DISTINGUE IL NOSTRO PARTITO: La linea da Marx a Lenin alla fondazione dell’Internazionale comunista e del Partito Comunista d’Italia; alla lotta della sinistra comunista contro la degenerazione dell’Internazionale; contro la teoria del socialismo in un Paese solo e la controrivoluzione stalinista; al rifiuto dei fronti popolari e dei blocchi partigiani e nazionali; la dura opera del restauro della dottrina e dell’organo rivoluzionario a contatto con la classe operaia, fuori dal politicantismo personale ed elettoralesco.

Presenti i compagni Rakosi, Bordiga, Grieco, Terracini, Azzario, Gnudi, Togliatti, Marabini, Berti, Vujovic, Böttcher.

 

Terracini: Fa noto ai compagni convenuti che la riunione è stata convocata dal rappresentante dell’esecutivo dell’Internazionale allo scopo di rendere note le attività svolte nei confronti del Congresso socialista e l’azione da svilupparsi in conseguenza.

Rakosi: riassumere brevemente i vari passi fatti verso i socialisti prima e durante il loro Congresso e rende noto di aver partecipato alla riunione della nuova direzione del Partito massimalista avvenuta nella sera precedente. In tale riunione egli ha rinnovato l’invito già rivolto ai socialisti attraverso l’Appello dell’Internazionale per la nomina dei loro delegati in una commissione mista coi comunisti incaricata di realizzare la collaborazione fra i due partiti. Dichiara che i socialisti hanno accettato l’invito e che spetta ora al Partito comunista di eleggere i suoi rappresentanti in tale commissione alla cui costituzione hanno già dato adesione alcuni compagni comunisti, fra cui Terracini.

Terracini: Desidera prima che si inizi la discussione contestare l’affermazione di Rakosi che tende a farlo apparire d’accordo con la deliberazione di costituire la commissione. Rammenta a Rakosi che al contrario non più tardi di due sere avanti, nel lungo colloquio avvenuto nella propria casa, egli ha fatto presente tutte le critiche e le opposizioni alla partecipazione ad un comitato comune coi socialisti prevedendone il sorgere di gravi danni per il movimento comunista in particolare e il proletario in generale. Dichiara che si è limitato a dichiarare che anche nella presente questione come in tutte le altre il C.E. del Partito sarebbe stato disciplinato nell’esecuzione alle deliberazione dell’Internazionale, pure ponendosi il problema se non fosse consigliabile nominare come propri rappresentanti nella commissione quei compagni della minoranza che si sono dichiarati favorevoli ad una tattica di fusione con i socialisti.

Rakosi: riconosce esatta la correzione di Terracini.

Bordiga: Rinuncia per ora a discutere nel merito la questione, osservando solamente che essa non fa che proseguire la direttiva dell’Internazionale tendente a realizzare in Italia una tattica assolutamente contrastante con quella suggerita dal C.E. del Partito. In tale condizione di cose, è inutile la ricerca di una via di mezzo fra le concezioni nostre e quelle del compagno Rakosi, ed egli non può che riconfermare il contenuto della lettera privata indirizzata al compagno Rakosi fin dal giorno 3/10. Vuole però dichiarare che la tattica fino ad ora messa in essere dal compagno Rakosi lede profondamente il principio organizzativo che sta alla base della formazione del Partito; appunto in relazione a questa constatazione dichiara inconcepibile la pubblicazione ordinata dell’articolo del compagno Graziadei che, fino a prova contraria da desumersi solamente da un congresso di Partito, rappresenta in questo la minoranza. L’opinione della minoranza diventa in tal modo l’opinione del Partito: ciò costituisce una situazione insostenibile dalla quale occorre uscire. Lamenta poi che sui fatti intercorsi non si sia neppure saputo conservare un prudente e doveroso silenzio, talché è avvenuto che nel Congresso socialista si parlasse apertamente di un intervento d’imperio dell’Internazionale per imporre sui giornali comunisti la pubblicazione di un articolo non accettato dall’Esecutivo del Partito. Rivendica il diritto di pubblicare l’articolo che ha sollevato i rimproveri del compagno Rakosi, data la necessità di riportare fra i compagnie del Partito l’orientamento persosi per l’improvviso e inaspettato mutarsi della tattica.

