DISTINGUE IL NOSTRO PARTITO: La linea da Marx a Lenin alla fondazione dell’Internazionale comunista e del Partito Comunista d’Italia; alla lotta della sinistra comunista contro la degenerazione dell’Internazionale; contro la teoria del socialismo in un Paese solo e la controrivoluzione stalinista; al rifiuto dei fronti popolari e dei blocchi partigiani e nazionali; la dura opera del restauro della dottrina e dell’organo rivoluzionario a contatto con la classe operaia, fuori dal politicantismo personale ed elettoralesco.

Avere coscienza e consapevolezza nei confronti dell’istallazione della nuova tecnologia 5G significa valutare attentamente il rapporto tra capitale e natura e tra capitale e tecnica. La tecnologia, quando è asservita al Capitale, assassina la Natura.

È inutile rigurgitare la vecchia pappa dell’anti-tecnicismo miope e retrogrado, che nell’apologia di tutto ciò che è naturale finisce per idealizzare lo stadio in cui gli uomini nudi grattavano la terra con le unghie in cerca di radici commestibili! Non c’è nulla di più umano della tecnologia ed è stata la lotta contro le forze avverse dell’ambiente a generare la capacità di creare l’immane mole di utensili tecnologici volti a trasformare l’ambiente perché fosse utilizzabile dall’uomo, a partire dalla prima selce scheggiata. Fin dalla Preistoria, l’umanità ha tracciato un confine sempre più profondo tra Natura e Arte: ma mai come nel Capitalismo alla maggiore efficienza nello sfruttamento dell’ambiente e del lavoro sociale corrisponde la minore capacità di difendersi socialmente di fronte alle periodiche e inevitabili catastrofi naturali.

In questi giorni di pandemia, la tecnologia appare come il deus ex machina pronto a strapparci dall’oscurità di un mondo fragile e misero, arretrato perché vulnerabile, vulnerabile perché legato a una corporeità grossolana ed esposta alla mortalità. La “morte per covid-19” è una morte in solitudine, ancora più spaventosa, se possibile, per una società disarticolata dalla divisione del lavoro e alienata dal lavoro salariato. La crisi economica non poteva trovare sponda più solida dell’epidemia. Internet appare come l’unica rete di salvataggio che ci ha sostenuto e che ci potrà ripescare, sollevandoci virtualmente da questa realtà appestata e pericolosissima; quando la pandemia passerà, dovremo riacquistare il terreno perduto, l’affidabilità dei mercati, i guadagni persi, per cui dovremo essere bene attrezzati e allineati; dunque, sarebbe da pazzi non investire sulla nuova tecnologia 5G… anche se il prezzo da pagare fosse la salute pubblica, attraverso l’ennesimo gioco rischioso di un modo di produzione che rosicchia e avvelena l’ecosistema. E via di seguito.

L’ecologismo è impotente perché vede la causa della catastrofe nelle scelte individuali dell’uomo, nella possibilità politica di regolare la società: al massimo, riesce a incolpare la “civiltà industriale”. L’ecologista agisce su questi falsi bersagli, e per questo è tollerato, usato e a volte foraggiato. La distruzione dell’ambiente sta invece tutta nell’odierno modo di produzione e nella sua principale legge: l’esigenza di profitto. Nel Capitalismo (anche quando è in mano allo Stato), si producono merci; la razionalità di ogni attività sociale orientata secondo i bisogni umani viene ignorata, e più spesso sacrificata per lo sviluppo del progresso tecnologico: ma attenzione!, solo di quello che genera profitto. Il Capitalismo conferisce alla tecnologia, e ora in particolare alla cosiddetta “intelligenza artificiale”, il compito di dare alla società quella razionalità di cui ha bisogno. Così, per tutti coloro che non possiedono lo strumento del materialismo dialettico, la tecnologia è la nuova guida che salverà l’umanità, dopo che Dio e Ragione hanno miseramente fallito. Ma l’età capitalistica è più carica di superstizioni di tutte quelle che l’hanno preceduta. È l’affarismo che detta legge alla scienza e alla tecnica ed è dunque in questo quadro che si colloca la scelta, anche da parte dell’Italia, di aderire alle nuove tecnologie di quinta generazione: 5G, per l’appunto.

La tecnologia serve al Capitale da alibi e paravento, nascondendosi alle loro spalle e spingendo avanti il tecnico, l’esperto e lo specialista, debitamente interpellati anche stavolta. È infatti l’ICNIRP (International Commission on Non-Ionizing Radiation Protection), cioè un’organizzazione scientifica non governativa, ma tra le più prestigiose (si intende!), che ha aggiornato le linee guida per la protezione degli esseri umani dai campi elettromagnetici a radio frequenza. Il 13 Marzo 2020 il Presidente dell’ICNIRP, Eric Van Rongen, ha fondamentalmente ribadito i canoni di sicurezza del 1998 (precedente revisione), aggiungendo i nuovi parametri entro cui utilizzare senza pericolo le radiazioni non-ionizzanti, utilizzate per i segnali 5G, 4G, 3G, radio AM e DAB, WIFI e BLUETOOTH. Le ICNIRP Guidelines for Limiting Exposure to Electromagnetic Fields si sono concentrate sulle radiazioni comprese tra i 100KHz e i 300GHz, cioè onde millimetriche (alcune delle quali comprese con una frequenza tra 1 e 10 millimetri), onde cioè di bassa penetrazione per cui è necessario utilizzare le cosiddette small cells, una griglia di antenne che siano posizionate da un minimo di 10 metri (indoors) ad un massimo di 100 metri (outdoors). Questa tecnologia riguarderà i nostri smartphones, ma soprattutto gli oggetti connessi in wireless a una frequenza appartenente alla banda 26,5-27,5 GHz, i cosiddetti IoT (Internet of Things): cioè elettrodomestici, auto, semafori, lampioni, orologi, ecc.,  permettendo più connessioni in contemporanea, ma soprattutto superando la precedente 4GLTE per velocità di trasmissione, con prestazioni di 10 Gigabit per secondo. I tempi di risposta tra segnale e azione dell’elettrodomestico (= latenza) scenderanno a 1-10 millisecondi rispetto agli attuali 50-100 millisecondi, aprendo una nuova era per i veicoli autocomandati.

