DISTINGUE IL NOSTRO PARTITO: La linea da Marx a Lenin alla fondazione dell’Internazionale comunista e del Partito Comunista d’Italia; alla lotta della sinistra comunista contro la degenerazione dell’Internazionale; contro la teoria del socialismo in un Paese solo e la controrivoluzione stalinista; al rifiuto dei fronti popolari e dei blocchi partigiani e nazionali; la dura opera del restauro della dottrina e dell’organo rivoluzionario a contatto con la classe operaia, fuori dal politicantismo personale ed elettoralesco.

Su “La Lettura”, settimanale del Corriere della Sera, del 13 ottobre, è apparso un articolo del fisico Carlo Rovelli, molto noto tra gli addetti ai lavori per la pubblicazione presso Adelphi di Sette brevi lezioni di fisica. L’articolo del settimanale, dal titolo “In principio c’era Ernst Mach”, riprende alcuni aspetti di uno scritto del fisico-filosofo empirista Ernst Mach (1), la cui attività principale si svolse a cavallo dei due secoli XIX e XX e la cui opera principale è, per l’appunto, La meccanica nel suo sviluppo storico-critico.

Non ci aspettavamo proprio che una vecchia posizione filosofica, l’empiriocriticismo, fosse ancora in circolazione! Ritenevamo che l’autore dell’articolo, impegnato nella “meccanica quantistica”, lo avesse da tempo sistemato nella cassetta degli attrezzi… arrugginiti. E invece sembra di no! Leggendo l’articolo, comprendiamo l’origine del “mal di pancia” di Rovelli, quando parla della stroncatura di Mach da parte di…Lenin, in Materialismo ed empitiocriticismo, pubblicato nel 1909.

Lo capiamo! In quello straordinario viaggio alle porte della “conoscenza della struttura del nucleo atomico”, il tempo e lo spazio, legati intimamente da Newton nelle “equazioni fondamentali della meccanica”, gli si sono trasformati in modo radicale, fin quasi a scomparire. Agli occhi della fisica teorica di base, passato e futuro “non si oppongono più come a lungo si è pensato”, scrive Rovelli in un altro scritto dal titolo L’ordine del tempo, pubblicato dalla stessa casa editrice. A questo “stato delle cose”, l’autore poteva rimanere in surplace, in quanto, facendo sparire il tempo, divenuto prodotto umano e testimonianza del cervello, si annullerebbero non solo il soggetto del conoscenza, ma anche il suo stesso oggetto. Materialismo ed empiriocriticismo tratta della teoria della conoscenza dal punto di vista del materialismo dialettico. Lo scritto non ha origine in una semplice questione filosofica, perché ha un rilevante carattere politico. Conoscere il mondo circostante “obiettivamente” per Lenin è condizione necessaria per trasformarlo efficacemente: costituisce, innanzitutto, una reazione contro un metodo di pensare anti-dialettico e quindi metafisico. Ciascuna tappa dello sviluppo delle scienze apporta nuovi contributi alla conoscenza del mondo, a una rappresentazione sempre più fedele e prossima alla realtà, iscrivendosi sempre in un quadro di natura storica. Bogdanov, contro cui il testo di Lenin è principalmente diretto, fu un notevole rappresentante bolscevico nel corso della prima rivoluzione in Russia e, per influenza di Mach, cercò di dare un contenuto psicologico al materialismo di Marx e, in quest’ottica, si impegnò a considerare i fenomeni fisici e psichici come aspetti di un’unica esperienza, organizzata socialmente oppure individualmente. Fece parte della corrente bolscevica del partito socialdemocratico russo ed espresse le sue teorie in una sorta di monismo empirico (il machismo), che lo condussero all’urto con Lenin. A questa polemica seguì quindi il suo distacco dal partito socialdemocratico.

Vediamo di cogliere, a questo punto, qualche aspetto dello scontro teorico tra Lenin e Bogdanov. Mentre Lenin denuncia l’idealismo di Bogdanov, questi mette in risalto gli aspetti metafisici del materialismo di Lenin: in specie, a suo dire, il concetto ingenuo di materia, impregnato di dogmatismo teorico. Il materialismo di Lenin avrebbe “congelato” il movimento reale, che prese vita con la rivoluzione sovietica. Dal che si verrebbe a dedurre che la responsabilità dell’immensa tragedia del proletariato, il massacro dei migliori rappresentanti della classe operaia, la controrivoluzione staliniana, avrebbero avuto la loro causa funesta in una forma di… materialismo scorretto. Lenin non avrebbe compreso, secondo Bogdanov, l’aspetto sottile dell’empiriocriticismo, scambiandolo per idealismo, ripete Rovelli, porgendo una mano a Bogdanov: “non si trattò di idealismo, perché aprì la strada alla naturalizzazione del soggetto della conoscenza, anzi le idee di Mach, pur frammentarie e non sistematiche, hanno avuto una portata ampia e per questo sono ancora fertili”.

