DISTINGUE IL NOSTRO PARTITO: La linea da Marx a Lenin alla fondazione dell’Internazionale comunista e del Partito Comunista d’Italia; alla lotta della sinistra comunista contro la degenerazione dell’Internazionale; contro la teoria del socialismo in un Paese solo e la controrivoluzione stalinista; al rifiuto dei fronti popolari e dei blocchi partigiani e nazionali; la dura opera del restauro della dottrina e dell’organo rivoluzionario a contatto con la classe operaia, fuori dal politicantismo personale ed elettoralesco.

Concludiamo la ripubblicazione di alcuni capitoli del nostro testo Struttura economica e sociale della Russia d’oggi (uscito a puntate su questo stesso giornale negli anni 1955-1957, e poi in volume unico – insieme ad altri nostri testi sull’argomento – nel 1976). Nelle due ripubblicazioni precedenti, abbiamo visto prima che cosa vollero dire le “Tesi d’aprile”, con cui Lenin di ritorno in Russia, di fronte alle incertezze e ambiguità di tanti militanti del partito bolscevico, ripropose quella che era sempre stata la prospettiva marxista delle “doppie rivoluzioni”: la “rivoluzione in permanenza”, codificata da Marx ed Engels nel Manifesto del partito comunista del 1848 e nell’’“Indirizzo del Comitato Centrale della Lega dei Comunisti” (1850) e da Lenin stesso in “Due tattiche della socialdemocrazia nella rivoluzione democratica” (1905); e poi come si svilupparono le giornate immediatamente precedenti l’insurrezione e la presa del potere, e la soluzione a quali problemi teorici, politici e tattici esse abbiano comportato – problemi e soluzioni che sono d’importanza vitale per il movimento comunista e rimangono basilari insegnamenti anche per il futuro. In questi altri cinque capitoletti (pp.241-248 della Struttura), si affronta il problema, non tanto delle misure immediate da prendere (che verrà trattato in altre parti del testo), quanto del senso politico che ebbe la conquista del potere da parte del proletariato russo diretto dal partito bolscevico. Si tratta cioè del problema fondamentale di quale strada debba intraprendere la Russia sovietica, isolata e mancante di quella parte necessaria e integrante della strategia leniniana che era la rivoluzione proletaria vittoriosa anche in Occidente: un problema intorno a cui ruoteranno disperatamente gli anni successivi, e soprattutto quelli a partire dal 1926, quando cominceranno ad affermarsi in tutta la loro devastante violenza l’abbandono dei principi del comunismo e il tradimento e ribaltamento della prospettiva teorica e storica entro cui si era situata la conquista del potere nell’ottobre 1917 – in una parola, la controrivoluzione, sintetizzata nella teoria della “costruzione del socialismo in un paese solo”. Comprendere chiaramente che cosa furono “i tre compiti socialisti di ottobre”, sia contro le deformazioni e i tradimenti staliniani sia contro le teorie bastarde che, pretendendo di reagire a essi, si buttavano in braccio alla democrazia o allo spontaneismo, è di vitale importanza, ieri come oggi: non è pura storiografia, ma arma di battaglia contro l’opportunismo presente e futuro, qualunque siano le sue vesti. Ed è il miglior modo, oggi, di ricordare l’Ottobre 1917: preparando il prossimo Ottobre, non importa in che mese debba cadere!

Anche questa volta, per non appesantire il testo di citazioni, ricordiamo che:

1)    I “traditori del 1914” sono tutti quei partiti socialisti aderenti alla Seconda Internazionale (la stragrande maggioranza!), che nell’agosto 1914, di fronte allo scoppio della Prima guerra mondiale, invece di seguire l’indicazione sempre data dal movimento comunista della “trasformazione della guerra imperialista in guerra civile”, votarono i crediti di guerra, schierandosi così con le rispettive borghesie;

