DISTINGUE IL NOSTRO PARTITO: La linea da Marx a Lenin alla fondazione dell’Internazionale comunista e del Partito Comunista d’Italia; alla lotta della sinistra comunista contro la degenerazione dell’Internazionale; contro la teoria del socialismo in un Paese solo e la controrivoluzione stalinista; al rifiuto dei fronti popolari e dei blocchi partigiani e nazionali; la dura opera del restauro della dottrina e dell’organo rivoluzionario a contatto con la classe operaia, fuori dal politicantismo personale ed elettoralesco.

Lasceremo ai gazzettieri di colore il gusto - che non abbiamo - di ricamare sui retroscena, piccanti o no, del «caso Reale», e ai cucinieri della politica il piacere di ridere sui grattacapi del PCI: non siamo noi a raccogliere i cocci dei partiti, grandi e piccoli, dell'opportunismo. Due sole constatazioni ci permettiamo.

La prima concerne il ridicolo estremo delle due parti: del «ribelle» che improvvisamente si accorge della rovina alla quale i dirigenti stanno, con la loro «politica dissennata», portando la classe operaia ed il partito; dei dirigenti che improvvisamente si accorgono del «tradimento» di quello che già fu una delle colonne del tempio (pardon della cloaca) togliattiana. Le due parti si equivalgono: i loro occhi si «aprono» quando fa loro comodo, e non staremo a indagare in che cosa questo comodo consista nella fattispecie.

La seconda constatazione, è di carattere più serio e generale, ma conclude nello stesso senso: se gli operai non devono nulla sperare dal partitone pilotato dalla cabina di comando delle Botteghe Oscure meno ancora possono e debbono attendersi dalla fioritura di presunti ribelli e oppositori la cui sola aspirazione è di tuffarsi senza più ritegno nella melma del riformismo e della democrazia e sognano il grande «partito socialista» aperto a tutti  fuori che ai rivoluzionari - e non perché non sarebbe alieno dall'accoglierli, ma perché i rivoluzionari non ci entrerebbero mai. I «ribelli» non sono che dei Togliatti all'ennesima potenza, mescolanti nella stessa pentola socialismo e libertà, come è ormai - sebbene in ordine rovesciato - il costume di tutti i partiti tradizionali della borghesia. Le parti anche qui, si equivalgono, con un punto negativo in più a carico degli oppositori.

E tanto basti alle comari del «Giorno» su nostri pretesi accordi o accostamenti con questi ruderi dell'opportunismo politico.

 

il programma comunista, n. 1, 4 - 19 gennaio 1957

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