DISTINGUE IL NOSTRO PARTITO: La linea da Marx a Lenin alla fondazione dell’Internazionale comunista e del Partito Comunista d’Italia; alla lotta della sinistra comunista contro la degenerazione dell’Internazionale; contro la teoria del socialismo in un Paese solo e la controrivoluzione stalinista; al rifiuto dei fronti popolari e dei blocchi partigiani e nazionali; la dura opera del restauro della dottrina e dell’organo rivoluzionario a contatto con la classe operaia, fuori dal politicantismo personale ed elettoralesco.

La situazione iniziale

L'11 ottobre 2022, a Berlino, la Commissione federale di contrattazione del sindacato Vereinte Dienstleistungsgewerkschaft (ver.di, "Unione dei sindacati del settore dei servizi") ha deciso le proprie richieste per la tornata 2023 di contrattazione collettiva nel settore pubblico a livello federale e comunale. Così, ver.di, insieme con la "Gewerkschaft Erziehung und Wissenschaft" (GEW, Sindacato degli insegnanti e dei lavoratori della conoscenza) e l'IG BAU (edili), ha chiesto un aumento di stipendio del 10,5% per i circa 2,5 milioni di dipendenti del servizio pubblico, con almeno 500 euro al mese per un periodo di dodici mesi. Le indennità di formazione e gli stipendi dei tirocinanti dovrebbero essere aumentati di 200 euro al mese.

Fin qui tutto bene, si potrebbe pensare! Tuttavia, la “Vernetzung für kämpferische Gewerkschaften“ (VKG, "Rete per i sindacati combattivi") ha già avvertito, in un articolo del 12 gennaio 2023, che i sindacati potrebbero soffocare le lotte e tenere buoni i lavoratori con i soliti compromessi:

"Se portiamo avanti le nostre richieste [...], la perdita salariale per il 2023 sarebbe evitata. Tuttavia, se le cose dovessero andare come nella contrattazione collettiva dell'industria metallurgica ed elettrica, la perdita salariale reale sarebbe fissata fino alla fine del 2024 anche per i comuni e il governo federale, perché alla IG-Metall sono state costruite diverse trappole e l'accordo non è affatto così buono come viene dipinto dai media".

Nell'ultimo numero del nostro Kommunistisches Programm, abbiamo già scritto degli accordi salariali del 2022, magri e poco trasparenti ("Crisi, guerra, inflazione, ‘azione concertata’. Respingere l'attacco generale alla classe operaia!", vedi anche il programma comunista, n.5-6/2022). Abbiamo sempre criticato i trucchi e le manovre dei sindacati di regime, praticati in "partenariato sociale" con i datori di lavoro, con l'obiettivo di sabotare le lotte, impedirne l'estensione e minare la capacità dei lavoratori di lottare e di organizzarsi consapevoli della propria forza, impedendo così la nascita di lotte importanti o addirittura in espansione. Abbiamo sempre sottolineato la necessità di essere pienamente consapevoli di questo fatto nella fase di preparazione di qualsiasi vertenza di contrattazione collettiva. Le "trappole" descritte sono state chiaramente indicate anche dalla VKG nell'articolo in questione e pertanto le riportiamo qui di seguito:

"Trappola n. 1: il tempo di esecuzione

“Il calcolo è in realtà semplice, ma nei media e da parte dei dirigenti sindacali le leggi della matematica sono talvolta sostituite da racconti fantastici. Un accordo biennale con due aumenti del 5% non si traduce in un aumento salariale del 10%, perché questo deve essere calcolato su base annua. L'inflazione non fa una pausa, i prezzi aumentano di circa il 10% su base annua. Una scadenza più lunga non è altro che una perdita salariale a rate.

