Per Marx come per Lenin, il proletariato lotta a fianco della borghesia contro i regimi feudali e precapitalistici quando ancora essi esistono. Il comunismo scientifico non è una utopia, è al contrario il risultato necessario dello sviluppo del modo capitalistico di produzione. Il capitalismo crea le condizioni oggettive (grande industria, lavoro associato, applicazione della scienza alla natura) e soggettive (il proletariato moderno) che rendono non solo possibile ma necessaria la rivoluzione comunista. Il modo capitalistico di produzione rappresenta dunque per il marxismo la premessa dialettica del socialismo. Per questo motivo, ripetiamo, il proletariato nella concezione marxista lotta a fianco della borghesia rivoluzionaria contro i regimi feudali e precapitalistici.

Tuttavia, l'alleanza del proletariato con la borghesia non è eterna. Inoltre, questa alleanza è possibile, come ogni alleanza, soltanto se si verificano determinate condizioni storiche, condizioni che presuppongono, a loro volta, un determinato equilibrio nei rapporti di forza fra le classi.
In primo luogo, per Marx come per Lenin, il proletariato si allea con la borghesia RIVOLUZIONARIA. Questo significa che, quando la funzione RIVOLUZIONARIA della borghesia viene meno, quando il feudalesimo è ormai definitivamente distrutto e il modo capitalistico di produzione si è imposto come MODO DI PRODUZIONE DOMINANTE, anche l'alleanza fra il proletariato e la borghesia non ha più nessuna ragione storica di esistenza. Allora, questa alleanza, da RIVOLUZIONARIA, si muta in REAZIONARIA, da alleanza negli interessi del proletariato e della rivoluzione comunista si muta in alleanza nell'interesse ESCLUSIVO della borghesia e della sopravvivenza del capitalismo.
Questo processo storico viene non solo previsto teoricamente, ma anche constatato ed analizzato minuziosamente dai classici del marxismo, da Marx, da Engels, da Lenin. Per Marx ed Engels, dal 1848 al 1870 il proletariato è alleato con la borghesia rivoluzionaria. In questo periodo storico, per Marx ed Engels, si pone in Europa (con la sola eccezione dell'Inghilterra) il problema della distruzione del feudalesimo e della rivoluzione borghese. Nel 1870, il marxismo denuncia la rottura dell'alleanza fra proletariato e borghesia e la fine della funzione rivoluzionarla della borghesia europea. Di fronte alla Comune di Parigi, risultato della guerra franco-prussiana, Marx constata che ormai «TUTTI GLI ESERCITI NAZIONALI SONO CONFEDERATI CONTRO IL PROLETARIATO».
Dopo il 1870, è INTERESSE ESCLUSIVO della borghesia cercare di perpetuare la sua alleanza con il proletariato. Questa alleanza, infatti, è ormai un illusione, una vuota parola. Essa rappresenta, in realtà, LA SOTTOMISSIONE DEL PROLETARIATO ALLA BORGHESIA. Il riformismo, l'opportunismo, dopo il 1870, assolvono proprio a questa funzione: PERPETUARE L'ILLUSORIA ALLEANZA DEL PROLETARIATO CON LA BORGHESIA, SOTTOMETTERE IL PROLETARIATO ALLA BORGHESIA. Nel 1914 l'opportunismo dimostra che questa è la sua vera funzione. Di fronte alla prima guerra mondiale, di fronte ad una guerra imperialista, di fronte ad una guerra generata UNICAMENTE dal capitalismo e non dalla lotta della borghesia contro il feudalesimo, l’opportunismo socialdemocratico proclama L'UNIONE SACRA, cioè L'UNIONE del proletariato di ogni paese belligerante con la sua propria borghesia. La prima guerra imperialistica dimostra irrevocabilmente, con il massacro del proletariato, che in Europa, dopo il 1870 L'UNIONE fra proletariato e borghesia rappresenta ormai soltanto LA SCHIAVITU’ del proletariato e IL DOMINIO incontrastato della borghesia.
