DISTINGUE IL NOSTRO PARTITO: La linea da Marx a Lenin alla fondazione dell’Internazionale comunista e del Partito Comunista d’Italia; alla lotta della sinistra comunista contro la degenerazione dell’Internazionale; contro la teoria del socialismo in un Paese solo e la controrivoluzione stalinista; al rifiuto dei fronti popolari e dei blocchi partigiani e nazionali; la dura opera del restauro della dottrina e dell’organo rivoluzionario a contatto con la classe operaia, fuori dal politicantismo personale ed elettoralesco.

Ecco il testo della dichiarazione fatta dal compagno Rabezzana a nome del Partito comunista, nel presentare l’ordine del giorno da noi dato nel numero di domenica.

Onorevoli colleghi,

È necessario che, a nome del Partito comunista, il quale diviene sempre più chiaramente il centro della riscossa proletaria italiana, noi facciamo qui alcune brevi dichiarazioni.

Non siamo noi qui a dolerci della singolare diminuzione di prestigio che l’istituto parlamentare subisce per il modo come il governo fascista si è costituito e per i modi usati dal Presidente del Consiglio verso la Camera nelle sue dichiarazioni.

Il fondersi di tutti partiti borghesi intorno al fascismo è una conferma dell’esattezza della critica politica nostra, la quale spiega la esistenza e gli sviluppi dei partiti antiproletari, ciascuno dei quali interpreta interessi di piccole classi e di ceti intermedi, ma avverte che dinanzi al pericolo di riscossa proletaria essi si raggruppano inevitabilmente.

Vi sono taluni, specie in questa parte della Camera, i quali vivono tuttora nell’illusione democratica del parlamentarismo. Costoro difettano di capacità nell’indagare le origini e gli sviluppi delle classi, e pur dinanzi alla realtà degli avvenimenti non hanno la sincerità di smentire se stessi.

Epoca rivoluzionaria

Il fascismo di governo, venuto a quel posto nel mondo che conosciamo per dolorosa esperienza, dimostra assai meglio di cento e cento nostre conferenze che un’epoca rivoluzionaria si è aperta; e le vittorie e le sconfitte dell’una e dall’altra parte non sono che momenti della guerra civile la quale continua e continuerà nonostante la retorica dei nostri avversari. Il Parlamento è l’istituto proprio della democrazia in sviluppo. Con la morte della democrazia coincidente con l’agonia della classe dominante e col sorgere delle formazioni armate irregolari, il Parlamento diventa un ostacolo; la carcassa della democrazia diventa ingombrante e putrescente; la borghesia ha bisogno, in questo momento, della dittatura! La democrazia, la socialdemocrazia, il popolarismo, sprovvisti di un metodo critico, agglomerati politici dei periodi di sviluppo, sono esterrefatti e sperduti. Ma il voto che oggi o domani accomunerà tutti partiti, ed al quale prestissimo si unirà il voto dei collaborazionisti i quali non possono non collaborare per “la contraddizione che non consente”, l’adesione ad una tattica che non si voglia seguire, orienterà i disorientati verso la logica fascista, verso la dittatura di classe. Le dichiarazioni fatte ieri dall’on. Mussolini, l’uomo della “settimana rossa”, […] le dichiarazioni del dittatore. Che egli possegga la misura per questa veste a noi importa scarsamente; d’altro canto dalla sua misura noi valutiamo la classe che egli interpreta e rappresenta, e di cui è degno.

La maggioranza parlamentare deve servire il nuovo governo. Essa può vivere due giorni o due anni. Se vuol vivere deve obbedire. Voi, signori deputati, obbedirete. È bene che tutto ciò avvenga. Ciò mostra che la ragione dei contrasti politici è da ricercarsi altrove e non qui: che altrove e non qui si combattono gli interessi inconciliabili che la marcia su Roma, sia pure armata e cantata, compiuta per risolvere una crisi di governo, non può illudersi di avere eliminati.