“Trappola n. 2: il pagamento unico

“Il pagamento una tantum fino a 3.000 euro, esente da imposte e tasse, sembra a molti lavoratoridi avere ottenuto quel che volevano. Sembra vero: ce l'avete già sul conto, serve giusto per pagare gli arretrati e gli anticipi di energia e costi accessori. Ma il pagamento una tantum si esaurisce. Non incide sulla tabella dei salari. Il successivo ciclo di contrattazione collettiva, uno o due anni dopo, ricomincia a un livello basso, perché i datori di lavoro effettuano il pagamento una tantum solo se ver.di fa concessioni sulla tabella dei salari. Il pagamento una tantum, inoltre, non entra nel calcolo dell'indennità di malattia, del bonus annuale, dell'indennità di disoccupazione e della pensione. Le aziende risparmiano così le tasse e i contributi sociali...".

Meglio di così non si può dire. Ma ora passiamo all'azione sindacale vera e propria...

 

Scioperi di avvertimento e negoziati

Il primo incontro di negoziazione tra ver.di e i datori di lavoro si è svolto il 24 gennaio, ma è stato aggiornato senza un risultato o un'offerta da parte dei datori di lavoro. È seguita una serie di scioperi di avvertimento e di azioni, la cui sequenza può essere ricostruita come segue:

Il 27 gennaio 2023, a Berlino, si è tenuta una riunione per organizzare uno sciopero a sostegno del Tarifvertrag öffentlicher Dienst (TVÖD, Contratto collettivo nel pubblico impiego) con centinaia di delegati che hanno espresso pubblicamente le loro rivendicazioni e la loro volontà di lottare, presentando un piano di agitazioni che prevedeva anche scioperi duri ed estesi. Erano presenti anche i rappresentanti dei partiti di regime, che a parole hanno sostenuto la compensazione dell'inflazione – e che, come sappiamo fin troppo bene, in realtà spingono per l'esatto contrario! Inoltre, la data del primo sciopero di avvertimento per i lavoratori del settore pubblico berlinese era già stata fissata: il 9 febbraio, solo tre giorni prima delle elezioni della Camera dei Deputati a Berlino... Molti lavoratori erano arrabbiati per la mancanza di un'offerta da parte dei datori di lavoro.

Circa 3.000 lavoratori degli ospedali statali Charité e Vivantes, della BSR (Berliner Stadtreinigung: la nettezza urbana di Berlino) e dell'azienda idrica cittadina hanno interrotto il lavoro il 9 febbraio, alcuni per due giorni, ottemperando alla richiesta di uno sciopero di avvertimento, così come hanno fatto i lavoratori dell'Assia e della Renania Settentrionale-Vestfalia; nel Baden-Württemberg, gli scioperi di avvertimento hanno avuto luogo un giorno dopo.

Il 16 febbraio, i datori di lavoro hanno presentato una prima offerta che, tuttavia, è stata di gran lunga inferiore alle richieste dei sindacati. Nemmeno la seconda tornata di negoziati tra sindacati e datori di lavoro, svoltasi il 22 e 23 febbraio, ha avuto successo, nonostante i chiari segnali di mobilitazione e di volontà di lotta.

Il 17 febbraio, gli scioperi di avvertimento di ver.di hanno causato migliaia di cancellazioni di voli in sette aeroporti tedeschi: diversi aeroporti hanno dovuto interrompere le regolari operazioni di trasporto passeggeri.

In diversi Stati federali, i trasporti pubblici hanno scioperato il 3 marzo.

Il 6, 7 e 8 marzo ci sono stati altri scioperi di avvertimento. Solo a Berlino, più di 6.000 lavoratori hanno scioperato per due giorni alla Charité e alla Vivantes, all'Ospedale ebraico, alla BSR (netturbini), alla Wasserbetriebe (addetti al rifornimento idrico), alla Bäderbetriebe (addetti alle piscine) e a numerose istituzioni federali.

Scioperi si sono svolti all'aeroporto di Berlino il 13 marzo, nelle cliniche di Brandeburgo e Berlino il 14 marzo, e le cliniche di Berlino hanno continuato lo sciopero il 15 marzo.

