DISTINGUE IL NOSTRO PARTITO: La linea da Marx a Lenin alla fondazione dell’Internazionale comunista e del Partito Comunista d’Italia; alla lotta della sinistra comunista contro la degenerazione dell’Internazionale; contro la teoria del socialismo in un Paese solo e la controrivoluzione stalinista; al rifiuto dei fronti popolari e dei blocchi partigiani e nazionali; la dura opera del restauro della dottrina e dell’organo rivoluzionario a contatto con la classe operaia, fuori dal politicantismo personale ed elettoralesco.

Il proletariato nella fase della sua prima esistenza

Dopo una parte generale sul tema della questione militare vista secondo il marxismo, che è stata trattata nella riunione di Genova, abbiamo iniziato la parte storica esaminando il ruolo della violenza nei vari modi di produzione per trovare conferma dei fondamenti teorici esposti nella parte generale alla riunione di Firenze.

Esaminati il comunismo primitivo, lo schiavismo e la società feudale, ci si dovrebbe attendere un esposto relativo al capitalismo. Ma, a parte il fatto che si è già parlato abbastanza della violenza borghese nella sua fase rivoluzionaria e fino al crollo della società feudale in Europa, la lotta di classe che si svolge dopo il trionfo delle rivoluzioni borghesi d’Inghilterra e di Francia per l’ulteriore espansione della forma capitalistica di produzione ha come protagonista il proletariato già cosciente della sua forza di classe e della sua missione storica. E’ quindi impossibile parlare della ulteriore evoluzione della violenza borghese senza prima aver detto qualcosa sulle lotte che il proletariato sostenne entro la stessa società feudale a fianco della borghesia e per affermare la sua esistenza fisica prima che politica. Di qui la necessità di fare un passo indietro a ripercorrere tappe storiche già tratteggiate dal punto di vista essenzialmente della borghesia e delle sue lotte.

Tracciamo fin da adesso lo schema secondo cui tratteremo la questione militare del proletariato. Premesso che la violenza di ogni società divisa i classi trova la sua più alta espressione nel capitalismo perché esso eredita tutte le contraddizioni della società di classe fin dal loro nascere storico; e che tale violenza sarà risolta dal proletariato sia sul piano teorico che sul terreno pratico; osserviamo che le lotte della classe proletaria, la più rivoluzionaria della storia, si svolgono in tre fasi successive:

1) A fianco della borghesia rivoluzionaria.

Il proletariato comincia a lottare già molto tempo prima d’essere diventato un classe: quando è una forza ancora popolare, uno “stato”, un “ordine” della società. Durante questa fase, la sua lotta si confonde con quella di altri gruppi sociali: i contadini, gli artigiani ed altri strati borghesi e piccolo borghesi. E’ il periodo in cui per la prima volta si distacca completamente dalla terra il lavoro, e da tutti gli altri mezzi di produzione. Questo fatto di enorme importanza non poteva verificarsi senza l’agente risolutivo della violenza, cioè senza lotte lunghe ed accanite.

2) Contro la borghesia dominante.

Con l’aprirsi dell’epoca capitalistica, cioè da quando la borghesia si è installata al potere nei paesi più progrediti d’Europa, la lotta che il proletariato conduce assume nuove forme: oltre a delimitarsi ed ampliarsi, assume un carattere eminentemente internazionale, politico, frontale. Il proletariato riceve le sue armi dalla borghesia, e gliele rivolge contro.

3) Durante la dittatura proletaria.

Quando, a sua volta, il proletariato si è impossessato del potere politico ed ha spezzato con la violenza la vecchia macchina dello Stato oppressore borghese, si entra in una nuova ed ultima fase della violenza proletaria. Contrariamente ai falsi socialisti ed agli anarchici, il marxismo rivoluzionario prevede (e l’esperienza storica lo ha già confermato) la necessità di non allentare né arrestare la lotta, che invece dovrà impegnare tutti i diversi organi dello Stato della dittatura proletaria.

Solo dopo la vittoria sulla grande borghesia e, cosa ancora più importante, sulle forze piccolo borghesi dell’economia e sugli impersonali rapporti di produzione capitalistici che ancora resistono, lo Stato proletario disarmerà: l’umanità esce allora dalla preistoria delle società di classe.

La natura e la funzione storica della violenza quale potente leva di trasformazione economica e sociale della società appare anzi in tutta la sua chiarezza proprio nella fase di lotta in cui il proletariato adopera la sua macchina statale per liberare il comunismo dagli ostacoli capitalistici. Il carattere totalitario e radicale della violenza è messo in altrettanta evidenza perché essa è posta al servizio degli interessi più generali della umanità intera. Appunto in ciò il proletariato è la classe più rivoluzionaria della storia; la sua lotta, riallacciandosi a forme antichissime della storia sociale, si conclude con la sua autodistruzione rivoluzionaria; in esso ogni violenza si risolve.

 

Partito Comunista Internazionale
(
il programma comunista, n. 12, 1963)

 

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