DISTINGUE IL NOSTRO PARTITO: La linea da Marx a Lenin alla fondazione dell’Internazionale comunista e del Partito Comunista d’Italia; alla lotta della sinistra comunista contro la degenerazione dell’Internazionale; contro la teoria del socialismo in un Paese solo e la controrivoluzione stalinista; al rifiuto dei fronti popolari e dei blocchi partigiani e nazionali; la dura opera del restauro della dottrina e dell’organo rivoluzionario a contatto con la classe operaia, fuori dal politicantismo personale ed elettoralesco.

 

Il Socialista », n. 80 del 17-12-1914)

 

Questo articolo vuole stabilire la linea di continuità storica tra la corrente rivoluzionaria del Partito socialista fino allo scoppio della guerra e la campagna successiva contro la guerra stessa ed i vari suoi fautori. L'articolo si rivolge contro i falsi socialisti e perfino falsi rivoluzionari favorevoli all'intervento italiano. Prevede che il contenuto del dopoguerra sarà la lotta tra il marxismo rivoluzionario e il riformismo demo-borghese; prevede anche che la vittoria sarà dell'ala sinistra rimasta fedele al programma di classe e rivoluzionario. Si accenna al problema della ricostituzione dell'Internazionale che si imporrà nel dopoguerra, e si indica come preparazione in mezzo al proletariato italiano la lotta contro le menzogne che apologizzano la guerra. E'indicata l'importanza di questa battaglia anche nell'aspetto teorico e si augura la riscossa della parte vitale ed audace del socialismo italiano.

 

 

 

La corrente rivoluzionaria del P.S.I., che forse non ne rappresenta, come indicherebbero le valutazioni numeriche dei congressi, la maggioranza, deve ritrovare se stessa e dimostrare di non aver «perduto la testa» come potrebbero insinuare coloro che ad arte gonfiano un recente caso individuale.

Oggi che tutti i riformismi e le tendenze democratiche piccolo-borghesi tentano di cogliere occasione dagli avvenimenti internazionali per prendere, con la complicità clamorosa di alcuni nostri disertori, una rivincita contro lo sforzo compiuto in questi ultimi anni dal socialismo in Italia per liberarsi dalle scorie delle dottrinette e degli intrigucci filistei, occorre validamente sostenere la dottrina e la tattica che negli ultimi tre anni è andata diffondendosi trionfalmente nella parte più cosciente del proletariato italiano.

Coordinando le direttive e tracciando il piano di una sicura azione politica i socialisti rivoluzionari degni di questo nome fronteggeranno la velenosa ed equivoca propaganda che si va facendo tra le masse, e ricacceranno i nuovissimi pseudo-rivoluzionari intervenzionisti al posto che loro compete di castratori del socialismo, non dissimili dai tanti che il nostro partito abbandonò lungo la sua via nel corso delle sue ultime battaglie.

Il duello tra il socialismo rivoluzionario e il riformismo democratico e borghese ricomincerà domani in tutti gli Stati coinvolti nella conflagrazione, ove oggi sembra sopito, ove pare che il proletariato socialista abbia riconosciuto il valore e la missione storica delle istituzioni che aveva negate ed avversate.

E la vittoria non sarà dei facili profeti di oggi, che già vedono annientata la nostra dottrina, spezzata la nostra tattica della lotta di classe, sfatata l'aspirazione all'internazionale proletaria e socialista; e ci dipingono un proletariato convinto alle necessità borghesi, preoccupato delle realtà e degli interessi nazionali, alleato docile della evoluzione e diffusione democratica, guarito dall'utopia della rivoluzione sociale - un proletariato che si persuaderà di dover cooperare a che il mondo sia tutto democratico e parlamentare, a base di plebisciti e suffragi universali, tutto repubblicano, tutto spezzettato nelle nazionalità indipendenti… senza dolersi se tutta l'attuazione di un tale programma lascerà intatte le basi del regime capitalistico e della oppressione economica...