Il metodo nuovo che è stato usato dal fascismo è un insegnamento per le masse, che non andrà perduto. Gli operai, i contadini ed i soldati sanno oggi meglio di ieri con quale equipaggiamento si marcia se si vuol vincere. La marcia di domani, signor Mussolini, diversificherà in ciò da quella di ieri!

Il proletariato impara

Cosa chiede il proletariato al nuovo governo? Nulla. Ci darete poca o molta libertà? Noi ci serviremo di quella libertà che ci darete. Le briciole di libertà saranno per noi d’oro e le impiegheremo in maniera redditizia. Il proletariato non si fa illusioni. Sarà schiacciato sempre più moralmente e materialmente; e già gli indizi si avvertono. La ricostruzione finanziaria dello Stato è impossibile. Essa può essere “tentata” solo taglieggiando e tassando i salari alle classi operaie, aumentando le ore di lavoro, cacciando a centurie i disoccupati sugli oceani, aumentando il numero dei disoccupati. Ma l’esperimento ricostruttore, sia pure tentato sulla pelle del proletariato, non può riuscire. Il proletariato non si fa illusioni. Quello stesso branco di prigionieri che costituisce la Confederazione delle Corporazioni si sbanderà troppo presto. Il proletariato tradito, sia pure in buona fede, nel ‘19 e nel ‘20 impara a caro prezzo le vie della sua redenzione, ma impara.

Voi fascisti siete continuatori ed eredi legittimi, anche se le apparenze sembrano dire il contrario, di tutta la tradizione politica della borghesia italiana. Per questo, anche se oggi il modo come siete giunti al potere vi fa apparire quali negatori di un costume politico, e delle norme costituzionali, anche se avete inoculato nell’organismo politico italiano il fermento insurrezionale e mutato profondamente il carattere di alcuni istituti come la monarchia e il parlamento – anche se siete stati costretti a fare ciò, non è difficile scorgere negli atteggiamenti del vostro partito, diventato partito di governo, i germi degli stessi problemi e degli stessi conflitti che travagliavano le vecchie […] dirigenti e impedivano ad esse di governare.

Fondamentale tra tutti il problema dell’adesione delle masse e della impossibilità per esse di rientrare nel quadro del vostro stato, come di quello italiano tradizionale.

Ora è qui, cioè nel mantenere intatto il nucleo fondamentale di un organismo che rappresenti la continuità di una vita autonoma delle masse, al di fuori e contro lo Stato che voi pretendete rinnovare, è su questo terreno (e non su quello della difesa delle libertà statutarie) che il nostro partito vi affronta.

Altri pensi ad un fluire dolcissimo ed idilliaco delle classi sociali verso i giardini d’Arcadia: voi avete, signor Mussolini, insegnato ai più retrivi per ben due volte, nel 1914 in Romagna e nel 1922 che per vincere contro la classe nemica occorre usare la forza.

Il proletariato rivoluzionario dovrà mantenersi unito intorno alle sue organizzazioni sindacali e difenderne il carattere classista contro ogni deviazione degli opportunisti e di coloro che, nella divisione di lavoro che la borghesia assegna ai suoi servi per la sua conservazione, hanno la parte di trascinare ai piedi del capitalismo le classi lavoratrici.

Per l’Alleanza del Lavoro

Altra condizione pregiudiziale è l’affasciamento delle organizzazioni rosse nella più vera Alleanza del Lavoro, punto di passaggio per l’unificazione effettiva di tutte le organizzazioni sindacali classiste italiane.

Qualunque sia la vostra condotta verso di noi, troveremo la volontà ed i mezzi per raggiungere la vittoria dei lavoratori. Il sacrificio stesso è il lievito della vittoria.

Per voi parlano i vostri primi atti, che dicono chiaro quello che voi sarete. Per noi la nostra volontà, e la nostra fede che sapranno schiudere al movimento proletario le vie dell’avvenire.

Evviva la riscossa dei lavoratori!

Evviva il Comunismo!

 

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