DISTINGUE IL NOSTRO PARTITO: La linea da Marx a Lenin alla fondazione dell’Internazionale comunista e del Partito Comunista d’Italia; alla lotta della sinistra comunista contro la degenerazione dell’Internazionale; contro la teoria del socialismo in un Paese solo e la controrivoluzione stalinista; al rifiuto dei fronti popolari e dei blocchi partigiani e nazionali; la dura opera del restauro della dottrina e dell’organo rivoluzionario a contatto con la classe operaia, fuori dal politicantismo personale ed elettoralesco.

 

(«Il Soviet», n. il del 2-3-1919)

 

Continua con questo articolo la grande campagna del «Soviet» contro l'elezionismo. Viene svolta un'ampia analisi delle caratteristiche pratiche dell'azione parlamentare, rivolta a quei proletari ingenui che credono possibile che la borghesia abdichi il suo potere dinanzi ad una pronunzia di schede. La parte conclusiva di questo articolo dimostra anzitutto che il programma del Partito di Genova 1892 deve essere modificato e conclude con la necessità di convocare il Congresso nazionale, il quale dovrà dichiarare incompatibili col Partito tutti coloro che ammettono la difesa della patria in guerra e la possibilità socialdemocratica di pervenire al potere socialista.

 

 

Abbiamo prospettato in due numeri precedenti le ragioni teoriche, per cui crediamo che sarebbe dannosissimo per il Partito socialista italiano, avente di mira la presa di possesso del potere da parte del proletariato, la partecipazione alla futura campagna elettorale.

Vogliamo ora aggiungere, per non essere, al solito, accusati di non restare sul terreno della realtà, quali sono per noi le ragioni pratiche dell'astensione in una situazione, come l'attuale, che permette ben altre forme di azione per il raggiungimento delle finalità socialiste.

Noi siamo convinti che il sistema rappresentativo elettorale é un congegno escogitato per codificare il dominio sociale di una classe, la borghesia capitalistica, e per funzionare nell'interesse esclusivo di essa.

Esso agisce inevitabilmente in modo da assicurare la maggioranza dei mandati alla classe detentrice della ricchezza, anche quando sia munito di tutte le cosiddette garanzie democratiche di universalità, proporzionalità, segretezza, libertà di suffragio. Infatti, poiché il mandato parlamentare abilità chi ne é investito a risolvere non una sola questione attuale e universalmente sentita, e perciò suscettibile d'esser decisa anche da un analfabeta, come avviene nel referendum, ma tutte le questioni politiche, economiche, culturali, che possono passare in un certo numero d'anni attraverso lo schermo della complicata vita sociale d'oggi, il deputato deve avere ed ha ordinariamente una cultura superiore a quella che le condizioni economico-sociali rendono possibile al proletariato di acquistare. Ed ecco un primo privilegio di classe. Il sistema parlamentare rappresentativo mette il potere politico nelle mani di una élite intellettuale, che fa parte integrante della classe borghese, ne condivide e quindi ne propugna gli interessi.

Si dirà che anche un proletario può formarsi la cultura necessaria a rivestire il mandato parlamentare. Ed é vero, ed é avvenuto in più casi, perché l'intelligenza e la volontà di sapere non sono doti naturali dei ricchi, e possono talora superare le enormi difficoltà che l'assetto economico d'oggi frappone all'elevamento spirituale dei poveri. Ma i casi eccezionali non spostano il processo generale, per cui la classe abbiente é in grado di acquistare la cultura superiore, e la classe proletaria no. Il proletario deve utilizzare al più presto possibile la sua forza di lavoro per vivere; il figlio del signore può tranquillamente passare quindici anni a scuola che al mantenimento, l'alloggio, gli abiti, i libri, le tasse, i minuti piaceri provvede il portafoglio di papà. Sicché, mentre in teoria chiunque può diventare rappresentante del popolo al Parlamento, in realtà, per necessità di cose, al Parlamento vanno quasi soltanto avvocati, professori, giornalisti professionisti, tutta gente che ha studiato, perché le rispettive famiglie avevano i mezzi per farla studiare. Quindi nel sistema parlamentare l'esercizio del potere politico è riservato, già per il solo fatto della cultura, esclusivamente alla classe agiata.

