DISTINGUE IL NOSTRO PARTITO: La linea da Marx a Lenin alla fondazione dell’Internazionale comunista e del Partito Comunista d’Italia; alla lotta della sinistra comunista contro la degenerazione dell’Internazionale; contro la teoria del socialismo in un Paese solo e la controrivoluzione stalinista; al rifiuto dei fronti popolari e dei blocchi partigiani e nazionali; la dura opera del restauro della dottrina e dell’organo rivoluzionario a contatto con la classe operaia, fuori dal politicantismo personale ed elettoralesco.

Succede sempre che, in occasione della morte di qualche mercenario in qualche conflitto in giro per il mondo, le anime belle si interroghino sul “costo della guerra”. Per esempio, in Afghanistan, in sette anni, il costo della missione italiana toccherà i 3 miliardi di euro – 675 milioni di euro all’anno (cfr. La Repubblica, 12/10 u.s.). “Una cifra spropositata!”, griderà qualcuna di queste anime belle, che non sanno spiegarsi come, in epoca soprattutto di crisi, si possano buttare al vento tanti milioni di euro per una “sporca guerra”. L’anima bella non si chiede che percorso facciano quei milioni di euro: vede solo che sono stati “spesi”. Già, ma “spesi” che cosa vuol dire se non che, come c’è qualcuno che li ha versati (lo Stato), c’è anche qualcuno che li ha ricevuti? Il “costo” da una parte diventa cioè “guadagno” (noi vetero-comunisti diciamo “profitto”) dall’altra. Il succitato giornale fa un breve elenco di quello che “compone” la missione: “3mila950 uomini […], caccia ‘Amx’, elicotteri ‘Mangusta’, droni ‘Predator’, elicotteri multi-uso dell’Aviazione e […] anche della Marina, unità meccanizzate (carri armati ‘Dardo’, blindati pesanti da trasporto ‘Freccia’)”. Aggiungete pure: l’armamento singolo con tutti gli ammennicoli tecnologici di ultima specie, vestiario in genere, calzature, cibo (per 90mila uomini), infrastrutture (tende, rete telefonica e radar, alloggiamenti di ogni genere, assistenza medica, rete stradale, ecc.)… Eccetera eccetera eccetera. Un bel giro di conto, non c’è che dire! Se poi, come vuole il ministro La Russa, i caccia verranno anche dotati di bombe, che c’è di meglio di una merce destinata a esplodere nel giro di poco tempo e quindi a essere subito rimpiazzata da un’altra merce identica? La Oto Melara (una controllata del Finmeccanica) ringrazia e porta a casa: nel cuore della crisi economica capitalistica, l’industria delle armi è il ramo che meno soffre (soprattutto in prospettiva: nella prospettiva cioè di un vero scatenamento bellico mondiale, e dunque della riconversione dell’economia civile in economia di guerra). “Ma così lo Stato s’indebita sempre più!”, sentiamo esclamare l’anima bella. Già, proprio così. E infatti si rifà sui proletari (oltre che sulle anime belle che non cessano di fare “Oh!”), facendogli tirare la cinghia e sgobbare di più.

Tutto è business, nel mondo del capitale!

PS: Un’altra piccola nota di colore, tragica la sua parte. Sempre La Repubblica del 12/10 titola a caratteri cubitali, a proposito del “salvataggio” dei 33 minatori cileni rimasti isolati da un mese e mezzo nelle profondità della terra: “Regali, contratti ed esclusive – i minatori sono già stelle della TV”. Anche qui: il governo cileno “ha speso 15 milioni di euro” per riportarli in superficie – gongolano le ditte che hanno fornito le attrezzature, gongolano le reti televisive e gongolano gli sponsor: “Una pressione pazzesca che ha sconvolto le loro vite e quelle delle loro famiglie. Ad offrire soldi in cambio di esclusive sono state per prime le tv giapponesi in concorrenza fra loro. Fanno firmare un contratto ai familiari nel quale il minatore si compromette [sic! è scritto proprio così: un lapsus rivelatore!], appena lasciato l’ospedale dove tutti verranno ricoverati per qualche ora dopo il recupero, a rilasciare dichiarazioni solo all’inviato di quella televisione”. E ancora: “Le cifre volano. I tedeschi della Bild pagano 15mila euro, i network molto di più. Tra la Fox, la Bbc, ABC News e Cnn, nelle ultime ore è partita una vera e propria asta per ingaggiare i minatori già famosi”. La mercificazione continua – da merce forza-lavoro a merce-spettacolo. E intanto i milioni girano… Non è forse legge del capitale la necessità imperiosa di auto-valorizzarsi?

 

 

Partito Comunista Internazionale
(il programma comunista n°06 - 2010)

 

INTERNATIONAL COMMUNIST PARTY PRESS
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