DISTINGUE IL NOSTRO PARTITO: La linea da Marx a Lenin alla fondazione dell’Internazionale comunista e del Partito Comunista d’Italia; alla lotta della sinistra comunista contro la degenerazione dell’Internazionale; contro la teoria del socialismo in un Paese solo e la controrivoluzione stalinista; al rifiuto dei fronti popolari e dei blocchi partigiani e nazionali; la dura opera del restauro della dottrina e dell’organo rivoluzionario a contatto con la classe operaia, fuori dal politicantismo personale ed elettoralesco.

Il 16 ottobre 2022 s'è tenuta, a Capo Frasca, una manifestazione contro le basi militari. La sezione di Cagliari è stata presente con la nostra stampa e ci ha inviato la seguente nota, che per ragioni di spazio non abbiamo potuto pubblicare nei numeri scorsi di questo giornale.

Il contesto. Chi ha indetto la manifestazione. Che cosa chiedono

La Sardegna rappresenta uno dei più grandi insediamenti militari in Europa, dove interforze Nato e forze militari israeliane simulano giochi di guerra [1]. Già dalla fine degli anni '60, movimenti di base, associazioni e comitati, gruppi politici, antimilitaristi ed ecologisti – seppure rappresentino una esigua minoranza – chiedono una drastica riduzione della presenza dell’esercito nell'isola, nonché la fine delle attività militari. La loro pia illusione sarebbe: distribuiamo le basi anche tra le altre regioni e limitiamo le attività alla difesa della pace, come nella Costituzione… In un’isola con un altissimo tasso di disoccupazione, la gran parte della popolazione subisce il ricatto economico derivante dalle ricadute sul territorio in termini occupazionali, e quindi accetta la presenza militare pur con tutte le sue drammatiche conseguenze.

Alla fine degli anni '90, l'emergere del rischio ambientale e il moltiplicarsi di malattie, malformazioni tra neonati e morti legate alle attività militari, anche per l’utilizzo di uranio impoverito e materiale radioattivo, provocarono una reazione più ampia contro l'occupazione del territorio e le pratiche militari. L'incidenza di Linfoma di Hodgkin, leucemia, cancro alla tiroide e malattie autoimmuni tra il personale militare e i civili, rivitalizzò le azioni collettive. Due processi, durati anni, che mettevano sotto accusa i vertici militari per omicidio colposo e l’avvelenamento del territorio e delle acque, sono arrivati di recente a sentenza con l’assoluzione piena dei generali, tra cui gli ex capi di Stato Maggiore… Come era naturale aspettarsi per chi come noi conosce la natura e il ruolo della giustizia borghese! 

Nel settembre 2014, a Capo Frasca, nell’Oristanese, in conseguenza di un incendio causato dall’aeronautica tedesca durante un’esercitazione, migliaia di persone si mobilitarono spontaneamente contro il poligono. Nel 2016, gli attivisti antimilitaristi si sono riuniti in assemblea e hanno creato un coordinamento delle varie organizzazioni: nasce così ‘A Foras’ (‘Andate fuori’), con lo slogan è ‘A foras Sa Nato de sa Sardigna!’ (‘Fuori la Nato dalla Sardegna’). ‘A Foras’ è composta da comitati, collettivi, associazioni, realtà politiche indipendentiste e singoli individui che si oppongono all’occupazione militare della Sardegna. Gli obiettivi dichiarati sono: il blocco delle esercitazioni, la completa dismissione dei poligoni, il risarcimento delle popolazioni da parte di chi ha inquinato e la bonifica dei territori compromessi.

In seguito, si sono tenute numerose iniziative e mobilitazioni popolari, in parte coordinate da assemblee, in parte frutto della volontà di gruppi singoli: tra queste, il blocco, per alcune ore, della Trident Juncture, nel Poligono di Teulada, la più grande esercitazione militare dal secondo dopo guerra a oggi.