Altre condizioni concorrono ad assicurare alla borghesia il monopolio parlamentare. Anzitutto, la pressione economica direttamente esercitata sugli elettori. Quando il cittadino elettore si trova dinanzi alla possibilità di avere un prestito, o una dilazione di pagamento, o un contratto di favore, o di evitare un licenziamento rovinoso o un altro danno economico qualsiasi se dà il suo voto e il suo appoggio elettorale ad un dato candidato, é molto difficile che glielo neghi anche se non ne condivide o non ne conosce neppure i principi politici. E tutte quelle cose possono darle soltanto i candidati della borghesia ricca. Non é raro neppure il caso che questi comprino addirittura voti anche con denaro contante. E, indipendentemente da ciò, i candidati delle classi ricche hanno a loro disposizione mezzi di propaganda elettorale (opere di beneficienza, largizioni, ospitalità signorile ai capigruppo, viaggi, banchetti, manifesti, ecc.), e quindi probabilità di riuscita, che ai candidati proletari, o rappresentanti del proletariato, ch'è povero, mancano.

Aggiungete l'enorme influenza che sulle elezioni esercita la stampa. I giornali, spesso principale elemento di cultura per gran parte della popolazione, l'unico quasi del proletariato, formano le correnti d'opinione, prestano ai loro candidati idee e qualità che non hanno, deformano i programmi avversari o li tacciono, calunniano, insinuano, traviano verso il loro scopo, cioè verso la vittoria dei loro candidati, le menti incolte, vale a dire la gran maggioranza del proletariato che legge, o ascolta ciò che altri ha letto.

E siccome oggi i giornali, specialmente i grandi giornali, sarebbero passivi, se non fossero sovvenuti dai ricchi, così essi nelle elezioni diventano i più efficaci strumenti di vittoria per coloro che li pagano, capitalisti, signori, gruppi bancari, gruppi industriali, fornitori, grandi proprietari, ecc... Anche Per questa via si afferma il privilegio della ricchezza nel sistema elettorale.

Dove non v'è eguaglianza economica, non può essere eguaglianza civile e politica; finché vi sarà un proletariato economicamente dipendente dalla classe capitalista, questa sarà la padrona anche politicamente.

E fin qui abbiamo supposto che la borghesia dominante osservi lealmente le leggi elettorali che essa stessa ha confezionato. Ma tutti sanno che questa lealtà esiste solo quando in una data località o in una data situazione non appaia alcun pericolo per la classe dominante. Appena il pericolo appare addio scrupoli democratici! Ogni artifizio possibile a chi ha in mano il denaro e il potere vien messo in opera per falsificare la volontà del corpo elettorale, se questo accenna a dare il benservito alle cricche dominanti.

Queste usano il potere politico, attualmente da loro posseduto, per coartare in ogni modo la volontà delle masse. Le liste elettorali sono manipolate da autorità statali e comunali espressa dalla classe dominante; si radiano con ogni cavillo i presunti avversari, si iscrivono i propri adepti anche se non hanno i requisiti; si fanno votare… per delegazione gli assenti, i morti; si minacciano e si bastonano coi mazzieri, protetti dalle autorità, gli avversari; si intentano processi fantastici che poi si lasceranno cadere a elezioni finite, ma intanto avranno servito a sottrarre alla circolazione i... pericolosi; si danno le licenze di porto d'arme, gli spacci di privativa, gl'impieghi, ai delinquenti del proprio partito e si negano ai galantuomini dell'altro; e chi più ne ha più ne metta.

E non basta ancora. Oltre a questi mezzi di bassa polizia elettorale, di competenza per lo più delle autorità locali, vi sono i grandi mezzi messi in azione dal Governo. Questo fissa a sua volontà la data delle elezioni; non le indice quando lo stato generale dagli spiriti non gli sembra favorevole alla classe da cui i suoi membri derivano, ed alla quale essi son legati da mille vincoli ideali e materiali; le indice non appena una qualche nuova circostanza ha modificato in senso favorevole l'opinione pubblica; non le fa finché dura la guerra; le fa, come in Inghilterra, quando i soldati che hanno sofferto i mali della guerra non sono rientrati in casa e debbono perciò votare sotto la sorveglianza degli ufficiali; o, come in Germania, quando i soldati anelano alla pace e il votare per il Governo sembra assicurare la Pace; in una parola, sceglie il momento opportuno, ciò che dà già una grande probabilità di vittoria al Governo, cioè, come oggi stanno le cose, alle classi ricche, che sole detengono il potere.