2)    La guerra civile durò dal 1917 al 1920 e vide l’intervento di tutti i paesi capitalisti uniti e alleati (anche quelli che solo due anni prima erano schierati su fronti opposti nel massacro mondiale) a fianco delle forze controrivoluzionarie contro la giovane Russia sovietica, che seppe resistervi e uscire vittoriosa, grazie alla solidità del partito bolscevico e alla riorganizzazione dell’Armata Rossa guidata da Trotzky;

3)    I comitati “Giù le mani dalla Russia!” (“Hands off Russia!”) si formarono un po’ in tutti i paesi, per aiutare la Russia sovietica accerchiata dalle armate dei paesi capitalisti e boicottare gli sforzi bellici anti-sovietici delle rispettive borghesie

115 - I tre compiti socialisti di ottobre

L'ossatura critica di questa nostra storica ricostruzione sta nel sostenere dialetticamente che la rivoluzione russa non ha condotto ad una Russia socialista, ma capitalista; e che questo non contraddice ma conferma la teoria storica del partito. Tra rivoluzione russa e società socialista russa poneva questa il “ponte” che è mancato: rivoluzione proletaria europea. E nel sostenere nello stesso tempo che, mentre il Febbraio 1917 fu una rivoluzione politica borghese, l'Ottobre 1917 fu una rivoluzione politica proletaria, e socialista (e quindi anche rivoluzione sociale da definire socialista): al che nulla toglie se, dopo, la dialettica strada alla vittoria del socialismo nel mondo capitalista non poté essere percorsa tutta. Non è perduta una causa storica, per il rinvio ad una successiva udienza.

Abbiamo quindi fondato la dimostrazione del “diritto” di Ottobre russo alla classificazione di “socialista”, e “comunista”, su tre suoi compiti, che sono rimasti solidamente impiantati nel corpus storico umano.

Il primo compito è lo schiacciamento del traditore opportunismo nazionalista della seconda Internazionale, e la liquidazione della guerra capitalista.

Il secondo compito è la successiva decisa dispersione di tutti i movimenti sociali e politici che si accampano tra la borghesia e il proletariato rivoluzionario, esaurendone in una possente serie dialettica la funzione storica man mano che non ha più forza propulsiva, a partire dalla caduta del feudalesimo, e costruendo la fisica reale prova della necessaria unità e totalità del potere rivoluzionario dittatoriale, e quando occorre terroristico, nelle mani del partito di classe, del partito marxista e comunista.

Il terzo compito sta nella soluzione, teorica e di azione, del rapporto tra la classe proletaria rivoluzionaria e lo Stato. L'emancipazione della classe lavoratrice è impossibile entro i limiti dello Stato borghese: esso deve essere sconfitto nella guerra civile e il suo meccanismo demolito – con ciò, la versione socialdemocratica del corso storico è dispersa. Dopo la vittoria rivoluzionaria e insurrezionale è giocoforza che sorga un'altra storica forma statale, la dittatura del proletariato, condotta dal partito comunista, che apre la tappa storica in cui sorge la società socialista e si va spegnendo lo Stato. Con ciò è giudicata la lotta del 1870-72 tra marxisti e libertari, chiuso il ciclo della piccolo-borghese illusione anarchica, pur dando ai libertari atto della giusta tesi che lo Stato non si conquista, ma si distrugge.

116 - Le somme tornarono

Quale il bilancio, in Russia e nel mondo internazionale, di questi tre compiti storici giganteschi?

Per primo: la disfatta dei traditori del 1914 fu definitiva nel campo teorico, e definitiva, sempre in tal campo, l'opera di fondazione della nuova Internazionale. Nella storica attuazione, per quanto riguarda la Russia, il risultato fu pieno, con la distruzione del “difesismo” che risorgeva minaccioso (Lenin, “Tesi di Aprile”); ma, per quanto riguarda l'Internazionale, alla poderosa base critica e teorica non rispose eguale successo. Non essendo intervenuta una rivoluzione proletaria europea vittoriosa, al socialista Ottobre russo non si poté innestare il passaggio della società russa al socialismo. Ma, quel che fu peggio, non vi si innestò lo sviluppo, coerente alle gloriose basi, dei partiti comunisti in Russia e altrove. Comunque, alla data di Ottobre 1917, bilancio positivo!