Contro queste falsificazioni che si travestono sotto l'aspetto di realistica interpretazione della storia, e non sono che mitologia borghese destinata ad accecare il proletariato per meglio trarlo al macello e conservarlo alla servitù, i lavoratori d'ogni paese si batteranno domani dopo l'epilogo della immane tragedia. Noi socialisti rivoluzionari dobbiamo cominciare a reagire oggi, in Italia.

Non si può oggi ricostituire l'Internazionale, - o poco può farsi in questo senso. Ma si può, nell'interno di questa Italia neutrale, battersi contro i cerretani del socialismo guerresco, democratico, irredentofilo, e cementarsi in un nucleo di energie che - con minore o maggiore successo - sappiano attraversare domani la prova del fuoco, se dovrà venire la prova della conclamata guerra, che sarà statale, nazionale, imperialistica, irredentista, monarchica, democratica, repubblicana insieme, ed esordirà nella fermentazione caotica di tutte le menzogne borghesi fuse nel parossismo di una eccitazione criminale.

Dobbiamo prepararci ad una resistenza disperata: se non potrà essere nel consenso proletario una resistenza violenta, sarà una valida resistenza ideale - e non sorridano di questo coloro che chiamano azione rivoluzionaria solo il futurismo del chiasso, della zuffa e del tumulto quali che siano.

Se tutti i partiti socialisti, pur non potendo scongiurare la guerra, fossero riusciti a conservarsi incontaminati - come in Serbia! -, se Carlo Liebknecht non fosse solo nel parlamento tedesco, ah, i più disinvolti necrofori del socialismo, i più sfacciati mistificatori intervenzionisti, parlerebbero altro linguaggio!

Noi dobbiamo virilmente prepararci, sulle basi socialiste della nostra avversione alla guerra, fissando bene le vie e gli scopi della nostra propaganda nel proletariato. Questa dev'essere senza concessioni e senza transazioni. Deve contrapporsi nettamente ai concetti borghesi, deve essere immune da debolezze patriottiche, da condiscendenze democratiche, da sentimentalismi filistei. Molti compagni neutralisti fanno una propaganda che non corrisponde a quei requisiti, prospettano la nostra avversione alla guerra motivandola con ragioni particolari, contingenti, nazionali, fanno omaggio sentimentale a molte affermazioni e tendenze avversarie e si limitano a un freddo accenno alle ragioni socialiste della nostra campagna. Tutto ciò - non ci indugiamo a dimostrarlo - offre il fianco alla critica e alla malafede avversarie e fa il gioco di quei cotali che si appropriano l'etichetta di rivoluzionari nell'inneggiare alla guerra. Ora nel campo stesso del nostro partito è necessario mettere in risalto una corrente che, logica continuazione di quella che lo ha condotto finora verso l'intransigenza più salda, coordini la direttiva e l'azione antiguerresca nella forma più risoluta ed estrema.

Occorre precisare il nostro pensiero ed agguerrire la nostra tattica, occorre affrontare la motivazione degli atteggiamenti avversari ed infrangerne gli equivoci. Ecco che la discussione non è inopportuna, anzi è necessaria. In questa che può sembrare battaglia polemica, noi lavoriamo per il domani.

Domani, disponendo degli insegnamenti nuovi, molti dei quali sono oggi già alla nostra portata, il proletariato farà la sua grande revisione del socialismo internazionale.

Non sarà allora inutile che il socialismo rivoluzionario italiano porti il suo contributo di esperienza, dopo di aver attraversata la crisi di una grande battaglia contro le più audaci suggestioni borghesi ad una guerra. Qualunque sia l'esito di tale battaglia - ripetiamo -, è necessario che essa sia affrontata con precisi intenti.

Cominciamo col difendere dai filistei la nostra dottrina. Orientiamo la propaganda contro la guerra sulle linee socialiste e rivoluzionarie. Diffondiamo le idee basilari.

A chi sorride vedendo che ci accontentiamo di una esercitazione ideale, penserà a rispondere la parte giovane, vitale, incorrotta del socialismo italiano, facendo domani, contro tutte le eccitazioni e le imposizioni, a qualsiasi rischio, il proprio dovere!

 

 

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