Le elezioni, finché la borghesia avrà in mano la ricchezza e il potere, non potranno mai far altro che confermare questo privilegio. Perché esse esprimessero realmente la volontà dei più, cioè dei proletari, occorrerebbe che questi già avessero in mano la ricchezza e il potere: che avessero, in una parola, espropriato la borghesia e si fossero impadroniti del governo.

Con ciò non vogliamo negare che sia possibile al proletariato, anche in regime borghese, di vincere qualche parziale battaglia elettorale; ma i successi parziali e locali, spesso pagati a prezzo di transazioni più o meno clandestine con questo o quell'elemento borghese, vale a dire con la rinuncia anticipata al frutto della vittoria, non distruggono la perpetrazione del dominio capitalista nello Stato. In Russia e in Germania all'indomani del fallimento disastroso della politica borghese, cioè dopo la sconfitta e la rivoluzione, le elezioni ridiedero la maggioranza ai borghesi. In Russia il proletariato si avvide a tempo dell'errore, e mandò a spasso elezioni ed eletti; in Germania si é lasciato illudere ancora una volta dai fumi democratici dell'elezionismo, e vede quindi inesorabilmente rinsaldarsi il dominio di classe della borghesia.

Per tutto ciò noi crediamo che oramai i partiti socialisti che, come il nostro, sono sulla direttiva della lotta di classe intransigente rivoluzionaria massimalista, debbano cessare di valorizzare con la loro partecipazione la insidia borghese delle eiezioni e del parlamentarismo. Così hanno fatto i bolscevichi in Russia e gli spartachiani in Germania; così dovremo fare noi.

Certo, il programma del Partito considera anche la conquista dei potere mediante la partecipazione alle elezioni. Ma questo programma é del 1892, quando ancora si poteva credere che il predominio elettorale della borghesia derivasse, non da difetto ingenito nel sistema, ma dalle deficienze del diritto elettorale vigente. Sono venute poi, in Italia e più altrove, tutte le riforme elettorali invocate dalla democrazia; suffragio universale, voto alle donne, rappresentanza proporzionale, ecc. Ma il risultato finale non é mutato. In Italia come in Inghilterra, nella Russia di Kerensky, in Germania, in Baviera, in Austria, le elezioni sono sistematicamente riuscite favorevoli alla borghesia, perché il sistema elettorale in sé non può dare diverso risultato.

Istruttivo é soprattutto il caso dei paesi come la Russia, la Germania l'Austria, dove pure le elezioni si fecero in periodo rivoluzionario, quando il potere politico della borghesia era già stato fortemente scosso. E tuttavia la superiorità economica diede ancora una volta la prevalenza elettorale ai partiti borghesi o borghesoidi. Crediamo che l'esperimento sia ormai sufficiente per persuadere il proletariato, che non mediante la scheda esso conseguirà la propria emancipazione.

Insistiamo perciò sulla necessità di convocare al più presto possibile il Congresso nazionale. L'ultimo Congresso, nonostante la schiacciante vittoria estremista, ha lasciato troppi equivoci e, per varie circostanze, non ha tracciato un preciso programma d'azione. Occorre risolvere una buona volta e in maniera netta, senza cavillosi rigiri, tutte le gravi questioni che la vita accelerata degli ultimi anni propone all'azione socialista: la questione della adesione al concetto di patria e della cosiddetta guerra difensiva, quella della legittimità teorica e della possibilità attuale della conquista rivoluzionaria del potere, quella della dittatura proletaria, quella delle elezioni.

È tempo che cessi la vergogna e il danno derivanti dall'atteggiamento di uomini, che dicono di rappresentare il Partito, e intanto fanno azione diretta a sabotare quella che é la certa e chiarissima volontà della grande maggioranza del Partito.

 

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