Guerra e lotta di classe (I) Miserie dell’odierno “marxismo occidentale”
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- Categoria: n. 04, settembre-ottobre 2023
Nell'articolo pubblicato sul numero scorso di questo giornale (“USA: La Signora è da buttare”), abbiamo esposto le ragioni che ci inducono ad auspicare il crollo dell'imperialismo americano, crollo di cui oggi si cominciano a intravedere le possibilità reali in conseguenza dell'andamento della guerra in Ucraina, dei notevoli mutamenti nel quadro internazionale, dell'evolvere della critica situazione interna agli Stati Uniti. L'auspicio, che trova fondamento nei nostri testi degli anni ’50 e nelle valutazioni della Sinistra Comunista sulle due guerre mondiali, diventa finalmente attuale, e con esso si ripropone la questione del complesso rapporto tra guerra e lotta di classe. Auspicare la sconfitta di uno dei contendenti in uno scontro tra concentramenti di potenza non significa per noi aderire in alcun modo alla crociata dei suoi avversari, ma intravedere le possibilità che le nuove condizioni prodotte da quella sconfitta riservano alla lotta di classe – lotta che resta al centro delle dinamiche capitalistiche e solo fattore in grado di demolire l'assetto della società presente e aprire la strada a quella futura.
Otto marzo duemilaventidue
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Compagne, sorelle proletarie!
Tre anni di emergenza sanitaria, innestata sulla crisi economica, non hanno fatto altro che peggiorare le vostre condizioni di lavoro. Siete state le prime, nonostante la disparità salariale a vostro sfavore, a essere licenziate, a subire ulteriori riduzioni salariali con la scusa del part time o dello smart work. E siete state le ultime a essere assunte. Chi è rimasta in azienda con contratti sempre più precari e precarizzanti sa come sono aumentati gli omicidi e i tentati omicidi sui posti di lavoro (quelli che i padroni e i loro servi chiamano “incidenti”), insieme alle pressioni e perfino ai ricatti e alle molestie sessuali, in nome di un preteso aumento della produttività.
I morti e gli ammalati gridano vendetta. Borghesia, tu sia maledetta
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Dal macello tedesco al ghetto di Mondragone, passando per un magazzino bolognese; dagli slums statunitensi alle favelas brasiliane; dai quartieri popolari di Tokio alle aree urbane d'Africa, India, Cina... Ovunque regni il Capitale, risulta evidente che, per quanto "biologicamente" un virus sia un fenomeno del tutto naturale, la patologia che ne deriva è una malattia figlia dell'organizzazione borghese del lavoro e della sua “razionalissima” vita sociale.
Quanto è accaduto nel macello tedesco e nel magazzino bolognese non è un esempio di "malvagia" o "stupida" o "arretrata" organizzazione del lavoro. E' l'esempio della macchina perfetta con cui la "fabbrica" organizza e utilizza la forza lavoro: ammassare nel più stretto spazio chi lavora, in condizioni sanitarie che garantiscono solo l'"igiene" dei prodotti... I palazzoni di Mondragone, tanto quanto quelli dove vivono gli operai del macello tedesco, sono l'esempio delle condizioni di sovraffollamento e promiscuità in cui le città del Capitale ammassano milioni di esseri umani.
Il lungo lavoro che ci attende
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- Categoria: n. 04, settembre-ottobre 2023
Per quello che ci dice, la sequenza di avvenimenti che ha caratterizzato la prima metà di questo 2023 va considerata e compresa nel suo insieme, senza isolare le singole componenti.
Dopo la grande fiammata della rivolta delle giovani proletarie e dei giovani proletari d’Iran nell’autunno del 2022, che ha mostrato quanto sia arduo per lo Stato – braccio armato della classe dominante – contenere la rabbia degli sfruttati, nei primi mesi di quest’anno un’ondata di agitazioni sindacali ha investito la Gran Bretagna, toccando molti settori del mondo del lavoro. Trascorso poco tempo, in Francia sono dilagate, per parecchie settimane, le partecipate mobilitazioni contro la riforma delle pensioni. Nel frattempo, forti agitazioni hanno percorso il mondo del lavoro tedesco. E per il momento possiamo fermarci qui.
In Ucraina come in tutto il mondo, di fronte alla guerra imperialista la parola d’ordine proletaria torni a essere: disfattismo rivoluzionario contro tutte le borghesie e i loro Stati !