Togliatti: Chiede che vengano precisate le attribuzioni della commissione proposta, allo scopo di vedere se in realtà essa non divenga un organismo superiore che si sovrapponga all’autorità dei C.E. dei due partiti. Se così fosse, bisogna che si dichiari apertamente che tale commissione non costituisce altro che il primo passo verso la desiderata fusione dei due partiti.

Terracini: Riconosce che nell’azione del compagno Rakosi vi è una continuità di intenzioni che rende inutile ogni discussione. Si vuole la fusione organizzativa dei due partiti e la si prepara in ogni modo e con ogni mezzo. Eppure i fatti intercorsi dalla chiusura del Congresso socialista ad oggi avrebbero dovuto se non altro far ricredere i compagnie dell’Internazionale sulla serietà delle intenzioni dei massimalisti. La riconferma integrale della passata direzione del partito sta a significare, come dichiarò Serrati, la continuità della direttiva politica del Partito; noi non sappiamo se il passato del Partito Socialista dia affidamento sulla loro sincera accettazione dei principi comunisti. D’altra parte il fatto di avere, in dispregio ai 21 punti, dato diritto di intervento alla Direzione, al rappresentante del gruppo parlamentare e al direttore del giornale significa che anche il rinnovamento organizzativa promesso dai massimalisti resterà una lustra. In ogni modo si può ammettere che i massimalisti mutino nell’avvenire. Ma allora una prudenza elementare suggerisce di attendere che tale mutamento incominci a manifestarsi prima di legarsi con i massimalisti. Nel prossimo avvenire si creeranno delle situazioni che imporranno a tutti i partiti di pronunciarsi; ebbene, se si vedrà che i massimalisti accetteranno in tali situazioni le parole d’ordine del Partito Comunista (la cui coscienza e la cui anima comunista non sono ancora per fortuna fino ad ora poste in contestazione), allora noi avremo una prova sicura che i massimalisti si avvicinano veramente alle direttive dell’Internazionale. Solo in tale evenienza potrà, se mai, porsi in discussione la proposta di una commissione unica.

Rakosi: spiega lo scopo e i compiti della commissione, la quale dovrebbe stabilire le disposizioni comuni ai due partiti per tutte le questioni ed i problemi importanti della vita italiana. Contesta che la pubblicazione dell’articolo di Graziadei possa essere identificata con un episodio di disorganizzazione del Partito al di sopra del quale sta l’Internazionale. Rammarica fortemente la pubblicazione dell’articolo di Bordiga che si oppone alle direttive fissate dall’Internazionale e prevede il sorgere di una grave polemica tra questa e il PCI. Dichiara che i massimalisti manifestano chiaramente la loro volontà di rinnovare la loro azione accettando anzi con entusiasmo proprio dei neofiti le proposte dell’internazionale. D’altra parte, la costituzione della commissione non pregiudica un’ulteriore definizione della questione dei rapporti tra il PCI e il PSI che sarà stabilita solamente al congresso di Mosca. Prega vivamente i compagni italiani di accettare la proposta.

Vujovic: L’idea di Terracini di attendere alla prova il partito massimalista prima di procedere oltre nell’azione è inattuabile. Infatti il Partito Socialista ha una sua dignità che gli impedirebbe di accodarsi sempre alle deliberazioni del Partito Comunista. Bisogna inoltre che se anche i massimalisti non hanno una mentalità comunista essi possano essere spinti verso essa con un’opera di collaborazione e con una discussione che non si svolga pubblicamente ma trovi invece un ambiente adatto nella commissione, la quale renderebbe note solamente le decisioni ultime cui giungerebbe.

