DISTINGUE IL NOSTRO PARTITO: La linea da Marx a Lenin alla fondazione dell’Internazionale comunista e del Partito Comunista d’Italia; alla lotta della sinistra comunista contro la degenerazione dell’Internazionale; contro la teoria del socialismo in un Paese solo e la controrivoluzione stalinista; al rifiuto dei fronti popolari e dei blocchi partigiani e nazionali; la dura opera del restauro della dottrina e dell’organo rivoluzionario a contatto con la classe operaia, fuori dal politicantismo personale ed elettoralesco.

Prometeo n. 145 del 30 maggio 1937

Togliamo dal "Boletin de Informacion" di Barcellona (n° 255 dell’11 maggio), il seguente Manifesto che è stato lanciato, all’indomani delle stragi che il 4 maggio sono state perpetuate a Barcellona, dalla Confederazione Nazionale del Lavoro, dalla Federazione Anarchica Iberica e dalla Gioventù Libertaria (ad epurazione avvenuta).

Il 4 maggio il governo di Fronte Popolare di Valenza ha, in combutta con Companys, effettuato il primo salasso preannunziato con l’invio del nuovo capo della polizia e con l’impegno da esso assunto di "garantire l’ordine". Un vero pogrom di cui sono stati vittime gli "estremisti", cioè gli anarchici degli "Amici di Durruti", la Gioventù Libertaria, i proletari che hanno cercato ritrovar la via di classe. Berneri è stato assassinato in stile fascista: lo hanno preso a domicilio ed è stato ritrovato, crivellato di colpi, alla Morgue. Per le strade di Barcellona i tesserati della Gioventù Libertaria sono stati abbattuti come cani idrofobi.

E la C.N.T., la F.A.I., all’indomani di questi mostruosi eccidi, s’affrettano a scindere ogni responsabilità coi massacrati dalla iena borghese. Si affrettano a spergiurare che non vogliono romperla con Valenza, che non vogliono romperla con Barcellona, che continueranno a mantener fede al "fronte antifascista", cioè all’unione sacra colla borghesia. Si glorificano di aver fatto i pompieri: hanno impedito alle forze armate da esse controllate di intervenire nel conflitto, hanno sabotato lo sciopero generale, hanno facilitato l’arrivo delle forze armate inviate da Valenza per "ristabilir l’ordine". L’"ordine di Varsavia".

Lo stroncamento del tentativo di reazione proletaria contro il tradimento in atto delle forze coniugate dei vecchi e dei nuovi traditori. Hanno autorizzato unicamente la difensiva; il diritto cioè ai loro aderenti di difendere la vita contro l’aggressione armata. Ma niente di più.

Per gli anarchici della F.A.I., della C.N.T., l’"unico nemico" resta il "fascismo". Anche oggi che la "democrazia", che si esprime nel "Fronte Popolare", ha provocato questo bagno di sangue. Ed ecco il Manifesto, che riproduciamo integralmente, limitandoci a sottolineare alcuni passi che ci sembrano i più salienti e che meritano d’essere ritenuti.
  

Agli operai, alla opinione pubblica di tutto il mondo

Mentre durarono i tragici avvenimenti di Barcellona, provocati da qualche insensato intrufolatosi nelle file antifasciste, la opinione pubblica è stata informata molto parzialmente su quanto è accaduto in Ispagna. Gli stessi elementi vili che avevano l’intenzione di provocar la strage a Barcellona, colla stessa malafede diffondevano notizie false all’estero, travisando quanto succedeva.

Si diceva all’estero che la C.N.T. e la F.A.I. sono state le fomentatrici di tutti i torbidi; si diceva che gli anarchici fossero i responsabili di questa lotta fratricida che ha insanguinato le strade di Barcellona; si diceva pure che gli anarchici avessero attaccata la forza pubblica, il Governo della Generalità e le altre istituzioni statali e municipali.

Nulla di più menzognero e falso che tutte queste informazioni; e chi le propaga intenzionalmente non può essere che un fascista camuffato.