Non meno positivo il bilancio per il secondo compito: in teoria, la totalitaria distruzione dei partiti “affini” resta una conquista universale; nell'azione, essa è raggiunta in quel torno di tempo in Russia senza eccezioni. Internazionalmente e per le stesse suddette ragioni, si è regredito poi dall'altezza di Ottobre.

Il terzo compito della distruzione dell'apparato statale tradizionale, nella dottrina, è stato adempiuto con il testo di Lenin Stato e Rivoluzione (1917) con la totale restaurazione del marxismo, e nell'azione il compito in Russia è stato parimenti portato fino all'estremo, facendo a pezzi sia l'apparato zarista che i conati di ordinamento borghese nel governo provvisorio e nell'aborto di Stato parlamentare. Al tempo di Ottobre, questo bilancio splende di completezza, ed è risultato che il futuro utilizzerà in pieno, malgrado il rovescio della rivoluzione di Europa e l'involuzione del potere russo a forme sociali di capitalismo, e statali di menzogna demo-popolare.

La Rivoluzione di Ottobre ed il partito comunista di Lenin sono andati alla vittoria conducendo tutta l'azione sulla vera linea rivoluzionaria, conseguendo tutti i risultati conseguibili e nel senso favorevole allo sviluppo dell'internazionale rivoluzione proletaria e della società socialista; le sole forme possibili allora, oggi e domani.

La resistenza della forma storica capitalista nel mondo moderno, e a più forte ragione in Russia, si lega ancora alla tremenda disfatta del moto della classe operaia alla prova dell'agosto 1914.

Malgrado i rovesci strategici ulteriori del proletariato mondiale, e malgrado la nuova peggiore ondata di opportunismo che ha ucciso Partito ed Internazionale di Lenin [lo stalinismo - NdR], il punto di appoggio dell'Ottobre è valido potentemente e lo resta per tutto il corso della Rivoluzione futura. Delle rivoluzioni proletarie che la storia segnerà, Ottobre è stata la prima a vincere, e a segnare la sola strada, da allora gloriosamente aperta.

117 - Isolato sforzo supremo

Se sono insegnamenti e “allenamenti” storici grandiosi del proletariato mondiale gli acquisti di Ottobre quanto a totalità unipartitica della rivoluzione, a stritolamento della guerra imperiale, a riduzione in frantumi dello Stato parlamentare, non lo è meno la vera e propria epopea attraverso la quale, in tre e più anni di paurosa guerra civile, furono schiacciati senza lasciare traccia palpabile tutti i feroci ritorni della controrivoluzione, alimentati dalle classi dominanti e dalle forze di conservazione del mondo intero e dai poteri costituiti di tutti i paesi.

Una parte enorme del potenziale rivoluzionario che possedevano i proletari russi e il loro formidabile partito fu assorbita in questo sforzo incredibile. I nemici arrivavano da tutte le direzioni, si schieravano su diecine e diecine di fronti, avevano basi e mezzi di operazione da tutti i punti non solo dell'orizzonte geografico, ma di quello politico: le multiple e multiformi puntate, venendo da classi, partiti e Stati di tutte le condizioni, bianchi, gialli, verdi, rosei, reazionari feudali, grossi capitalisti liberali, radicalume piccolo-borghese, socialistume pseudo-operaio, colpivano con un solo obiettivo: abbattere il potere bolscevico. Non sarà il caso di fare la storia della lunga lotta, cui nella sintesi dedicammo qualche cenno elencativo, ma ciò sarà provato dai riferimenti ai tempi, ai luoghi di partenza e di attacco, ai nomi delle nazionalità, dei governi, e dei generali che operarono. Cento attacchi contro una difesa sola, unicolore, e che vinse perché fu “unipartitica”.