Il 23 e 24 marzo, ver.di ha indetto uno sciopero di preavviso di un giorno per i lavoratori del settore pubblico e gli apprendisti di Berlino. Ma ci sono stati altri scioperi presso Charité, Vivantes - comprese le sue filiali - e l'Ospedale ebraico. Inoltre, hanno scioperato anche i lavoratori della BSR e della Berliner Wasserbetriebe. Il 23 marzo hanno scioperato anche i lavoratori del DRV Bund (Deutsche Rentenversicherung – impiegati delle “agenzie pensionistiche”), dell'agenzia di collocamento e dei centri per l'impiego, nonché di altre istituzioni federali, di Behala (quartiere berlinese di musei) e dei tirocinanti della BVG (Berliner Verkehrsbetriebe – azienda di trasporti pubblici). Anche in altri Stati federali si sono verificati numerosi scioperi di avvertimento.

Per aumentare la pressione sui datori di lavoro prima del terzo round di negoziati nel settore pubblico, ver.di ha convocato i lavoratori degli aeroporti, delle aziende municipali di trasporto pubblico in sette stati federali, di parti dei porti municipali, della società autostradale e dell'amministrazione delle acque e della navigazione per uno sciopero di avvertimento il 27 marzo.

Inoltre, l'EVG (Eisenbahn- und Verkehrsgewerkschaft – sindacato del settore ferroviario) ha invitato i dipendenti di tutte le aziende ferroviarie e di trasporto, dove in quel momento erano in corso le trattative, a partecipare a uno sciopero di avvertimento di tutta la giornata. Finalmente ver.di ed EVG sono riusciti a mostrare i muscoli insieme! Il giornale “Neues Deutschland“ del 27 marzo scriveva: "L'inflazione rende necessaria un'energica azione industriale... Non siamo ancora in condizioni simili a quelle francesi, ma raramente i sindacati tedeschi sono arrivati così vicini a uno sciopero generale".

Il terzo round di negoziati si è svolto a Potsdam dal 27 al 29 marzo 2023. Poiché i datori di lavoro non hanno presentato una nuova offerta, i sindacati hanno dichiarato il fallimento dei negoziati. Di conseguenza, i datori di lavoro hanno avviato la conciliazione...

Ed ecco un altro problema. Ver.di ha inutilmente concluso un accordo di conciliazione con i datori di lavoro: in caso di fallimento delle trattative (che ver.di aveva dichiarato in questa sede), si svolge una procedura di conciliazione se solo una parte lo richiede; in caso di dubbio – come in questo caso – sono sempre i datori di lavoro a minacciare il divieto di fare sciopero. Durante questo periodo, si applica il cosiddetto "obbligo di pace", vale a dire che non sono possibili ulteriori scioperi per mettere sotto pressione i datori di lavoro. La commissione di conciliazione, composta in egual misura da datori di lavoro e sindacati e moderata dall'esterno, elabora un "compromesso" (proposta), che mette i sindacati sotto pressione pubblica affinché facciano importanti concessioni.

La raccomandazione di conciliazione

Ecco come si presentava la raccomandazione di mediazione:

  • Per l'anno 2023 è prevista una "compensazione dell'inflazione" sotto forma di pagamento una tantum per un totale di 3.000 euro. Abbiamo già scritto tutto più sopra: l'importo non è incluso nella pensione e non influisce sulla tabella. Ciò significa che l'importo andrà perso per gli anni successivi, perché l'inflazione non è una tantum ma continua a sommarsi.
  • Inoltre, è previsto un aumento tabellare a partire da marzo 2024 per un importo di 200 euro più il 5,5%, ma in totale almeno 340 euro. Questo potrebbe essere circa il 12% in più per un infermiere appena formato a tempo pieno (P7, livello 2); ma su un periodo di 2 anni.

