DISTINGUE IL NOSTRO PARTITO: La linea da Marx a Lenin alla fondazione dell’Internazionale comunista e del Partito Comunista d’Italia; alla lotta della sinistra comunista contro la degenerazione dell’Internazionale; contro la teoria del socialismo in un Paese solo e la controrivoluzione stalinista; al rifiuto dei fronti popolari e dei blocchi partigiani e nazionali; la dura opera del restauro della dottrina e dell’organo rivoluzionario a contatto con la classe operaia, fuori dal politicantismo personale ed elettoralesco.

Uno degli slogan più ritmati nei cortei dei giovani che si affacciano alle prime manifestazioni di impegno sociale e politico recita “Siamo tutti antifascisti!”, senza altri attributi.

Per noi, vecchi combattenti per la preparazione rivoluzionaria della nostra classe, questo slogan ha un suono truffaldino.

Non possiamo dimenticare che l'antifascismo generico e democratico è stato uno degli strumenti con cui, durante gli ultimi concitati anni della seconda guerra mondiale, la socialdemocrazia e lo stalinismo hanno imprigionato la nostra classe nella nefasta unità interclassista del C.L.N., poi sfociata nella trappola della Costituente e della Repubblica Italiana – così come è servito in Spagna, nel 1936-1939, a strangolare ogni speranza di rivoluzione sociale.

Non possiamo dimenticare nemmeno quell'antifascismo retorico che è stato uno dei migliori artifici ideologici con cui si è garantita la continuità del dominio borghese nel perfezionamento dello Stato imperialista: da Badoglio e Togliatti fino a Draghi e Meloni, Sua Eccellenza si inchina a Sua Eminenza, nel sacro nome della Resistenza.

L'antifascismo senza lotta di classe è solo una reazionaria perdita di tempo, una delle tante illusioni che si possa vivere sotto il dominio del capitale senza le magagne del regime borghese.

Per questi giovani, l'antifascismo senza attributi ha, invece, ancora il sapore di una ribellione alle forme dell'autoritarismo della società borghese: ha ancora l'aura della rivolta romantica, ed esprime, se non proprio un istinto socialisteggiante, almeno un anelito per una società meno fetente.

Compito dei comunisti è spiegare, partendo proprio dalla nostra esperienza militante, proletaria e coerentemente antidemocratica, e non certo col tono saccente di chi “ha capito tutto” perché è “nato imparato”, che cosa si nasconde dietro l'antifascismo senza attributi – e aiutare i più incazzati tra quei giovani di belle speranze a superarlo per intraprendere una strada che, dalla mitologia dello scontro con gli epigoni dello squadrismo, li porti alla concretezza dello scontro con tutte le forme del dominio borghese.

A titolo di esempio, come traccia e impostazione per un antifascismo un po' meno militonto e un po' più rivoluzionario, riportiamo le parole, nate dall’esperienza degli anni di lotta (anche armata, nella misura del possibile), in cui i nostri compagni si battevano tra le file della nostra classe per difendere e propugnare la prospettiva rivoluzionaria, contro tutte le unità nazionali e interclassiste. Parole rimaste nella memoria del nostro Prometeo (n.7) del Primo Maggio 1944.

“IL NOSTRO ANTIFASCISMO

“L'antifascismo dei partiti democratici, che nella fase più acuta della crisi italiana si affiancarono al fascismo come a fratello maggiore; l'antifascismo del vecchio e glorioso partito socialista, che per congenita verbosa dabbenaggine politica gli ha spianato la strada lastricandola con le sue debolezze e i suoi errori, non è il nostro antifascismo.

“Semmai il comunismo è antifascista allo stesso modo che è antiliberale e antidemocratico; la distinzione perciò tra fascismo e borghesia antifascista è per noi quanto mai arbitraria, artificiosa e polemica, ché pullulano [perché nascono - NdR] entrambi dalla stessa matrice storica.

“Concepiamo la lotta contro il fascismo come lotta che deve essere condotta innanzitutto e soprattutto contro il capitalismo, che al fascismo ha dato anima e corpo, gli ha trasfuso tutto l'odio che la paura folle della perdita del privilegio può ispirare, e gli ha armato la mano per farne l'esecutore cieco, bestiale della sua vendetta di classe.

“Chi sul piano della formulazione teorica come su quello della lotta politica, distingue il fascismo dalla borghesia, la guerra fascista dalla guerra democratica, è esso stesso obiettivamente, inconsciamente forse, fascista in potenza.

“Solo la lotta totale, spietata contro il capitalismo, contro ogni sua manifestazione, ed in particolare contro la guerra che del capitale è la estrema, più iniqua e barbara manifestazione, garantisce la serietà e la concretezza della lotta contro il fascismo mussoliniano di oggi e il fascismo democratico di domani.”

Febbraio 2023

 

“Siamo tutti antifascisti!”... E allora?

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