Per dare una strigliata agli empiriocriticisti di ritorno, di cui pare l’autore si faccia portavoce, leggiamo un brano da Materialismo e empiriocriticismo: “Ogni ideologia è storicamente condizionata, ma è incondizionato il fatto che ad ogni ideologia scientifica corrisponde una verità obiettiva, una natura assoluta. Voi direte che questa distinzione tra verità assoluta e la verità relativa è indeterminata. Vi rispondo che essa è appunto ‘indeterminata’ quanto basta per impedire che la scienza sia trasformata in un dogma nel peggior senso della parola, in qualche cosa di morto, di rigido, ossificato; ma nello stesso tempo essa è ‘determinata’ appunto quanto basta per distinguersi nel modo più deciso ed inequivocabile dal fideismo, dall’agnosticismo, dall’idealismo filosofico e dalla sofistica dei seguaci di Hume e di Kant”. (Editori Riuniti, 1973, pp. 132-133)

E qualche passo ancora, dallo stesso testo: “L’eliminazione materialistica del ‘dualismo di spirito e corpo’ (cioè il monismo materialistico) consiste in ciò: lo spirito non esiste indipendentemente dal corpo, lo spirito è secondario, è una funzione del cervello, un’immagine del mondo esterno. L’eliminazione idealistica del ‘dualismo di spirito e corpo’ (cioè il monismo idealistico) consiste in ciò: lo spirito non è una funzione del corpo, lo spirito è di conseguenza primordiale, l’ambiente e l’Io esistono soltanto nel legame indissolubile degli stessi ‘complessi di elementi’. Oltre a queste due maniere, diametralmente opposte, di eliminare ‘il dualismo di spirito e corpo’ non ce ne può essere una terza, se non si tiene conto dell’eclettismo, cioè della confusione incoerente dell’idealismo e del materialismo” (p. 87).

E ora, per completare il quadro, un ultimo altro brano, tratto questa volta dalla engelsiana Dialettica della natura (il saggio “Parte avuta dal lavoro nel processo di umanizzazione della scimmia”):

“Non aduliamoci troppo tuttavia per la nostra vittoria umana sulla natura. La natura si vendica di ogni nostra vittoria. Ogni vittoria ha infatti, in prima istanza, le conseguenze sulle quali avevamo fatto assegnamento: ma in seconda e terza istanza ha effetti del tutto diversi, impreveduti, che troppo spesso annullano a loro volta le prime conseguenze. […] Ad ogni passo ci viene ricordato che noi non dominiamo la natura come un conquistatore domina un popolo straniero soggiogato, che non la dominiamo come chi è estraneo ad essa, ma che noi le apparteniamo con carne e sangue e cervello e viviamo nel suo grembo: tutto il nostro dominio sulla natura consiste nella capacità, che ci eleva al di sopra delle altre creature, di conoscere le sue leggi e di impiegarle nel modo più appropriato. E, in effetti, comprendiamo ogni giorno più esattamente le sue leggi e conosciamo ogni giorno di più quali sono gli effetti immediati e quelli remoti del nostro intervento nel corso abituale della natura. In particolare, dopo i poderosi progressi compiuti dalla scienza in questo secolo, siamo sempre più in condizione di conoscere, e quindi di imparare a dominare, anche gli effetti naturali più remoti, perlomeno per quello che riguarda le nostre abituali attività produttive. Ma quanto più ciò accada, tanto più gli uomini non solo sentiranno, ma anche sapranno, di formare un’unità con la natura, e tanto più insostenibile si farà il concetto, assurdo e innaturale, di una contrapposizione tra spirito e materia, tra uomo e natura, tra anima e corpo, che è penetrato in Europa dopo il crollo dell’antichità classica e che ha raggiunto il suo massimo sviluppo nel cristianesimo” (Editori Riuniti, 1967, pp.192-193).

Quello che sfugge a Rovelli è il carattere del materialismo dialettico, il suo metodo dinamico di indagine e di conoscenza della realtà, per l’appunto il metodo dialettico. Non si tratta di venire a capo a un’astrazione ideologica, a un prodotto del pensiero, che indagando se stesso giunge a conoscere le leggi del pensiero umano: si tratta di un’attività che agisce sulla realtà, cioè sulla natura e, quindi, è fattivamente esperienza. Nel materialismo dialettico, non c’è frattura, contrapposizione tra teoria e prassi, tra conoscenza e trasformazione del mondo. La teoria non è qualcosa di autonomo, di puramente contemplativo, e la prassi non è una semplice verifica, che interviene successivamente con la sola funzione di controllare la validità o meno dell’elaborazione teorica.

In un passo dei Quaderni filosofici, Lenin afferma: “Il pensiero, salendo dal concreto all’astratto, non si allontana – quando sia corretto […] – dalla verità, ma si avvicina a essa. L’astrazione della materia, della legge di natura, l’astrazione del valore, ecc., in breve, tutte le astrazioni scientifiche (corrette, serie, non assurde) rispecchiano la natura in modo più profondo, fedele e compiuto. Dalla vivente intuizione al pensiero astratto e da questo alla prassi: ecco il cammino dialettico della conoscenza della verità, della conoscenza della realtà oggettiva (Quaderni filosofici, Roma, 1971, pp. 157-158).

Ma vai a farlo capire, agli intellettuali!

 

Note

1.Un commento a margine dell’articolo di “La Lettura”, spiega (?) che “Mach fu un empirista radicale, convinto della validità della pura sperimentazione, avversario delle tendenze a sviluppare illazioni e teorie […], soprattutto contrario alla permanenza di residui metafisici nelle scienze […]. Con il suo lavoro di riesame critico delle teorie di Newton su spazio e tempo aprì le basi per la teoria della relatività di Einstein”. Rovelli chiarisce (?) ancora: “Mach non assume come punto di partenza né una realtà data né un soggetto che percepisce e conosce […]. L’originalità di Mach è quella di individuare un livello capace di eliminare la dualità tra mondo mentale e mondo naturale, identificandoli e saltando oltre l’alternativa fra materialismo e idealismo o fra soggetto e oggetto, un modo radicato nel linguaggio della scienza contemporanea”.

 

Partito comunista internazionale

                                                                           (il programma comunista)

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.