Mentre la dirigenza del ver.di ha voluto rendere questa proposta appetibile per i dipendenti con un effetto pubblicitario, sostenendo un aumento medio presunto dell'11,5% (sulla carta, aumenti percentuali rispettabili tra l'8% e il 16%), è apparso subito chiaro a un'analisi più attenta che ciò non corrispondeva al vero... Di conseguenza, questa proposta, quando è stata convertita in tassi di aumento annuali come unico parametro di riferimento pertinente – e calcolata sul lungo periodo – , ha significato solo un aumento salariale del 4,79% su una media ponderata effettiva per la tabella. A dicembre 2022, lo stessa ver.di ipotizzava ancora una perdita salariale reale di circa il 7% per il periodo dall’ottobre 2020 al dicembre 2022, la cui compensazione non è stata nemmeno discussa fin dall'inizio perché intesa come "contributo di solidarietà dei dipendenti in tempi di crisi".... Solidarietà con chi...?

La media dell'11,5% rivendicata da ver.di è invece il risultato di un gioco di prestigio, perché si basa solo sui 10 mesi, per i quali è stata proposta. Per i 14 mesi precedenti, invece, non era previsto alcun aumento della tabella. Agli iscritti è stato quindi deliberatamente fornito materiale propagandistico fuorviante e il compromesso è stato venduto come "praticamente senza alternative".

Sulla base delle richieste originarie di ver.di, il risultato non era nemmeno la metà, anche se - è vero - le fasce di reddito più basse dovevano beneficiarne in modo sproporzionato. A questo punto, non si parlava più del termine di 12 mesi originariamente richiesto e, vista l'inflazione galoppante, non negoziabile, né della richiesta di 3.000 euro di compensazione aggiuntiva per l'inflazione, che NON dovevano essere inclusi nell'accordo.

Le parti negoziali hanno concordato questa raccomandazione di conciliazione il 22 aprile 2023. Il 4 maggio – cioè solo dopo due settimane, durante le quali l'apparato aveva già battuto il tamburo per l'"approvazione" nel senso sopra descritto! – un sondaggio tra gli iscritti, protrattosi fino al 12 maggio, ha rilevato che circa il 66% degli iscritti a ver.di che hanno partecipato ha dato la propria approvazione al risultato della conciliazione... Il 17 maggio 2023, la Commissione federale per la contrattazione collettiva ha infine adottato la raccomandazione di conciliazione come contratto collettivo...

Nel periodo che ha preceduto il sondaggio tra gli iscritti, all'interno di ver.di ci sono state grande insoddisfazione e forti critiche al risultato. La "Vernetzung für kämpferische Gewerkschaften" (VKG) e il "Netzwerk für eine kämpferische und demokratische ver.di" (Rete per una ver.di battagliera e democratica) ne hanno parlato in un volantino intitolato "Con lo sciopero faremo di piú! No al risultato della contrattazione nel servizio pubblico", in cui si legge: "Questa tornata di contrattazione collettiva è stata diversa dalle altre tenute finora. Lo ha già dimostrato l'enorme partecipazione agli scioperi di avvertimento con 500.000 colleghi... Questo [risultato della contrattazione] non basta assolutamente e dovrebbe essere chiaramente respinto!". Le critiche sono rivolte soprattutto al risultato, che comporta una perdita di salario reale, e alla lunga durata (vedi sopra). Ma viene criticata anche la procedura di arbitrato: "L'intero concetto di conciliazione è assurdo. Perché nella lotta per una distribuzione all'interno del capitalismo non ci può essere un'autorità neutrale dall'esterno. Il fattore decisivo è sempre il rapporto di forza che si sviluppa da una agitazione. Va inoltre sottolineato che il mediatore nominato da ver.di, Hans-Henning Lühr, non è "neutrale", ma ha ricoperto per decenni diverse posizioni dalla parte dei datori di lavoro comunali. In questo contesto, tuttavia, è stato terribile che anche i rappresentanti di ver.di all'interno della commissione di conciliazione abbiano approvato all'unanimità questa raccomandazione”.

Anche in una risoluzione dell’assemblea dei delegati berlinesi delle aziende in cui vale il TVöD, tenutasi il 20.4.2023,

con il titolo "Possiamo ottenere di più! Tutti insieme per salvare il nostro servizio pubblico! Perché siamo a favore del rifiuto di un accordo al livello della raccomandazione di accordo", si assume una posizione simile. In generale, lo stato d'animo dello spettro sindacale di sinistra è arrabbiato, come si è potuto notare anche il 1° maggio in alcune discussioni e in alcuni volantini.

