Le recenti "novità" nel Nordest sono solo sviluppi di crisi già iniziate nel recente passato: la crisi Coopca e quella delle banche regionali (Bpvi e Veneto Banca, cui ora si aggiunge la liquidazione dell'austriaca Hypo Bank Alpe Adria) si sono risolte nella rovina di migliaia di soci e correntisti piccoli e medi. Gli esiti della vicenda della Popolare di Vicenza (Bpvi) sono poi da manuale: nel 2015, poco prima che il titolo crollasse a pochi centesimi, sette (7) persone fisiche e due società hanno liquidato i loro pacchetti azionari, superiori agli 8000 titoli, al prezzo di 62 euro (da notare che, non essendo quotata in borsa, il valore era stabilito dalla stessa banca). Nel frattempo le azioni venivano vendute in fretta e furia al maggior numero possibile di soci e correntisti, giocando sul "rapporto di fiducia" di lunga data (un investimento "sicuro"!). Così, 120.000 soci sono rimasti al verde, chi più chi meno: tra le vittime illustri, un grosso industriale del Vicentino che si è rammaricato non tanto per aver perso 5 milioni di Euro ("a me non cambiano la vita", ha dichiarato), ma per il fatto che ora i suoi dipendenti (che lui si pregia di… chiamar per nome) sono ridotti a chiedergli prestiti per pagare il dentista (e forse anche per non essere stato trattato con i riguardi riservati a qualche suo illustre collega…). Tra i beneficiari della lungimirante e tempestiva vendita dei pacchetti azionari, l'ex presidente della banca - un pezzo grosso dell'agroindustria che ora ha pensato bene di raggiungere il "buen ritiro" in Sudafrica, non prima però di aver intascato un compenso di oltre un milione di euro per i buoni servizi resi nel 2015. Per contro, si legge di un suo dipendente, un bracciante agricolo, che aveva ricevuto la liquidazione in azioni della Bpvi e che ora si trova probabilmente tra quelli che non si possono permettere le cure dentarie.

Così il glorioso "Modello Nordest" tramonta in un finale fra tragedia e farsa. E, con esso cade ancora una volta non solo la maschera della “comunanza d'interessi tra padrone e operaio”, ma anche quella dell'“uguaglianza di fronte alla legge”, dello Stato come del mercato. Autentici rapinatori sociali rimangono impuniti, liberi e con le tasche più gonfie ancora di denaro, mentre i rapinati devono arrangiarsi a campare più miserabili di prima. L'assemblea dei soci, per altro, probabilmente controllata da quanti hanno ancora qualcosa da perdere, ha votato contro la messa in stato di accusa dei vecchi dirigenti. Dopo la catastrofe (e dopo aver intascato compensi tra 600mila euro e due milioni e rotti), la nuova dirigenza, prodigandosi in rassicurazioni e promesse, ha tentato la trasformazione in S.p.A. e l'ingresso in borsa: tentativo miseramente fallito, nonostante le azioni fossero valutate pochi centesimi. Il Fondo Atlante, finanziato da banche private e creato appositamente per intervenire sugli istituti dissestati, ha sottoscritto il 90% dell'aumento di capitale, ma secondo alcuni il fallimento è dietro l'angolo.

Intanto, c'è abbastanza nutrimento per gli attacchi polemici di chi considera questa macelleria finanziaria il frutto di comportamenti individuali, di favoritismi interni a lobby di potere locale, di incapacità gestionale. C'è anche questo, ma alla base c'è l'essenza del sistema del credito: massima espansione delle attività (prestiti, emissione di titoli, acquisizioni) nella fase di crescita economica, esposizioni in sofferenze e bilanci carichi di titoli di dubbio valore nelle fasi di crisi e contrazione. Da qui, la corsa ad abbandonare la barca prima che affondi, da parte di affaristi senza scrupoli. In questo caso, non siamo di fronte solo alla crisi del "Modello Nordest”, ma anche e soprattutto all'ennesima conferma del declino inesorabile della borghesia come classe dominante, incapace ormai di una prospettiva che vada oltre i propri interessi più meschini e individuali: e a farne le spese sono anche membri della stessa classe borghese, decaduti e rovinati dal meccanismo inesorabile di concentrazione della ricchezza che accompagna lo sviluppo capitalistico, tanto nelle fasi espansive quanto in quelle di crisi. A sentire vicende come questa ritorna alla memoria l'esortazione di Marx a "farla finita con tutta questa merda".

 

Partito comunista internazionale

                                                                           (il programma comunista)







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