Lenin, il bolscevismo, la rivoluzione d'Ottobre, l'Internazionale Comunista, dal 1917 al 1926, rappresentano la reazione storica del proletariato alla degenerazione della Seconda Internazionale, la denuncia implacabile del tradimento dell'opportunismo socialdemocratico, la restaurazione della teoria di Marx e di Engels sulla rivoluzione borghese e sulla rivoluzione proletaria.
Nelle sue Tesi, l'Internazionale Comunista ristabilisce le posizioni di Marx e di Engels secondo le quali in Europa e negli Stati Uniti, dal 1870, il proletariato rompe ogni alleanza con la borghesia e combatte ormai da solo per la SOLA rivoluzione comunista. Nelle sue Tesi Nazionali e Coloniali, l'Internazionale Comunista ristabilisce le posizioni di Marx e di Engels sulle condizioni e sui limiti dell'alleanza fra proletariato e borghesia nelle aree geografiche in cui la rivoluzione borghese non è ancora avvenuta. Il LIMITE INSUPERABILE di questa alleanza è costituito, già lo abbiamo visto, dalla funzione RIVOLUZIONARIA della borghesia. Le CONDIZIONI che sole rendono possibile tale alleanza sono l'autonomia teorica e organizzativa del partito proletario nei confronti dei partiti rivoluzionari borghesi e piccolo-borghesi nel corso della rivoluzione, e il legame fra il proletariato delle aree precapitalistiche e delle metropoli imperialiste, legame che si realizza appunto nel Partito Mondiale del proletariato, nell'Internazionale Comunista. In questo modo, la lotta che gli operai delle colonie e delle zone arretrate conducono contro le signorie locali e contro l'imperialismo, e la lotta degli operai delle metropoli imperialiste contro la propria borghesia, non sono separate da nessun compartimento stagno ma vengono fuse al contrario in un'unica lotta internazionale per la rivoluzione comunista. In altre parole, i due settori nei quali combatte il proletariato internazionale, il settore delle aree arretrate precapitalistiche e il settore delle metropoli imperialiste, sono due schieramenti di UN SOLO ESERCITO, L'ESERCITO DEL PROLETARIATO MONDIALE, che si trova di fronte UN SOLO NEMICO, IL CAPITALISMO INTERNAZIONALE: questa guerra, nelle Tesi dell'Internazionale comunista, ha UNA SOLA ALTERNATIVA: DITTATURA DELLA BORGHESIA, O DITTATURA DEL PROLETARIATO, RIVOLUZIONE COMUNISTA MONDIALE, O DOMINIO DEL CAPITALISMO IN TUTTI I PAESI DELLA TERRA.
Su questa solida base e in questa chiarissima prospettiva, le Tesi Nazionali e Coloniali dell'Internazionale Comunista prevedono la possibilità per il proletariato dei paesi precapitalistici e arretrati di passare, dalla lotta a fianco della borghesia e della piccola borghesia contro il feudalesimo, alla lotta contro gli alleati borghesi e piccolo-borghesi e alla instaurazione della dittatura del proletariato. Questa possibilità, ripetiamo, si fonda sulla solida base dell'esistenza del partito comunista e della sua ferrea autonomia nei confronti delle classi borghesi e piccolo-borghesi, e si iscrive nella prospettiva della rivoluzione comunista internazionale.
Dal 1926 ad oggi, in misura veramente «progressiva», lo stalinismo prima e il krusciovismo dopo hanno spezzato la prospettiva del bolscevismo, di Lenin, della Rivoluzione d'Ottobre. La prospettiva della rivoluzione comunista internazionale è stata sostituita dalla prospettiva della «costruzione del socialismo in un paese solo». L'alleanza fra proletariato e borghesia, denunciata da Marx e da Engels nel 1870, buttata sul viso dei socialdemocratici da Lenin nel 1914 come la prova del loro tradimento, è stata ricostituita IN EUROPA dallo stalinismo e dal krusciovismo prima nei fronti popolari, poi nei C.L.N. e nei governi di unione nazionale, oggi nelle «vie nazionali e parlamentari al socialismo» aperte a tutti i partiti «progressivi», dai socialdemocratici ai cattolici. Infine, la lotta del proletariato nelle aree precapitalistiche e arretrate, nelle colonie, è stata ABBANDONATA E SUBORDINATA alla BORGHESIA NAZIONALE.