Terracini: Le obiezioni del compagno Vujovic non sono assolutamente fornite di valore. Noi crediamo che invece di tentare di avvolgere del segreto le deviazioni massimalisti e la loro lontananza dalla mentalità comunista, occorra dare ad esse la massima pubblicità. Ciò ad evitare la creazione di un rinnovato equivoco dannosissimo per la massa proletari italiana, che sta già scontando le conseguenze dell’equivoco massimalista nato a Livorno; equivoco che sarebbe provocato da un’esteriore apparenza rivoluzionaria garantita dall’esistenza della commissione, al cui riparo avverrebbero tutti gli urti e i contrasti.

Azzario: Dichiara la sua opposizione alla proposta della commissione. Se in realtà i massimalisti hanno intenzione di collaborare con i comunisti, questi hanno preso l’iniziativa per la costituzione di un terreno comune di azione con la proposta della intesa fra le sinistre sindacali. Il problema della salvezza delle organizzazioni e della difesa del loro contenuto classista è oggi il più importante da risolvere per la ripresa del movimento proletario. Ad esso sono condizionate tutte le altre possibilità di azione. Che i massimalisti vengano al convegno proposto, che vi accettino l’accordo con i comunisti sulla base proposta, che lo osservino lealmente, e si sarà raggiunto un risultato che nessuna commissione paritetica potrebbe ottenere. Ma in realtà i massimalisti non accetteranno mai una leale collaborazione con i comunisti sul terreno rivoluzionario, come è stato dimostrato dal fatto che mentre a Roma nel Congresso si separavano dalla frazione collaborazionista e aderivano alla III Internazionale, a Como sia alleavano con i riformisti nelle elezioni della Camera del Lavoro contro il blocco dei comunisti con i terzinternazionalisti.

Marabini: le dichiarazioni di Azzario corrispondono in pieno alla realtà. Oggi in Italia non vi è altro terreno di azione per il proletariato e per i partiti operai che i sindacati. Il parlamento non offre un terreno di movimento; la lotta antifascista per il suo carattere illegale non permette una improvvisa mescolanza nelle nostre file di elementi che hanno fino ad oggi professata la religione della viltà e della rassegnazione; la commissione progettata non sarebbe che un duplicato dell’intesa proposta fra le frazioni sindacali di sinistra e viceversa dal sorgere della nuova iniziativa verrebbe esautorata ed annullata. Conferma inoltre che la sua esperienza della vita di Partito gli preannuncia gravi ripercussioni per un così improvviso mutamento di rotta e di tattica.

Terracini: Fa presente il danno gravissimo che nascerebbe ove, come è molto probabile, i lavori della commissione costituita dovessero risolversi nell’impossibilità di trovare un accordo sulle questioni concrete tra massimalisti e comunisti. La ripercussione di un tale fallimento supererebbe certamente ogni ipotetico vantaggio che potrebbe arrecare l’esistenza dell’organismo formale.

Bordiga: Constata come il programma dell’Internazionale nei riguardi della questione socialista sia mutato all’improvviso senza che nessun fatto nuovo sia intervenuto e senza che di esso mutamento siasi dato un opportuno avvertimento al PCI, lasciando che esso si ingolfasse sempre più nella sua politica antimassimalista. Si trattava infatti fino a 20 giorni fa (e ne fa fede la corrispondenza scambiata fra il nostro Esecutivo e Mosca) del problema dell’assorbimento della fazione Maffi. Oggi ci troviamo all’improvviso di fronte alla questione della fusione coi massimalisti. Noi protestiamo contro questo cambiare continuo delle direttive che rende inutili e frustra tutte le iniziative del nostro Partito. Nega che massimalisti abbiano orientato la loro tattica a sinistra; d’altra parte anche l’Internazionale dopo Livorno ha giustamente previsto che i massimalisti sarebbero andati recisamente a destra. Nulla è avvenuto a mutare questa realtà di fatto e noi che siamo spettatori dell’azione socialista non possiamo interpretare in siffatto modo le decisioni del Congresso senza rispondenza nella vita reale del Partito Socialista.

