DISTINGUE IL NOSTRO PARTITO: La linea da Marx a Lenin alla fondazione dell’Internazionale comunista e del Partito Comunista d’Italia; alla lotta della sinistra comunista contro la degenerazione dell’Internazionale; contro la teoria del socialismo in un Paese solo e la controrivoluzione stalinista; al rifiuto dei fronti popolari e dei blocchi partigiani e nazionali; la dura opera del restauro della dottrina e dell’organo rivoluzionario a contatto con la classe operaia, fuori dal politicantismo personale ed elettoralesco.

10. La tattica del fronte unico

[…] La parola d’ordine del terzo congresso “verso le masse” è ora più che mai appropriata. In un gran numero di paesi la lotta per la formazione del fronte unico proletario sta cominciando solo ora. Ora soltanto si stanno cominciando a superare le difficoltà della tattica del fronte unico. Il migliore esempio è la Francia, dove lo svolgersi degli avvenimenti ha convinto anche quelli che fino a poco tempo fa erano ostili per principio a questa tattica della necessità di servirsene. Il Comintern esige che tutti i partiti e i gruppi comunisti applichino rigorosamente la tattica del fronte unico poiché nel periodo attuale solo essa può offrire ai comunisti una via sicura per conquistare la maggioranza dei lavoratori.

I riformisti vogliono la scissione. I comunisti hanno interesse a unire tutte le forze della classe operaia contro il capitalismo.

La tattica del fronte unico significa che l’avanguardia comunista deve assumere la direzione delle lotte quotidiane delle larghe masse lavoratrici per i loro più vitali interessi. In queste lotte i comunisti sono pronti persino a trattare accordi con i dirigenti traditori della socialdemocrazia e dei sindacati di Amsterdam.

I tentativi della seconda Internazionale di presentare il fronte unico come la fusione organizzativa di tutti “i partiti operai” devono essere, ovviamente, respinti nel modo più deciso. […] La tattica del fronte unico non consiste neppure nelle cosiddette “alleanze elettorali” di vertice che si propongono qualche scopo parlamentare d’altro genere. La tattica del fronte unico è l’offerta di una lotta congiunta dei comunisti con tutti i lavoratori appartenenti ad altri partiti e gruppi, e con i lavoratori senza partito, in difesa degli interessi fondamentali della classe operaia contro la borghesia. Ogni lotta per la più piccola esigenza di vita rappresenta una sorgente di educazione rivoluzionaria, perché le esperienze della lotta convinceranno i lavoratori dell’inevitabilità della rivoluzione e dell’importanza del comunismo[Quest’ultima frase è omessa nel testo di Degras, NdR].

Nel mettere in atto la politica del fronte unico è soprattutto importante ottenere dei risultati non solo di agitazione, ma anche di organizzazione. Non bisogna trascurare alcuna possibilità di costituire dei punti di appoggio organizzativi in seno alle stesse masse lavoratrici (consigli di fabbrica, commissioni di sorveglianza composte di lavoratori appartenenti a tutti i partiti e di lavoratori senza partito, comitati di azione, ecc.).

La cosa più importante nella tattica del fronte unico è e rimane che vengano chiamate a raccolta per i fini dell’agitazione e dell’organizzazione le masse operaie. Il vero successo della tattica del fronte unico nasce e si sviluppa “dal basso”, dalla profondità delle stesse masse operaie. Tuttavia i comunisti non debbono rifiutarsi in certe circostanze di trattare con i capi dei partiti operai avversari, ma le masse devono essere tenute pienamente e costantemente informate del corso di tali negoziati. Inoltre durante queste trattative la libertà per i partiti comunisti di svolgere agitazione non deve essere limitata in alcun modo. […]

 

11. Il governo operaio

[…] A tale coalizione borghese socialdemocratica, palese o mascherata, i comunisti oppongono il fronte unico di tutti i lavoratori e una coalizione di tutti i partiti operai sul piano economico e politico per la lotta contro il potere borghese e per il suo definitivo rovesciamento. Nella lotta unitaria di tutti i lavoratori contro la borghesia l’intero apparato statale deve passare sotto il controllo del governo operaio, risultando così rafforzate le posizioni di potere della classe operaia.

Gli obiettivi prioritari del governo operaio devono essere quelli di armare il proletariato, di disarmare la borghesia e le organizzazioni controrivoluzionarie, d’introdurre il controllo della produzione, di trasferire la parte maggiore del carico fiscale sui ricchi e di spezzare la resistenza della borghesia controrivoluzionaria.

Un governo operaio di tal genere è possibile soltanto se trae origine dalla lotta della masse e se è sostenuto da formazioni operaie capaci di combattere, formazioni costituite dai settori maggiormente oppressi delle masse lavoratrici. Anche un governo operaio che si costituisca per una svolta degli avvenimenti in parlamento, ed abbia quindi un’origine puramente parlamentare, può fornire l’occasione di rafforzare il movimento operaio rivoluzionario. […]

In certe circostanze i comunisti devono dichiararsi disponibili a formare un governo operaio con le organizzazioni e i partiti operai non comunisti. Ma devono agire in tal modo solo dietro garanzie che il governo operaio condurrà effettivamente una lotta contro la borghesia nel senso descritto in precedenza. Le condizioni alle quali i comunisti parteciperanno a un governo del genere sono:

1. I comunisti possono prendere parte a un governo operaio solo con il consenso del Comintern.

2. I componenti comunisti di un tal governo restano sotto il più stretto controllo del partito.

3. I comunisti scelti per far parte del governo operaio debbono essere coloro che hanno il più stretto contatto con le organizzazioni rivoluzionarie delle masse.

4. Il Partito comunista conserva senza alcuna limitazione la propria identità e la completa indipendenza di agitazione.

[…] I comunisti sono pronti ad agire insieme a quei lavoratori che non hanno ancora riconosciuto la necessità della dittatura proletaria. […] Sono quindi disponibili, a certe condizioni e con certe garanzie, ad appoggiare un governo operaio che non sia comunista e perfino un governo operaio puramente apparente, naturalmente solo se e in quanto rappresenti gli interessi degli operai.

I comunisti dichiarano però altrettanto apertamente alla classe operaia che senza la lotta rivoluzionaria contro la borghesia è impossibile né conquistare, né conservare un vero governo operaio. Come vero governo operaio, si deve intendere solo un governo che sia deciso a condurre una seria lotta contro la borghesia almeno per la soddisfazione delle più importanti esigenze di vita degli operai [le ultime sei righe sono omesse nel citato testo di Degras, NdR].

 

INTERNATIONAL COMMUNIST PARTY PRESS
We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.