Scontri tra qualche militante e polizia, così come blocchi di strade, del centro delle città e di singole imprese da parte di centinaia di migliaia di manifestanti, hanno messo in difficoltà il governo francese e le sue “forze dell'ordine” e sono diventati un punto di riferimento per molti di coloro che si dichiarano di sinistra. Nel movimento stesso c'è un miscuglio di posizioni molto divergenti ed inoltre aumentano sempre di più le richieste di partecipazione democratica tramite referendum (RIC – référendum d’initiative citoyenne). Di che cosa si tratta, quindi, quando si parla di “Gilet gialli”?
Solidarietà con i lavoratori sotto processo
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Mentre dalla fogna della politica borghese continuano a levarsi miasmi puzzolenti e inquinanti, lo Stato (che del Capitale è servo fedele e braccio armato) non cessa di perseguitare i proletari che non intendono accettare passivamente il bestiale sfruttamento cui sono sottoposti nelle fabbriche, nei magazzini, nei laboratori, nei campi, in tutti i luoghi di lavoro... Negli ultimi anni, le lotte vigorose dei lavoratori della logistica, la punta più avanzata (e in larga maggioranza immigrata) di un movimento operaio diviso e disorientato dalle pratiche opportuniste di sindacati di regime e partiti di finta sinistra, sono state quotidianamente contrastate dall'opera congiunta di magistratura, “forze dell'ordine” e mezzi di disinformazione, che hanno fatto ricorso a tutte le pratiche più vomitevoli pur di calunniare, intimidire, reprimere. Si contano ormai a centinaia le cariche, gli arresti, i fogli di via, i processi e le condanne a pene detentive, nei confronti dei lavoratori.
Salvare il pianeta... Ma come?
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Il clima che cambia, il CO2 che cresce, la plastica onnipresente, i pesticidi ed erbicidi, l’inquinamento dell’aria e dell’acqua, la deforestazione e desertificazione di aree sempre più vaste, lo scioglimento dei ghiacciai, la cementificazione e mineralizzazione diffuse, le città intasate dal traffico, gli additivi e i veleni di ogni tipo in ciò che mangiamo… È giusto mobilitarsi, organizzarsi, scendere in piazza per contrastare la crescente distruzione dell’ambiente. Ed è giusto che i giovani, preoccupati per il domani, siano in prima linea. Ma metodi e obiettivi sono appropriati? E soprattutto: è davvero chiara, a chi si mobilita perché angosciato e soprattutto incazzato di fronte alle prospettive catastrofiche che ci vengono diffusamente presentate, l’origine di questa crescente distruzione?
Primo Maggio 2019: Respingere l'attacco del capitale! Organizzare la risposta proletaria!
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Ovunque nel mondo, le nostre condizioni di vita e di lavoro sono sotto attacco e avanzano a grandi passi la militarizzazione e il controllo statale delle nostre vite, con l'accompagnamento ideologico di nazionalismo, sciovinismo, ostilita? nei confronti dello “straniero”, sessismo: in altre parole, divisione all'interno della classe proletaria. Tutti i partiti borghesi – di destra come di “sinistra” – elaborano o hanno elaborato riforme del mercato del lavoro, come la Loi Travail in Francia, il Jobs Act in Italia, l'Agenda 2010 in Germania; oppure progettano ulteriori inasprimenti con l'unico obiettivo di rendere flessibili le condizioni di lavoro, aumentare la pressione sulla classe lavoratrice, comprimere i salari. In una parola, aumentare lo sfruttamento dei lavoratori salariati! Ma, in tutto il mondo, quei partiti sono poi concordi e uniti anche in un altro senso: nel potenziare sempre di piu? l'apparato repressivo con il consolidamento dello stato d'emergenza (per esempio, negli USA, in Francia, in Germania, in Turchia, ecc.), nel dotare l'apparato poliziesco e giuridico di sempre maggiori strumenti speciali di intervento, come l’arresto preventivo, l’uso del Taser, l’inasprimento delle leggi. La? dove la classe proletaria e? piu? combattiva, come ad esempio in Italia tra i lavoratori spesso extracomunitari ultra-sfruttati nel ramo della logistica, la? dove le condizioni di lavoro risultano ancor piu? miserabili – ecco che le lotte vengono contrastate dallo Stato con il ricorso alla violenza poliziesca e alla repressione giudiziaria. Anche diffuse proteste “popolari” come quella dei gilet gialli in Francia, nelle quali si manifesta un indistinto malumore nei confronti dei rapporti capitalistici e a cui hanno partecipato anche lavoratori salariati, servono allo Stato come campo d'esperimento per nuove misure repressive e di esercizio del potere.
Migranti: Lo schifo della politica borghese
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Sui corpi sofferenti dei migranti in fuga da miseria, guerre, disperazione, dilaga sempre più la fetida melma della politica borghese, miserabile espressione delle primarie esigenze di sopravvivenza di un modo di produzione in crisi strutturale. E’ una partita, quella che si gioca su quei corpi, che una volta di più porta alla luce l’“essenza” di quella politica: intrallazzi con questo o quel governo straniero o banda di avventurieri per assicurarsi teste di ponte economiche e strategiche (un esempio? i rapporti fra Italia e Libia, o fra Italia e Francia), dinamiche neanche troppo sotterranee di contrasti inter-imperialistici, con i migranti come insanguinata moneta di scambio (un esempio? i rapporti fra Germania e Turchia, tra USA e Messico), squallide manovre di bassa cucina tra fazioni borghesi in fibrillazione (campo in cui l’Italia vanta una lunga tradizione), braccio di ferro di questo o quel paese con l’“Europa”. E soprattutto, operazioni mediatico-ideologiche (“Prima gli italiani”, per non esser da meno ad “America First”), volte a mobilitare in senso anti-proletario, con il supporto della manovalanza mafiosa e fascista e un progressivo irrobustimento dello Stato-sbirro, ampi strati di piccola borghesia e aristocrazia operaia disilluse e incarognite: operazioni mirate ad arginare e controllare i sussulti di classe che potrebbero sprigionarsi sotto la pressione di una crisi che nessun governo borghese, di qualunque colore esso sia, è in grado di risolvere.