Ora che la normalità è stata ristabilita e che sono stati eliminati dalla vita pubblica tutti i responsabili della sommossa, ora che tutti i lavoratori sono tornati al lavoro e Barcellona ha ripreso l’aspetto normale, la C.N.T. e la F.A.I. intendono dare una esplicita spiegazione di quanto è successo.

Siamo autorizzati ad affermare che né la C.N.T., né la F.A.I., né altro organismo responsabile che dipenda da queste due organizzazioni, hanno rotto né hanno avuto la menoma intenzione di rompere il fronte antifascista. Esse continuano a collaborare, con piena lealtà, come lo hanno fatto fino ad oggi, con tutti i settori politici e sindacali che costituiscono il fronte antifascista.

Ciò è comprovato dal fatto che la C.N.T. continua a collaborare col Governo della Repubblica, col Governo della Generalità e collabora anche in tutte le municipalità.

Quando fu provocato il conflitto in Barcellona, tanto la Confederazione Regionale che la Nazionale fornirono ogni sorta di facilitazione al Governo per poterlo risolvere nel più breve tempo possibile. Nel secondo giorno arrivò a Barcellona il Segretario del Comitato Nazionale della C.N.T., e il ministro della Giustizia, esso pure membro eminente della C.N.T., ed ambedue hanno fatto quanto era umanamente possibile per fare cessare la lotta fratricida. Oltre i passi fatti verso gli elementi responsabili degli altri settori politici, essi hanno rivolto discorsi alla popolazione di Barcellona che tutti hanno potuto ascoltare e che non erano altro che inviti alla serenità, alla concordia, all’unità della nazione contro il nemico comune che è il fascismo.

Il segretario del C.N. Mariano Vasquez, nel suo discorso pronunciato il 4 maggio davanti al microfono della Generalità, ha detto fra l’altro: «Si deve al più presto por fine a quanto succede. Dobbiamo terminarlo perché immediatamente i nostri compagni che stanno al fronte sappiano che abbiamo la visione realistica del momento che traversiamo e possano guardar con sicurezza verso il nemico invece di dover guardare indietro acciocché ci si intenda. Tenete presente la situazione che traversiamo; che non può prolungarsi di un istante questa sensazione di instabilità alla retroguardia; che il fascismo non deve nutrire questa sicurezza. Cessate il fuoco, compagni!

«Ma che nessuno, assolutamente nessuno, intenda avvantaggiarsene. Siamo riuniti, dobbiamo arrivar a una soluzione; dobbiamo arrivar a un accordo e tutti insieme, perché è necessario, perché ciò lo richiede anche l’istinto di conservazione, di trovare questo punto di coincidenza fra tutte le forze antifasciste che formano il Governo della Generalità di Catalogna. Noi qui riuniti, particolarmente la Commissione Esecutiva della U.G.T. e il Comitato Nazionale della C.N.T. siamo accorsi per fronteggiare la grave situazione che Barcellona sta traversando e veniamo disposti a facilitare la ricerca del punto di coincidenza che permetta di por fine a una situazione della quale l’esclusivo beneficiante è il nemico comune: il fascismo».

Non solo il Comitato Nazionale, ma anche il Comitato Regionale hanno fatto tutto il possibile per facilitare la risoluzione di questo conflitto.

La stampa confederale di Catalogna lanciò più manifesti alla serenità e invitanti la popolazione a tornare al lavoro. Le note che dirigeva per radio ai sindacati, ai comitati di Difesa, ai comitati responsabili non rappresentavano altro che un invito alla serenità ed alla pacificazione degli animi.

Una prova di più che la C.N.T. non cercava rompere né ha rotto con il fronte antifascista è che quando si formò il nuovo governo di Catalogna, il 5 maggio, i rappresentanti della C.N.T. di Catalogna gli fornirono tutte le facilitazioni ed il Segretario di essa entrò a far parte del Governo.