Sintesi

I timori su come potrebbe andare questa tornata di contrattazione collettiva sono stati anticipati all'inizio dell'articolo e sono stati espressi da molte parti nel periodo precedente. Anche se questi processi sono già sufficientemente noti dagli ultimi decenni, è necessario evidenziare alcuni fattori nuovi. Innanzitutto, il tentativo di rilanciare la "Concerted Action", sempre da parte di un governo a guida socialdemocratica, i cui accordi con 3.000 euro di compensazione per l'inflazione e aumenti di volume tra il 4 e il 6% sono stati de facto implementati nelle tornate di contrattazione collettiva di IG BCE, IGM, Post e poi anche nel servizio pubblico. Ciò significa niente di meno che l'abbandono dell'"autonomia della contrattazione collettiva" che è sempre stata tenuta in così alta considerazione e la subordinazione degli interessi degli iscritti alla politica del governo federale, che è stato presentato come "ragion di Stato nazionale" e che, con la sua politica durante e in seguito alla pandemia e come “partito di guerra” attivo nel frattempo, ha creato esso stesso l'inflazione galoppante e la crescente divisione sociale in primo luogo.

Inoltre, si può notare positivamente che lo stato d'animo nelle aziende e nella base ver.di è stato per lo più molto combattivo, e la partecipazione dei lavoratori alle azioni di sciopero è stata molto alta e in alcuni casi anche nettamente superiore alle aspettative – più di 500.000 lavoratori hanno partecipato alle varie agitazioni solo sul versante ver.di.

Lo sciopero parallelo di due giorni di ver.di e EVG ha dato una chiara idea di che cosa sarebbe capace la classe operaia organizzata se riconoscesse e usasse la propria capacità di lotta per i propri interessi...

Nei primi cinque mesi del 2023 – cioè parallelamente alle azioni di sciopero descritte sopra – ver.di ha registrato più di 100.000 nuovi iscritti e un aumento netto degli iscritti di oltre 50.000 unità per la prima volta da molto tempo. Da un lato, questo dimostra che l’azione sindacale è incisiva e capace di mobilitare coloro che dipendono da un lavoro dipendente soltanto nei momenti in cui è davvero impegnata e combattiva nei luoghi di lavoro e nelle strade - un altro importante argomento per tornare a contratti collettivi con una durata massima di 12-18 mesi.

La forza e il potere sperimentati hanno anche aperto individualmente gli occhi a molti lavoratori coinvolti (a posteriori): molti sono insoddisfatti ma non passivi del risultato e della "politica di pacificazione" dell'apparato ver.di, che si è abbondantemente evidenziata, e la criticano sempre più spesso nelle riunioni. Molti sarebbero stati anche disposti a lottare per un accordo migliore questa volta – dopo tutto, un buon terzo degli intervistati nel sondaggio tra gli iscritti si è rifiutato di sostenere il risultato della conciliazione! Come in altri settori, l'insoddisfazione critica e la disillusione nei confronti della dirigenza e dell'apparato sindacale si stanno diffondendo. Si tratta di una condizione necessaria – anche se non (ancora) sufficiente – per un cambiamento di consapevolezza e una ripresa della lotta di classe.