Di fronte ai recenti sviluppi dello scontro imperialistico in Ucraina, A Foras ha indetto una manifestazione, il 16 ottobre u.s., nei pressi del poligono militare di Capo Frasca. Riportiamo le parole del loro comunicato: ‘Leggiamo dalla stampa come, nelle ultime settimane, a causa della situazione internazionale, gli apparati militari siano passati a un nuovo livello di mobilitazione: si tratta del warfighting. Come riporta un documento prodotto dallo stato maggiore della difesa «tutte le attività addestrative dovranno essere orientate al Warfighiting, uno stato di allerta che precede quello di guerra. In merito, viene disposto il rinvio di tutte le esercitazioni che non siano specificatamente indirizzate al mantenimento delle capacità operative». Ovviamente il centro di tutto sono i poligoni sardi. Le attività a Quirra, a Teulada e a Capo Frasca sono state intensificate. Se nella disposizione dello stato maggiore della difesa si legge che devono essere rinviate tutte le esercitazioni ‘superflue’ è evidente che quelle che si stanno tenendo in questi giorni siano indispensabili per l’aria di guerra che si respira in questi giorni. […] torniamo a manifestare a Capo Frasca, in una piattaforma comune con l’organizzazione corsa Core in Fronte, contro la Nato, contro l’uso della Sardegna e della Corsica in funzione della guerra, per un Mediterraneo di pace e per la sovranità popolare nelle nostre isole. Non possiamo permettere che in Sardegna vengano preparate le guerre che infiammeranno lo scenario internazionale. Non vogliamo essere complici del sangue che verrà versato’.

La manifestazione del 16 ottobre

Abbiamo partecipato alla manifestazione del 16 ottobre con la diffusione del nostro giornale e distribuito un volantino con il testo integrale dell’editoriale comparso sul n. 4/2022 di questo giornale: ‘Preparare il disfattismo rivoluzionario contro la guerra imperialista’. La manifestazione, svoltasi principalmente in una piccola frazione vicino alla base militare, è stata incentrata soprattutto sui discorsi dei rappresentanti delle singole minuscole organizzazioni che costituiscono il comitato A Foras, ognuno desideroso e preoccupato di presentare la propria organizzazione, davanti a un uditorio costituito quasi esclusivamente dai quadri delle altre organizzazioni, a parte un gruppo di giovani anarchici. Discorsi incentrati su democrazia, nazione sarda, popolo sardo, contro i colonialisti… Quanto alla futura guerra mondiale, è stata citata solo di sfuggita! Chiusi nel localismo non si vede nemmeno la tendenza attuale alla guerra: eppure, eravamo sicuri di essere a una manifestazione contro le basi militari, in un contesto di scontro tra imperialismi in atto!

Colorita la presenza per lo sventolio di bandiere: Potere al popolo, Rifondazione comunista, indipendentisti vari, sardi e corsi, ognuno con la propria bandiera - Sardigna Nazione, Liberu, A Foras, movimento delle madri… circa 150 i partecipanti, che si sono presentati come ‘internazionalisti’ per avere un programma comune con gli indipendentisti nazionalisti della Corsica... L’internazionalismo sarebbe, secondo loro, l’unione dei nazionalismi! Nessuna presenza di proletari spinti alla lotta. Nessun richiamo al superamento di tutte le nazioni.

I metodi di lotta proposti per raggiungere i loro obiettivi: l’elevazione delle coscienze, l’educazione, la crescita del movimento grazie alla sensibilizzazione su queste tematiche, attraverso campagne di informazione e la conquista di visibilità sui mass media. Ripetiamo: 150 i presenti! La lotta di classe? Assente!

Il nostro giornale ha avuto una buona diffusione: gli unici che ci guardavano con ostilità e l’hanno rifiutato sono stati i più radicali tra gli indipendentisti – che negano per se stessi la definizione di nazionalisti (sic!) - e i giovani anarchici.

Dopo una mattinata intera di discorsi sul popolo sardo, la nazione sarda e la sua riscossa, tra le urla dei giovani anarchici ormai stufi di sentire discorsi autoreferenziali, e che mostravano invece il desiderio di scontrarsi con la polizia, i presenti si sono incamminati verso un ingresso secondario della base… poiché l’avvicinamento all’ingresso principale era stato precluso dal prefetto. Qui hanno trovato la polizia schierata, ma la loro combattività si è e sciolta dopo un paio di fumogeni e la manifestazione si è velocemente dispersa, senza nessun disturbo alle esercitazioni militari. Lo Stato borghese e la Nato possono continuare con le loro attività militari, ben sicuri che da questi pacifisti non verranno problemi: al limite, lo Stato borghese e la Nato valuteranno se risparmiare la spesa per gli elicotteri che volteggiavano sulle nostre teste per tutta la mattinata e per la giornata di lavoro di tutti i vari agenti di polizia. Che pena!

 

[1] Ci siamo occupati di questo problema in altri nostri lavori: “Uranio impoverito e miseria della politica borghese”, il programma comunista, n.1, gennaio-febbraio 2001; “Sardegna, un paradiso terrestre…con frutti avvelenati”, il programma comunista, n. 5-6, ottobre-dicembre 2018; “Dalla Sardegna: Pane e bombe”, il programma comunista, n. 2-3, marzo-giugno 2020.

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