DISTINGUE IL NOSTRO PARTITO: La linea da Marx a Lenin alla fondazione dell’Internazionale comunista e del Partito Comunista d’Italia; alla lotta della sinistra comunista contro la degenerazione dell’Internazionale; contro la teoria del socialismo in un Paese solo e la controrivoluzione stalinista; al rifiuto dei fronti popolari e dei blocchi partigiani e nazionali; la dura opera del restauro della dottrina e dell’organo rivoluzionario a contatto con la classe operaia, fuori dal politicantismo personale ed elettoralesco.

Un’ondata di acuti conflitti di lavoro si sta rovesciando sulla Gran Bretagna. Dopo lo sciopero dei 40mila ferrovieri che, a fine giugno, ha paralizzato il Paese per alcuni giorni (uno sciopero che ruotava intorno a rivendicazioni di forti aumenti salariali), e quello quasi contemporaneo dei lavoratori della metropolitana londinese, in questa fine di agosto in cui scriviamo si fermano di nuovo, a Londra, i lavoratori della Underground, della Overground e di alcune linee di autobus. Poi, sono tornati a incrociare le braccia i ferrovieri e soprattutto, dopo trent’anni di silenzio, i 1900 portuali (operatori di gru e di altri macchinari) di Felixstowe, nell’est della Gran Bretagna, sul Mare del Nord, il più grosso e trafficato nodo logistico inglese (ottavo in Europa), di proprietà della multinazionale cinese Hutchison Port Holdings con sede a Hong Kong, con evidenti effetti su tutto il traffico merci: lo scalo gestisce infatti una media di 4 milioni di container l’anno, circa il 48% del traffico nazionale. Intanto, gli insegnanti e i lavoratori delle poste e di altri servizi pubblici sono in procinto di seguire l’esempio dei loro fratelli di classe.

Si tratta di un forte segnale di lotta, che viene da un proletariato dato per vinto e addirittura (secondo schiere di sociologi di varie tendenze) per scomparso dalla scena dopo il grande sciopero dei minatori nel 1984-85, piegato con la forza e la violenza dal governo di madama Thatcher, aggressivo strumento del capitalismo britannico.

Ci aspettiamo che altri segnali simili vengano nei prossimi mesi, perché la situazione sociale in Gran Bretagna s’aggrava di giorno in giorno: contratti scaduti da tempo, salari che non reggono la crescita del costo della vita e il ritmo dell’inflazione, tempi e ritmi di lavoro che, obbedendo ai diktat dell’economia nazionale, sfiancano lavoratori e lavoratrici per troppo tempo ingabbiati nelle reti a maglie strette del sindacalismo ufficiale e del laburismo che ne è l’ispiratore politico... La condizione della classe operaia in Inghilterra (non ricorda qualcosa, questa frase? un certo Engels nel 1844...) continua a peggiorare.

Colpa della Brexit? colpa della pandemia? colpa della guerra russo-ucraina? O non è piuttosto l’effetto della crisi sistemica del modo di produzione capitalistico, che di quegli eventi è in realtà la causa ultima?

Continueremo naturalmente a seguire con interesse gli sviluppi di questa situazione di diffuso malcontento e di acuto fermento. Intanto, salutiamo con entusiasmo la lotta dei proletari inglesi che tante prove di combattività hanno dato nei decenni.

INTERNATIONAL COMMUNIST PARTY PRESS
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