Vogliamo qui fare due rilievi. Perché, intendiamo domandare, dinanzi alla incredibile eterogeneità dell'avversario e alla diversità di origine degli interessi da cui erano stati mossi e venivano sorretti, non si pensò nemmeno un momento a metterne alcuni contro alcuni altri, a seminare tra essi la solita abile discordia, a discriminarli, a graduarli? e la rivoluzione si impegnò senza discutere nel programma semplice ed unico di ributtarli ed annientarli tutti, dallo zarista fino all'anarchico? Perché qui nessun ricorso fu enunciato alla teoria della “manovra aggirante”, che tanto male fece nella strategia politica frammezzo al caleidoscopio dei partiti europei, e che pose le radici dell'attuale pullulare rovinoso e fetido di equivoche strizzate d'occhio, dell'ondeggiare incessante in mostruose aperture ed ammiccamenti del marciapiede politicantesco?

E in secondo luogo vogliamo notare che, se anche non mancarono alcuni episodi di internazionalismo proletario che fermarono o ritardarono non poche delle imprese dell'intervento borghese e straniero nella socialista Russia, troppa sproporzione corse tra la parte del carico che ricadde sull'esercito interno della rivoluzione, e quello che fu l'aiuto dei proletari esteri e la lotta al grido di: giù le mani dalla Russia!, che meglio sarebbe stata al grido: giù la borghesia dal potere, fuori di Russia! Non poco questo enorme consumo di forze in una lotta feroce per la vita o per la morte, ove ad ogni atto tutta la posta era in gioco, si ripercosse sulle debolezze della strategia esterna dei partiti, sulla non facilmente spiegabile fragilità con la quale il bolscevismo, forte di una tradizione di fermezza senza pari, lasciò poi, e sia pure dopo l'immolazione di una parte notevolissima della sua grande milizia, imbastardire i cardini programmatici del marxismo e della rivoluzione, bassamente barare sul valore delle forme sociali, e finalmente imperversare la degenerazione paurosa che si svolse sulla parola insensata della costruzione del socialismo nella sola Russia.

Tutto quello che il proletariato russo e il partito russo potevano fare da soli, alla data della vittoria civile nel 1920-21, era fatto. E tutto quanto dare si poteva era stato dato. L'avvento del socialismo esigeva la discesa in campo del proletariato internazionale. A questo non fu data la consegna, che si seppe dare all'Esercito Rosso, fin dalla difficilissima e tormentata fase della sua formazione: Andare allo stesso titolo contro tutti i nemici, e tutti tentare senza discriminazioni ruffiane di trafiggere al cuore.

118 - In Russia e in Europa

Come questa doppia posizione si spiega? Imbroccata sul terreno militare, e sbaglio di manovra su quello politico ed estero? Sarebbe cosa banale. Non sono capi, dirigenti, governi e partiti che hanno nelle mani simili scelte. È la forza della storia stessa che li determina a prendere le posizioni che sorgono dai rapporti fisici della sottostruttura. In Russia, la fase rivoluzionaria era matura per urgere in breve ciclo di forze nuove e disgregarsi di morte forme; fuori, in Europa, la situazione era falsamente rivoluzionaria e lo schieramento non fu decisivo, l'incertezza e mutevolezza di atteggiamento fu effetto e non causa della deflessione della storica curva del potenziale di classe.

Se errore vi fu e se di errore di uomini e di politici è sensato discorrere, esso non consistette nell'aver perduto autobus storici che si potevano agguantare, bensì nell'aver colto, nella lotta in Russia, la presenza della situazione suprema, nell'aver creduto in Europa di poterle sostituire l'effetto di illusionisti soggettivi abilismi, nel non aver avuto, da parte del movimento, la forza di dire che l'autobus del potere proletario in occidente non era passato e quindi era menzogna segnalare in arrivo quello dell'economia socialista in Russia. La storia per noi non la fanno gli Eroi: ma i Traditori nemmeno.

