DISTINGUE IL NOSTRO PARTITO: La linea da Marx a Lenin alla fondazione dell’Internazionale comunista e del Partito Comunista d’Italia; alla lotta della sinistra comunista contro la degenerazione dell’Internazionale; contro la teoria del socialismo in un Paese solo e la controrivoluzione stalinista; al rifiuto dei fronti popolari e dei blocchi partigiani e nazionali; la dura opera del restauro della dottrina e dell’organo rivoluzionario a contatto con la classe operaia, fuori dal politicantismo personale ed elettoralesco.

 

C’è chi attribuisce la responsabilità degli omicidi sul lavoro al mancato controllo degli estintori e chi alla direzione della fabbrica, chi alla mancata manutenzione e chi all’assenza di controlli da parte degli enti preposti; i più “estremisti” si spingono a osservare che la colpa è di chi vuole “risparmiare fino all’osso”. In questo trambusto, un dirigente della Thyssen Krupp dichiara fuori dai denti: “i morti sul lavoro sono fisiologici”. Cala il silenzio: ognuno riflette per un attimo su questa frase. Poi, come sempre, i più rapidi a realizzare la portata dell’affermazione sono quelli schierati (per così dire!) “a sinistra”. Rifondazione, Comunisti italiani, sindacati, riformisti di ogni colore, levano subito il loro dito accusatore: “come si permette costui di fare simili affermazioni? Scandaloso! Inaudito! Inammissibile!”.

Be’, il “povero quanto poco avveduto” dirigente della Thyssen Krupp s’è limitato a... dire la verità: come il bambino della favola, s’è lasciato scappare che “il re è nudo”.

La dichiarazione del meschinello nasce dai fatti e dalle cose materiali ed evidenzia due concezioni

 

  1. Se i morti sono fisiologici, il tutto significa lotta di classe e necessità che il proletariato, la sua rivoluzione e la sua dittatura prevalgano e distruggano per sempre il capitalismo, dopo essersi battuti, nell’immediato, per migliori condizioni di vita e di lavoro e per parare i colpi assassini della produzione capitalistica.
  2. Se invece si tratta di una patologia, il tutto si riduce a qualche intervento, a qualche cerotto e a qualche pannicello caldo, che dia da credere di aver risolto il problema, mentre esso continuerà a ripresentarsi con prepotenza almeno tre volte al giorno in Italia – tante volte quanti sono i morti giornalieri sul lavoro (le cifre ufficiali cinesi parlano di centomila morti sul lavoro all’anno!).

 


Messa all’erta dai riformisti di Rifondazione & Co., la borghesia più avveduta si rende subito conto del pericolo: “Certe cose non si dicono!”, e lascia il suo dirigente in pasto agli avvoltoi che lo sbranano (certamente non avrà più futuro: forse lo vedremo scaraventato nell’inferno del precariato). Invece, il meschinello ha colto in pieno il problema: quella degli omicidi sul lavoro non è una patologia da curare con abbellimenti, riforme o interventi chirurgici, e tanto meno può essere curata da psicologi nazional-comunisti del tipo di Rifondazione o Comunisti italiani. Noi comunisti non vogliamo curare il capitalismo: lo dobbiamo sopprimere perché la sua agonia è la fase più dannosa della sua esistenza. E questa è una necessità fisiologica.

 

***

 

Ma la palma dell’imbecillità spetta al Manifesto: sulla prima pagina del 3 gennaio (anno nuovo, vita nuova!), pubblica un intervento a firma “Gianni Ferrara” che è un capolavoro. Leggete e giudicate: “Non crediamo che gli imprenditori restino indifferenti alle notizie sugli infortuni che, qui in Italia, colpiscono lavoratori e lavoratrici, ogni giorno. Crediamo però che, nel porre il profitto al vertice dei loro obiettivi, lo considerino un fine prioritario ed un valore assoluto”. Ohibò, vien da dire, vuoi vedere che un po’ di luce si fa strada nel buio delle menti di certuni? Ma poi subito dopo, ecco la chicca: “Sappiamo che ad indurli a seguire tale credenza [?!] è l’ideologia dominante [!!!], quella che noi giudichiamo fallace, incivile, criminosa”... Ecco spiegato l’arcano, centocinquant’anni dopo il Manifesto del Partito Comunista! Non sono le leggi materiali del modo di produzione capitalistico a imporre la ricerca del profitto a ogni costo: no!, è l’ideologia dominante, quella specie di Angelo del Male che volteggia sopra le teste venendo non si sa bene da dove e le confonde e induce al peccato. Roba da curato di campagna! Ma, aspettate: non è finita! La soluzione? Diamo ancora la parola al Ferrara: “Si potrebbe [ricordare agli imprenditori che “suprema deve essere la garanzia della vita, dell’incolumità, della dignità umana], settimana per settimana, comprando un po’ di spazio sul giornale della Confindustria per indicarvi il numero degli incidenti sul lavoro che risulta all’Inail. Potremmo tassarci e pagare noi la pubblicità sul costo del lavoro, sul costo del lavoro in termini di esposizione della persona umana ai pericoli per il proprio corpo”!!!

Il miglior commento a questa paccottiglia l’hanno scritto quelli stessi del Manifesto, pubblicando, proprio di fianco all’intervento di Ferrara, il riquadro della Campagna Abbonamenti che dice: “Abbonatevi all’unico quotidiano scritto con la mano sinistra”. Mano sinistra?

Certamente, la mano sinistra della borghesia!

 

 

 

 

Partito Comunista Internazionale
(il programma comunista n°01 - 2008)
 

 

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