Lodevole iniziativa quella di raccogliere documenti inediti sulla storia del movimento operaio in Italia fin dai suoi primi passi intorno alla metà del secolo scorso (Movimento Operaio, Bollettino Mensile di Storia del Movimento operaio italiano, n. 1-8). E', comunque, il primo tentativo fatto in Italia al di fuori di una ristretta cerchia di studiosi. Si possono così leggere nel testo integrale o riassunte le lettere scambiate da Marx ed Engels coi loro corrispondenti italiani nel periodo che va dal 1871 al 1895 (i numeri finora usciti contengono la corrispondenza fino al 1872) non ancora pubblicate in edizioni recenti e comprendenti gli scambi epistolari con le sezioni italiane dell'Internazionale: i gruppi napoletani (lettere a e da Cafiero, Palladino, Caporusso ecc), torinesi (a e da Terzaghi, Regis ecc), milanesi (a e da Cuno, Regis, Bignami, Gnocchi, Viani ecc), romagnole, che danno un quadro vivo, a volte anche solo aneddotico, sul singolare e aggrovigliato processo di formazione dei primi nuclei proletari pur entro il cozzo fra propaganda bakuninista e marxista e nel frequente mescolarsi, in un'atmosfera politicamente ancora confusa, di ideologie divergenti (mazziniane, radicali ecc). Le lettere pubblicate sono lungi dall'esaurire il complesso del Carteggio, anche per l'impossibilità di attingere a fonti fondamentali come l'archivio della socialdemocrazia tedesca, ma rappresentano un primo contributo di cui converrà far tesoro per una raccolta e una storia d'insieme. Sempre sullo stesso periodo i fascicoli citati contengono documentazioni d'archivio sulla Internazionale a Roma e a Venezia, lettere di Gnocchi ad Andrea Costa e un carteggio Musini-Costa che lumeggia curiosamente quel particolare ambiente di crescita delle prime formazioni politiche proletarie della Val Padana, e soprattutto della Romagna, sul quale già le amarissime Lettere di Antonio Labriola ad Engels (ediz. Rinascita 1949) avevano gettato luci così crude e, pur nella polemica, così vere; documenti inediti sul soggiorno fiorentino di Bakunin (1864-65) e via dicendo.
E' per contro da lamentare che allo zelo encomiabile dei ricercatori non corrisponda finora una visione critica di insieme e una sicurezza nell'uso, nell'inquadramento e nella selezione del materiale. Documenti preziosi appaiono posti sullo stesso piano con materiale a carattere contingente, locale e generico: molte lettere del Carteggio Marx-Engels sono riassunte mentre sono pubblicati integrali diari e cronache locali (ad es. di Imola) che spesso riguardano, molto più che il movimento operaio, la storia del radicalismo borghese; accurate bibliografie della stampa operaia dal 1880 al 1900 si alternano ad autentici pasticci come la nota sulla « Stampa comunista anteriore all'avvento del fascismo » di Giulio Trevisan, fatta per illustrare piuttosto la stampa non comunista che la comunista, e piena di inesattezze (il Soviet comincia ad uscire nel dic. 1918, non nel 1919; Rassegna Comunista uscì, prima che a Napoli, a Milano e a Roma a cura del P. C. d'I. e non « del gruppo bordighiano », e potremmo continuare) ; una biografia di Fernando De Rosa occupa tutti sei i numeri; un « profilo storico della questione meridionale » appare senza riferimento alcuno e alla storia reale del problema e alle classiche impostazioni critiche del marxismo. Insomma, impressione almeno iniziale di eclettismo.
Il difetto si ricollega alla varietà degli apporti di provenienza politica, all'eterogeneità ideologica dei compilatori. Prendiamo il materiale per quel che è, e invitiamo i giovani studiosi a procedere su un piano costante di serietà ed organicità, come han dimostrato di sapersi muovere su un piano costante e appassionato di ricerca.