Il momento e il periodo felice fu avvertito invece in Russia dai sismografi del sottosuolo sociale. I diagrammi furono decifrati dagli occhi di un Lenin che urlò l'urgenza di ore dell'assalto di Ottobre, che vigilò dal centro di una rete di fili telegrafici la dinamica unitaria dello strozzarsi e dell'allentarsi del capestro unico intorno alla gola della rivoluzione, cui cento mani traenti davano un'unica tensione. Di un Lenin che diramava comunicazioni nello stile impellente che Trotsky attesta – a Kamenev (mandato nella primavera 1919 in Ucraina con funzioni amministrative, e accerchiato dai bianchi): “assolutamente necessario che portiate voi stesso i soccorsi al bacino del Don, altrimenti non vi è dubbio che la catastrofe sarebbe tremenda e difficilmente rimediabile: periremo tutti quasi certamente se non riusciamo in breve tempo a ripulire il bacino (carbonifero) del Don” (1).

La storia non si fa, una volta ancora, ed è già saltuaria fortuna decifrarla: lasciamo che ogni giorno aumentino di una unità i fessi che ciò non intendono, e scussi scussi si mettano a farla loro, a colpi di solitario pollice... Anzi non se ne decifra nemmeno la via sicura, il che potrebbe concludere al fatalismo, che inorridisce l'impotente nato: se ne stabiliscono solo alcuni legami tra date condizioni e corrispondenti sviluppi.

Non si era in un periodo analogo di fremiti storici nell'Europa centro-occidentale in quegli anni e nei successivi: si andò a tentoni, si sbandò più volte e alla fine, come l'organismo di Lenin cedette dopo aver tutto dato (il confronto è solo di valore didattico), cedette quello del partito russo, e il comunismo internazionale andò alla deriva.

119 – “Ionizzazione” della storia

Per chiarire il concetto sul divario tra i due ambienti (aree dicemmo talvolta) e i due tempi, o fasi, ci consentiremo di ricorrere ad un'immagine fisica, e diremo che nella Russia del periodo di guerra civile non si sbagliò la direzione di puntamento delle artiglierie, perché nei periodi vitali per la Rivoluzione l'atmosfera storica è ionizzata.

Ogni umana molecola si orienta necessariamente, automaticamente, non deve faticare a scegliere posizioni.

La scoperta degli joni fece da preludio alla moderna chimica fisica infratomica, sebbene non si trattasse ancora di parti di atomi; fece da preludio alle sintesi tra i dati sperimentali meccanici, chimici ed elettrici.

Ogni molecola di un dato corpo chimico si compone di due parti che si dicono joni, unite da un legame elettrico. I due joni sono carichi di elettricità di polo opposto, e quindi si attraggono, si tengono stretti tra loro. Lo jone positivo sodio e lo jone negativo cloro (metallo e metalloide) formano, combinati, il sale comune, cloruro di sodio. Badate che non è il discorso dell'elettrone e del protone, che uniti formano il neutrone, ma qui ci serve lo stesso. La molecola di sale è, dopo quell'amplesso elettrochimico, neutra, scarica, stabile, indifferente, si mette in una posizione qualunque anche se sta in un campo elettrico potente, e non si degna di voltarsi verso nessuno.

Ma jonizzate il sale! Il che avviene in tanti casi, tra cui quello molto semplice di scioglierlo nell'acqua, e fate passare in esso una lieve corrente elettrica (ben aveva detto l'alchimista di mille anni fa corpora non agunt nisi soluta: “i corpi sono attivi solo in soluzione”, e la scienza è sempre alla fine vecchia e nuova); ebbene, i due joni si staccano, la loro carica polare torna in evidenza, essi non si possono più porre in un'attitudine arbitraria, secondo un asse qualunque, ma si distinguono in due soli tipi: quelli positivi e quelli negativi. Corrono in due soli opposti sensi sulla stessa linea: i primi verso l'afflusso di forza elettrica negativa, gli altri inversamente.