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La guerra è l‘habitat naturale del capitalismo: imperialismo significa, infatti, accresciuta competizione internazionale, acuite guerre commerciali, esportazione di capitali che entrano inevitabilmente in conflitto gli uni con gli altri, controllo delle sorgenti di materie prime e delle loro vie di trasporto e dunque tentativo di escluderne i concorrenti, fino all'esplodere incontrollato di conflitti prima locali e poi, in prospettiva e in presenza di condizioni materiali favorevoli e necessarie, mondiali.
Due pesi e due misure: come sempre
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Il 9 ottobre (due giorni prima dello sciopero generale indetto dal sindacalismo di base), durante una partecipata manifestazione contro il green pass sui luoghi di lavoro, un manipolo fascista di elementi appartenenti alla bassa manovalanza addetta agli affari sporchi dell'italica democrazia blindata assalta la sede romana della CGIL, mentre le “forze dell'ordine” fanno finta di reagire.
L’11 ottobre (durante il suddetto sciopero generale del sindacalismo di base), a Prato una squadraccia di crumiri aggredisce a tradimento un presidio di lavoratori che si battono contro il lavoro nero e mal pagato, nell’indifferenza delle “forze dell’ordine”.
Peschiera Borromeo, frazione italiana di Minneapolis ?
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Nella notte fra il 10 e l'11 giugno, davanti ai cancelli della FedEx-TNT di Peschiera Borromeo (Milano), si è consumato l'ennesimo violento pestaggio poliziesco ai danni dei lavoratori dell'azienda, degli operatori sindacali del S.I. Cobas e di una ventina di « solidali » accorsi a sostenere una vertenza che si trascina ormai da due mesi, con l'assurdo licenziamento di ottanta lavoratori. Nell'esprimere la più totale vicinanza e solidarietà ai cinque lavoratori finiti all'ospedale, non possiamo fare altro che constatare e ribadire per l'ennesima volta a che cosa servono le « forze dell'ordine » : applicare le leggi dello Stato, che difendono i sacri principi dello sfruttamento del lavoro e della proprietà privata borghese.
Venti di guerra soffiano nell'intero medio oriente (comunicato)
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Dalla Libia all'Iran, passando attraverso la Siria e l'Irak, i venti di guerra soffiano con violenza sempre maggiore. Di fronte a quest'accelerazione dei contrasti inter-imperialistici, con sempre più forte insistenza noi comunisti dobbiamo riproporre l'unica posizione che permetta al proletariato internazionale di evitare d'essere trascinato ancora una volta in una guerra imperialista, come purtroppo avvenne ieri, con il tremendo massacro della Seconda guerra mondiale e il sanguinoso dopoguerra che lo seguì e in cui siamo tutt'oggi immersi.
Combattere la ferocia dell’imperialismo
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- Categoria: n. 05-06, novembre-dicembre 2023
La ferocia con cui, fin dal 1948, lo Stato d'Israele svolge il ruolo affidatogli (non senza contrasti fra loro) dalle potenze vincitrici nel secondo macello mondiale – quello di gendarme armato a difesa di un'area gonfia di petrolio, serbatoio di manodopera a buon mercato, gravida di tensioni sociali attuali e potenziali – si riassume all'ennesima potenza in quanto sta succedendo in questi giorni e settimane nella Striscia di Gaza e dintorni.
Ogni guerra è preceduta, accompagnata e seguita da un’intensa, soffocante mobilitazione ideologica. Ma non c'è discorso religioso, nazionale, etnico, culturale, che tenga. Non si tirino in ballo, con stupida e complice ignoranza, l'antisemitismo, l’islamofobia e altre disquisizioni care all’ideologia accademica. Non si piagnucoli pretescamente sulla vittoria del Male sul Bene. Non si beli in nome di un pacifismo destinato a trasformarsi presto in appoggio alla mobilitazione per difendere “la patria in pericolo”. Non ci si riempia la bocca delle solite ipocrite tiritere sull’Umanità, sulla Democrazia, sul Diritto violato e calpestato, sulle mille “risoluzioni dell’ONU” disattese, sull’Occidente minacciato. Non si ripieghi frettolosamente sulle analisi della geo-politica all'ultima moda, che pretende di dire tutto e in realtà non dice nulla. Qui la spiegazione è una sola: questo è il capitalismo, la sua ferocia sta tutta dentro la sua fase imperialista e dentro la crisi strutturale entro cui si dibatte da decenni nel vano tentativo di uscirne.
- A proposito di un'aggressione ai danni di un nostro simpatizzante e di una nostra compagna
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