È sempre necessario sottolineare il ruolo dei sindacati di regime, ormai completamente integrati nello Stato, e – dove possibile – condurre lotte che sfuggano al loro controllo, o metterli sotto una pressione tale da costringerli a cedere alla rabbia dei lavoratori. Più di 150 anni fa, agli albori del sindacalismo, quando i sindacati furono costituiti dai lavoratori come "mezzo di difesa contro le continue incursioni del capitale", Marx aveva già indicato il ruolo in prospettiva delle "cooperative sindacali" (che, prima della separazione tra il partito politico di classe e l'organizzazione immediata di classe, facevano ancora parte della Prima Internazionale). Scriveva che i sindacati, senza rendersene conto, sono "centri di organizzazione della classe operaia" e quindi, a parte il lavoro quotidiano in fabbrica ("guerriglia tra capitale e lavoro"), hanno un'importanza centrale come "forza organizzata per l'eliminazione del sistema del lavoro salariato stesso". Da ciò Marx concludeva: "[Esse] devono [...] imparare ad agire consapevolmente come centri di organizzazione della classe operaia, nel grande interesse della sua completa emancipazione. Devono sostenere ogni movimento sociale e politico che vada in questa direzione. Se si considerano campioni e rappresentanti dell'intera classe operaia e agiscono di conseguenza, riusciranno ad attirare nelle loro file anche gli estranei". (Karl Marx: Le cooperative sindacali. Il loro passato, presente e futuro. Decisione del Congresso di Ginevra sui sindacati del 6 settembre 1866, MEW Vol. 16, pag. 196).

L'ultima tornata di contrattazione collettiva nel pubblico impiego ha dimostrato in modo esemplare quanto queste affermazioni di oltre 150 anni fa siano corrette ancora oggi: quanto cioè l’azione sindacale possa fungere da organizzazione di classe nel movimento e nell'agitazione, ma quanto rapidamente poi questo carattere si spenga di nuovo se non viene utilizzato con l'obiettivo della "completa emancipazione" – che non significa altro che il superamento delle condizioni capitalistiche di produzione. Pertanto, il compito dei rivoluzionari che agiscono dentro ver.di è stato e sarà quello di collegarsi alle esperienze concrete di auto-organizzazione e di solidarietà sperimentate nel corso delle lotte, nonché alla loro frustrazione come conseguenza delle tattiche compromissorie del sistema da parte della dirigenza, in modo che queste esperienze inglobino e trascendano la vicenda personale, individuale, e si trasformino in forza trainante in grado di sviluppare una consapevolezza antagonista collettiva, almeno sul piano della difesa delle condizioni di vita e di lavoro.

Dopo decenni di controrivoluzione, che hanno comportato l’integrazione delle strutture sindacali nello Stato e la dispersione delle organizzazioni rivoluzionarie ad opera di fascismo, democrazia e stalinismo, con il risultato di una subordinazione pressoché totale della classe proletaria alle esigenze del capitale, non dobbiamo nutrire false speranze sul processo di ripresa della lotta di classe in tutte le sue sfaccettature (dalla pura lotta difensiva alla lotta rivoluzionaria aperta). Non basta fare "tutto bene" nella prossima tornata di contrattazione collettiva! Dobbiamo invece mettere in campo molta forza di resistenza organizzata e alimentare sempre più lo spirito combattivo della nostra classe nelle lotte concrete che si sviluppano, con una chiara prospettiva anticapitalista e un atteggiamento rivoluzionario, e operare per estendere e rafforzare le lotte per la difesa intransigente delle nostre condizioni di vita e di lavoro.

Solo in questo modo si può imboccare un percorso che, in prospettiva, dia alla nostra classe la forza per passare dalla difesa (che ancora non avviene) a un aperto attacco generale alle strutture di sfruttamento dominanti, senza più lasciarsi abbindolare con le briciole, disperdendo così le nostre energie. Inoltre, non si devono ripetere gli errori dei cosiddetti "sindacalisti" che confondono un sindacato “militante” con l'organizzazione rivoluzionaria: i sindacati servono a condurre le lotte per un miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro e a organizzare la nostra classe nel modo più ampio possibile. Ma per aprire la strada che porta alla distruzione dello Stato borghese con tutte le sue istituzioni e a una società senza classi, è necessaria un'altra organizzazione, un’organizzazione politica: il partito comunista rivoluzionario, che con il suo lavoro sistematico a contatto con la classe, il suo bagaglio teorico e pratico e le lezioni teoriche e pratiche che vengono dalle lotte passate si proietti chiaramente oltre lo spontaneismo immediatista e la quotidiana politica riformista delle strutture sindacali. Per questo, nostro compito è rafforzare e radicare nella classe il Partito Comunista Internazionale.

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