Applichiamo, di grazia, per un momento il nostro modellino, che vale in una più profonda indagine per tutti i corpi e per tutti i campi della natura fisica, fino al caso sensazionale dell'atmosfera terrestre in cui siamo immersi, e che lontani cataclismi astrali, o terrene umane bombe atomiche, vengono in vario modo a polarizzare, a rendere radioattiva (per quanto ora monta, è quasi lo stesso), al corso storico dell'agglomerato umano. In certi momenti, come nel 1956 [anno in cui si scrive - NdR] e in questa sorda fase della civiltà borghese occidentale, l'ambiente storico non è jonizzato, le innumeri molecole umane, gli individui, non sono orientati in due schieramenti antagonisti. In questi periodi morti e schifosi, la molecola persona può mettersi a giacere orientata in un qualunque modo, il “campo” storico è nullo e nessuno se ne frega. È in questi tempi che l'inerte e fredda molecola, non pervasa, e inchiodata su un asse indefettibile, da una corrente imperiosa, si ricopre di una specie di incrostazione che si chiama “coscienza”, e si mette a blaterare che andrà quando vuole, dove vuole, eleva la incommensurabile sua nullità e fessaggine a motore, a soggetto causale di storia.

Lasciate però che, come nella Russia della grande guerra civile, le grandi forze del campo storico si destino suscitate dagli urti delle nuove forze produttive che urgono contro la rete delle vecchie forme sociali che vacillano; è allora che nella nostra immagine l'atmosfera storica, il magma sociale umano, si presentano jonizzati, e se vi fosse un contatore Geiger della rivoluzione le sue lancette prenderebbero a follemente danzare. Le linee di forza del campo si inchiodano sulle loro traiettorie, tutto è polarizzato tra due orientamenti inesorabili e antagonisti, ogni elemento del complesso sceglie il suo polo e si precipita allo scontro con quello opposto, finisce il mortifero dubbio, va a ignobilmente farsi fottere ogni doppio gioco, l'individuo-molecola-uomo corre nella sua schiera e vola lungo la sua linea di forza, dimentico finalmente di quella patologica idiozia che secoli di smarrimento gli decantarono quale libero arbitrio!

Abbiamo voluto in questo modo presentare il suggestivo fatto storico che, nella lunga guerra [civile] triennale, l'immensa e gloriosa rivoluzione bolscevica ebbe di contro dozzine e dozzine di nemici schieramenti, ma la storia della sua battaglia portentosa e del suo atteggiamento sovrastrutturale conosce due soli campi, due direzioni, due forze che cozzano, due sole uscite della tragedia sociale: o periremo noi, o periranno le sozze orde di controrivoluzionari senza aggettivi.

La rivoluzione comunista può solo vincere quando, polarizzata da forze nuove questa morta atmosfera che oggi ci soffoca, dispersa la bestemmia scientifica dell'indifferente vile coesistere tra poli nemici, tutto il mondo capitalista sarà jonizzato nella fase rivoluzionaria futura, e due soli scioglimenti si porranno davanti alla lotta suprema.

Non jonizza la storia il prurito di molecoline neutre fino alla sterilizzazione mortifera, né la ha solo jonizzata la nostra rivoluzione: lo fu ad esempio perfino quando il Cristo, che fu detto Dio perché non si ridusse alla parte risibile di Uomo Capo ed Eroe, ma era impersonale forza del campo storico, jonizzò il mondo delle società schiaviste antiche con l'equivalente formula: Chiunque non sarà con me, sarà contro di me.

 

Note

1.L. Trotsky, Stalin, pagg. 388-389. Una documentazione appassionante di come Lenin seguì dal centro di Mosca ogni anche minimo dettaglio della ciclopica lotta su tutti i fronti, si ha ora nei Trotsky Papers, 2 voll. (1917-1919 e 1920-1922), a cura di J.M. Meyer, L'Aja - Parigi, 1964 e 1971.

 

Partito Comunista Internazionale
(il programma comunista n°05 - 2007)

 

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