Rakosi: prega vivamente i compagni di non insistere nelle loro opposizioni, che lo metterebbero nella necessità di recarsi dai socialisti per comunicare loro che il Partito Comunista rifiuta di eseguire una deliberazione dell’Internazionale. Le responsabilità delle ripercussioni di questo fatto ricadrebbero completamente sui compagni dell’Esecutivo comunista italiano.

Bordiga: È sicuro che i compagni hanno fattole loro obiezioni per fissare le responsabilità delle conseguenze dannose che la tattica attuale procurerà al proletariato italiano. Ma il partito è come sempre disciplinato e non intende sottrarsi agli obblighi che gli spettano. Resta però ben chiaro che i singoli membri del C.E. regoleranno in relazione al proprio convincimento la propria posizione personale di partito. In ogni modo nel momento attuale i compagni italiani dichiarano di accettare di nominare i propri delegati nella commissione salvo il diritto di rendere pubblica tale accettazione con un comunicato che precisi le singole posizioni e faccia comprendere che l’Esecutivo non ha modificato per convinzione il proprio atteggiamento, ma eseguisce semplicemente una disposizione dell’Internazionale.

Rakosi: prende atto della decisione, ma reputa impossibile la pubblicazione del comunicato, che svaluterebbe nel momento stesso della sua formazione la commissione paritetica. Se i compagni dell’Esecutivo italiano credono necessario salvaguardare la loro responsabilità, essi potranno votare una risoluzione di carattere interno che comunicheranno all’Esecutivo dell’Internazionale. Egli per parte sua si prende le responsabilità di stendere una lettera di carattere ufficiale con la quale invita il partito a partecipare alla Commissione paritetica e nella quale aggiungerà di propria iniziativa la clausola che la commissione sarà presieduta da un delegato dell’Internazionale.

Stende la lettera che si trascrive in copia (in tedesco):

 

Alla centrale del P.C.I. Roma

L’Esecutivo del Comintern

nel suo appello al PSI ha proposto un comitato di azione per la direzione della lotta comune sul terreno politico ed economico con il PCI. Chiediamo alla Centrale del P.C.I., nel senso di quest’appello, di delegare tre compagni a questo comitato, che svolgerà il suo lavoro con un rappresentante dell’I. C. Il comitato inizia il suo lavoro immediatamente (prima dell’arrivo del rappresentante dell’Esecutivo).

Saluti comunisti

Rakosi – Böttcher

Roma 6 ottobre 1922

 

Togliatti: Crede che la dichiarazione proposta da Bordiga debba essere fatta perché ha lo scopo non già di salvaguardare le posizioni personali dei dirigenti del partito, i quali sono disposti a fare sacrificio di essa in ogni momento, bensì di riportare chiarezza fra le file dei compagni, che non comprendono più nulla dei fatti che stanno svolgendosi. È questo un dovere assoluto per chiunque voglia essere degno della propria posizione di dirigente rivoluzionario. Essa dichiarazione riuscirà a rendere forse possibile la vita del comitato, altrimenti destinato ad annullarsi nell’ondata di sfiducia che lo circonderebbe.

Bordiga: Presenta il testo della dichiarazione del seguente tenore:

Il C. E. dell’I. C. ha ufficialmente proposto la costituzione di una commissione paritetica diretta da un delegato dell’I. C. e composta di rappresentanti del P.C. e del P.S.

La Centrale del P.C., considerando come esecutiva tale deliberazione, ha delegato i compagni: a) b) c)

con la espressa riserva che tale atto non pregiudica in alcun modo il mandato che conferirà alla propria delegazione al IV congresso mondiale in merito alla soluzione delle questione dei rapporti col P.S.I..

Grieco: Ritiene troppo remissiva tale dichiarazione, che lascia senz’altro la via aperta alla fusione. È sciocco infatti ritenere che dopo la costituzione della commissione si possa comunque a Mosca modificare la linea attuale di condotta. L’attuale decisione compromette tutto l’avvenire. Egli dichiara di accettare la dichiarazione di Bordiga, ma si riserva di proporre in seno al CC che la delegazione italiana al IV congresso si astenga assolutamente da ogni discussione in merito alla questione italiana accettando tacitamente ogni risoluzione dell’Internazionale.