Il risultato di tutti questi tradimenti é lì, proletari, sotto i vostri occhi. La «costruzione del socialismo in un paese solo» é divenuta, come i marxisti avevano previsto dal 1926, COSTRUZIONE DEL CAPITALISMO. L’alleanza del proletariato con la borghesia in Europa realizzata attraverso i Fronti popolari, i C.L.N., i governi di unione nazionale, «le vie nazionali e parlamentari al socialismo», si è risolta nella violenta SOTTOMISSIONE DEL PROLETARIATO ALLA BORGHESIA. Infine, l'abbandono del proletariato alla direzione borghese nelle rivoluzioni anti-coloniali ha fatto sì che queste rivoluzioni si concludessero CON LA VITTORIA DELLA BORGHESIA, CON LA DITTATURA DELLA BORGHESIA. Il risultato di più di trent'anni di tradimenti da parte dello stalinismo e del krusciovismo è questo: IL DOMINIO INCONTRASTATO DEL CAPITALISMO IN TUTTI I PAESI DELLA TERRA.
Di fronte alla sconfitta disastrosa alla quale hanno condotto il proletariato internazionale, gli stalinisti e i kruscioviani ricorrono all'unica àncora di salvezza che sia loro rimasta, all'illusorio mezzo di salvezza fatto proprio da tutti i controrivoluzionari della storia: LA MENZOGNA SPUDORATA, SISTEMATICA, COSCIENTE. Il proletariato è sconfitto, schiavizzato, schiacciato da uno sfruttamento bestiale in tutti i paesi della terra? Ebbene, gli stalinisti e i kruscioviani raccontano al proletariato che mai come oggi il socialismo avanza, nella pace, nel benessere, nella democrazia. Se il proletariato è stato sconfitto, coloro che lo hanno tradito INVENTANO PER SALVARE SE STESSI UNA VITTORIA INESISTENTE.
In questa vergognosa finzione, l'unica funzione che sia loro rimasta, gli stalinisti e i kruscioviani hanno dalla loro parte la forza, l'appoggio, il denaro della borghesia internazionale. Ma essi hanno contro di sé IL PASSATO RIVOLUZIONARIO DEL PROLETARIATO al quale sono costretti a richiamarsi a parole e che devono nello stesso tempo calpestare coi fatti; ma essi devono fare i conti CON L'ATTUALE SITUAZIONE CONTRORIVOLUZIONARIA nella quale il proletariato è schiacciato in tutti i paesi della terra, situazione di cui essi sono una delle più solide colonne; ma infine si erge minacciosamente contro di loro IL PROLETARIATO RIVOLUZIONARIO DEL FUTURO. Gli stalinisti e kruscioviani si trovano dunque in contraddizione con il loro passato, e mentre il presente li terrorizza, il futuro li distruggerà.
Il terrore degli stalinisti e dei kruscioviani di fronte al presente e al futuro emerge in modo addirittura brutale dalla reazione - per esempio - nei confronti delle manifestazioni di disoccupati avvenute ad Orano il 7 Gennaio. L'Unità del 9 Gennaio si scaglia rabbiosamente contro «le gesta teppistiche», «le vandaliche gesta», «le gesta di teppismo» e plaude calorosamente al «tribunale speciale istituito d'urgenza, per disposizione del governo». Nello stesso tempo, l'Unità è costretta a riconoscere che «le gesta di teppismo... avevano avuto inizio lunedì, con un corteo di disoccupati», ed é obbligata a parlare delle «effettive difficoltà in cui versano certi strati della popolazione».
Questa reazione degli stalinisti e dei kruscioviani dimostra una volta di più l'abisso di abiezione in cui essi stanno precipitando. Nel 1945, quando il governo di unione nazionale presieduto da De Gaulle, di cui i sedicenti «comunisti» di Thorez facevano parte, massacrò cinquantamila algerini a Costantina, gli stalinisti urlarono contro «i complotti fascisti». Oggi, i kruscioviani hanno sostituito la parola «teppista».