Siamo pure autorizzati ad affermare che né la C.N.T. né la F.A.I. hanno attaccato in alcun caso la forza pubblica, né le istituzioni dello Stato, né della Generalità. Da nessun punto dove aveva responsabilità un membro della C.N.T. né da alcun punto da essa controllato è partito il primo colpo.

I membri responsabili della C.N.T. che erano alla testa del Consiglio di Difesa diedero ordine a tutte le forze che da esso dipendevano perché non intervenissero nel conflitto. E tutti vegliarono perché questi ordini fossero rispettati.

I compagni responsabili del Comitato di Difesa Confederale ordinarono a tutti i settori periferici di Barcellona che non si muovessero e non rispondessero alla provocazione, ordini che furono obbediti perché dalle barriere nessuno si portò al centro per reagire alla provocazione.

Il Comitato Regionale della C.N.T. e della F.A.I. dettero ordini categorici che in tutta la Catalogna nessuno si muovesse e non venisse in alcun modo turbato l’ordine.

Quando si trattò di trovare le soluzioni per ristabilire la normalità a Barcellona la C.N.T. e la F.A.I. furono le prime a offrire la loro collaborazione, furono le prime a lanciare la consegna di cessar il fuoco e patrocinarono la pacificazione. Quando il governo centrale decise di assumere la responsabilità dell’ordine pubblico, la C.N.T. fu una delle prime che pose a disposizione del delegato dell’Ordine Pubblico tutte le forze da essa controllate.

Quando il Governo Centrale stabilì di inviare la forza armata a Barcellona, per controllare le forze pubbliche che non potevano essere controllate, fu la C.N.T. a ordinare a tutte le sezioni di distretto di facilitar il passaggio di queste forze perché arrivassero a Barcellona e ristabilissero l’ordine.

Da tutto questo, può alcun affermare che è stata la C.N.T. a provocar questi disordini? Si può incolparla di essere stata essa ad insanguinar le strade di Barcellona?

La C.N.T. e la F.A.I. non hanno fatto altro che restare nell’aspettativa e in posizione di difesa. Quando il provocatore Rodriguez Salsa [Sala?] inviò due compagnie di assalto ad occupar la Telefonica, i compagni della C.N.T. che si trovavano in quell’edificio si difesero per quattro giorni in quelle posizioni. Quando gruppi della forza pubblica, a causa dell’opera di provocazione di Aalgudi [Aiguadé?] e dei suoi complici, attaccavano i sindacati e altre istituzioni operaie in cui si trovavano membri della C.N.T., questi si difesero. Quando gli stessi provocatori mossero all’attacco del Comitato Regionale i militanti si limitarono a respinger l’assalto, difendendosi.

La organizzazione confederale e la F.A.I., non solamente si mantennero nella posizione di difensiva, ma fecero tutto per ristabilir l’ordine pubblico e smascherar i provocatori. Molti sono stati i lacci che quest’ultimi ci hanno teso, però la C.N.T. si è mantenuta ferma nelle sue posizioni e non si è lasciata provocare. Non è caduta nel tranello che aveva ramificazioni su scala regionale, nazionale ed internazionale, e, mantenendo le sue posizioni, ha fatto tutto il necessario affinché i provocatori Rodriguez Salas e Aiguade fossero allontanati dai posti di responsabilità. Una volta ciò ottenuto tutto si normalizzò ed oggi la C.N.T. e la U.G.T., unite alle altre forze nettamente antifasciste, hanno costituito una commissione che sta appurando i fatti successi e sta ristabilendo la normalità.

Una volta chiarite le cause degli avvenimenti e identificati i responsabili di essi, il popolo di Barcellona è tornato al lavoro. Tutti, con più grande tensione ed energia, dedicano ora i loro sforzi a combattere il fascismo, perché esso è l’unico nemico dei lavoratori di Catalogna.

Tutti i lavoratori di Catalogna sono tornati al lavoro con questa parole d’ordine:
     Non più provocatori nella retroguardia!
     Unità tra la C.N.T. e la U.G.T.!
     Morte al fascismo!

Barcellona, 8 maggio 1937.
 

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