Rakosi: Dichiara di non poter accettare la dichiarazione.

A questo punto incominciò una disordinata discussione fra tutti i partecipanti alla discussione per la ricerca di un testo accettabile della dichiarazione da pubblicare. Per ben tre ore si prolunga la reciproca presentazione di progetti di dichiarazioni delle quali diamo qua alcuni testi.

Da parte del comp. Togliatti:

Caro compagno Rakosi,

In risposta alla vostra lettera di oggi;

I Membri della Commissione per il nostro partito sono

  1. b) c)

La discussione della questione dei rapporti fra il P.S.I. e il P.C.I sarà demandata in modo impregiudicato al IV Congresso dell’I. C., al quale la Delegazione italiana andrà munita di un preciso mandato”.

Da parte del compagno Böttcher: (in tedesco)

Il C. E. dell’I. C. nella sua dichiarazione al XIX congresso del P.S.I. ha sollecitato il P.S.I., dopo espulsi i riformisti, a formare un comitato di azione comune con il PCI sotto la presidenza del C. E. dell’I. C. Il CC del PCI accede a questa richiesta dell’Esecutivo del Comintern e delega iseguenti tre compagni al comitato di azione:

a) b) c)

La soluzione definitiva delle questioni non ancora chiarite in merito alla fusione con il P.S.I avverrà ad un Congresso del PCI e in accordo con il Comintern”.

Da parte dei compagni Terracini, Bordiga e Grieco:

Il C. E. dell’Internazionale Comunista ha ufficialmente proposto la costituzione di una commissione paritetica diretta da un delegato dell’I. C. e composta di rappresentanti del PC e del P.S.

La Centrale del PC considerando come esecutiva questa deliberazione, senza pregiudicare il mandato da conferire alla propria delegazione al IV congresso mondiale in merito alla soluzione della questione dei rapporti col PSI, ha proceduto alla nomina dei suoi rappresentanti nella commissione suddetta”.

Da parte del compagno Rakosi: (in tedesco)

La questione del P.S.I. sarà regolata dal IV congresso mondiale insieme alla nostra delegazione”.

Terracini: Crede che occorra dare termine all’inutile schermaglia. Risulta che il compagno Rakosi intende ottenere puramente e semplicemente l’accettazione della sua proposta da parte del partito italiano. Comprendiamo che tale accettazione incondizionata sia necessaria per il buon proseguimento della tattica dell’Internazionale. Propone di considerare tutti i discorsi fatti fino ad ora come semplici scambi di idee con carattere amichevole. Si dia ora inizio alla parte ufficiale della seduta. Il compagno Rakosi ha presentato la proposta di nominare i nostri delegati nella commissione paritetica. Ripresenta egli ancora in questo momento la proposta?

Rakosi: La ripresenta.

Terracini: Ebbene, l’Esecutivo italiano l’accetta e passa alla nomina dei suoi tre rappresentanti. Ogni fatto successivo e concomitante rientra nella competenza della prossima riunione del nostro CC, il quale potrà stabilire se sia necessario fare seguire l’annunzio da una comunicazione.

Rakosi: Non crede possibile tale procedura.

Togliatti: Fa notare che se in questo momento il compagno Rakosi insiste nel suo veto la responsabilità della mancata nomina della commissione ricadrà esclusivamente su di lui. L’Esecutivo italiano per parte sua è disposto ad eseguire la disposizione dell’Esecutivo Internazionale.

Rakosi: Il compagno Rakosi ottenendo la nostra partecipazione alla commissione può dire di aver assolto in pieno il suo mandato. Egli può ora tornare ai socialiste ed avvisarli che i comunisti parteciperanno alla commissione paritetica presieduta da un delegato dell’Internazionale.

 

La riunione si scioglie.

Roma 6 ottobre 1922

INTERNATIONAL COMMUNIST PARTY PRESS
We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.