 «Teppisti» sono ormai per i kruscioviani gli operai che reclamano scioperi ad oltranza, «teppisti» sono i proletari che rispondono alle violenze «democratiche» della polizia, «teppisti» sono i giovani minatori francesi che alla domanda piena di stupore dei bonzi sindacali «Ma che cosa volete? Volete forse distruggere il capitalismo?» rispondono «Sì, vogliamo distruggere il capitalismo!» Ora, «teppisti» sono divenuti anche i disoccupati di Orano che manifestano contro il borghese Ben Bella sotto la sferza della fame. E mentre per i kruscioviani gli operai rivoluzionari sono «teppisti», «il tribunale speciale istituito d'urgenza, per disposizione del governo», esso, è una istituzione «democratica». Benito Mussolini non aveva, a quanto pare, idee molto diverse in proposito. Benito Mussolini istituì a quanto pare, più di trenta anni or sono, un certo «Tribunale speciale» contro «le vandaliche gesta» degli operai rivoluzionari «teppisti». Insultando i disoccupati di Orano e definendoli «teppisti» plaudendo al «Tribunale speciale, istituito d’urgenza» per disposizione del governo Ben Bella, i sedicenti «antifascisti» del P.C.I. hanno dimostrato ancora una volta di essere i degni successori del fascismo.
Il resoconto del viaggio compiuto da una delegazione del P.C.I. in Algeria, apparso su l’Unità del 12 Gennaio getta una luce cruda sulla vera natura del regime algerino di Ben Bella e sulle cause che hanno provocato le manifestazioni dei disoccupati di Orano. In primo luogo, in questo resoconto si parla della esistenza in Algeria «di almeno un milione di disoccupati cronici». In secondo luogo, lo scopo per cui Ben Bella ha creato i famigerati «Consigli di autogestione» vien confessato con un cinismo inaudito. Secondo l'Unità del 12 Gennaio Ben Bella avrebbe dichiarato che i Consigli sono concepiti... come la prima fonte per quella accumulazione di capitali che consentirà all'Algeria di industrializzarsi...». Il P.C.I. dal canto suo ha inviato una delegazione in Algeria per offrire al governo Ben Bella gli «aiuti» del capitalismo italiano alla industrializzazione algerina.
Luigi Longo ha infatti dichiarato al corrispondente di France Presse che il P.C.I. agirà in futuro «per ottenere che l'Italia abbia verso il Nord Africa e in modo particolare verso l'Algeria, una politica autonoma... per sviluppare una nuova intesa economica e politica che unisca tutti i popoli rivieraschi mediterranei...». E nel comunicato conclusivo rilasciato dalla delegazione del P.C.I. e dal F.L.N., si legge: «Il Mediterraneo... deve essere soprattutto un mare che collega tutti i popoli rivieraschi attorno agli scambi economici, tecnici, e culturali...». Le iniziative dell’ENI nei confronti del Nord Africa, iniziative che trarranno senza dubbio il migliore ossigeno dal governo di centrosinistra, hanno trovato dunque nel P.C.I. un ottimo commesso viaggiatore.
Ma le manifestazioni dei disoccupati di Orano, così come le lotte dei proletari italiani, francesi, belgi, spagnoli, tedeschi, inglesi, sono uno spettro terrificante che minaccia «l'accumulazione di capitali» in Algeria e nel mondo e la circolazione dei capitali nel bacino mediterraneo. Questo spettro, gli insulti del P.C.I. contro gli operai «teppisti» non riusciranno ad esorcizzarlo. Questo spettro, nessun «tribunale speciale» istituito dal governo Ben Bella potrà metterlo in fuga. Questo spettro, è l'unione fra proletari delle aree arretrate e proletari delle metropoli imperialiste, questo spettro é l'Internazionale Comunista e la Rivoluzione Comunista. Questo spettro assumerà domani le proporzioni massicce del gitante proletario, e distruggerà tutti i tribunali speciali di tutti i governi Ben Bella che vegliano in armi sull'accumulazione del capitale e sullo sfruttamento del proletariato.
                                                                       da «il Programma Comunista» n. 7 – 1963

 

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