Dichiarando poco significativi gli studi dell’Istituto Ramazzini e del National Toxicology Program, ogni possibile dubbio sull’utilizzo in sicurezza di questa tecnologia è stato fugato, con buona pace dell’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione Civile e Ambientale), del Centro Sperimentale G. Marconi e di tutte quelle realtà che hanno sollevato dubbi sulla sicurezza del 5G. I ratti esposti alle radiazioni hanno infatti sviluppato tumori rari al cuore per l’esposizione massiccia e prolungata, nettamente superiore a quella emessa dalle antenne e dai dispositivi; inoltre, le patologie non sarebbero direttamente collegabili alla tecnologia in questione, poiché riscontrabili solo in individui di sesso maschile o di entrambi i sessi (ermafroditi). Dunque, le frequenze radio della tecnologia 5G sono solo (!) “possibilmente cancerogene”.

Il danno sicuro deriva invece dal mancato utilizzo del 5G, come sostengono Stefano Empoli, Presidente dell’Istituto per la Competitività (ICOM) e l’Organizzazione Mondiale che rappresenta le Aziende di Telefonia Mobile (GSMA). Guardate un po’!

Un rapporto di Alessandro Polichetti – Centro Nazionale per la Protezione dalle Radiazioni e Fisica Computazionale dell’Istituto Superiore di Sanità di Roma – solleva la questione per cui la tanto declamata sicurezza delle onde millimetriche si basa sullo studio degli effetti termici di tali frequenze sull’epidermide. Tuttavia, anche le radiazioni ultraviolette del sole, mentre non provocano aumento di calore sull’epidermide, possono provocare tumori della pelle. L’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) ha dichiarato che le onde millimetriche sono solo “possibilmente cancerogene”, somministrando questionari a individui affetti da glioma, un tumore maligno al cervello, e da tumore benigno al nervo acustico: ma si tratta di studi di tipo caso-controllo, in cui i soggetti in esame dovevano annotare a posteriori su un questionario quanto tempo erano stati a contatto con il cellulare. La mancanza di riscontro del nesso causa-effetto condotto su animali e cellule, unita alla soggettività di questa stima, non ha quindi permesso di convalidare scientificamente la nocività delle onde: ha permesso solo la raccomandazione – in confezione – di utilizzare le apparecchiature elettromagnetiche distanziandole il più possibile dal corpo. Trascurabile anche il fatto che, nel 2010, in Francia, sia stato fatto uno studio sulla sicurezza nell’utilizzo dei body-scanner degli aeroporti, anch’essi a radiofrequenza millimetrica, che ha evidenziato effetti biologici non termici: perturbazioni delle proprietà strutturali e funzionali delle membrane cellulari ancora in corso di studio, quindi non imputabili…

La colpa contingente del Governo e del partito A o B nel non saper sfruttare questo magnifico potenziale a disposizione è presentata come maggiore di quella per le conseguenze – anche se prevedibili – degli effetti nocivi di tali scelte su miliardi di individui… il profitto ha parlato attraverso i tecnici: lo Stato sottoscrive.

La divisione del lavoro, che conduce all’estremo la specializzazione dei nostri valenti tecnici, lascia aperto un altro enorme quesito: chi ha verificato quanto l’immissione massiccia ed estesa di onde millimetriche nell’ambiente può avere effetti disastrosi per specie fondamentali nell’equilibrio dell’ecosistema, come pipistrelli, volatili o insetti, tra cui specialmente gli impollinatori? Nel Capitalismo, nessuno "sviluppo sostenibile" è possibile, poiché ogni sviluppo economico basato sul profitto avviene senza limiti tecnici alla sua crescita. Il solo limite del Capitale è il Capitale stesso, quando il vulcano della produzione entra in contraddizione con la palude del mercato, nelle crisi di sovrapproduzione. Il soddisfacimento dei bisogni attuali è incompatibile con il soddisfacimento dei bisogni dell’umanità futura. Come abbiamo già detto, nel Capitalismo si producono merci e il capitale si valorizza attraverso l’estrazione del plusvalore dal lavoro vivo. Ogni merce prodotta e immessa sul mercato viene pagata secondo il suo valore di scambio e usufruita secondo il suo valore d’uso, cioè secondo la sua capacità di soddisfare dei bisogni, e sono giustappunto questi che devono continuamente crescere in quantità per adeguarsi alla produzione che ha, a sua volta, la necessità di espandersi con la creazione di sempre nuovi (e spesso inutili o dannosi) bisogni e la conquista di nuovi mercati, in un ciclo infernale che porterà alla prossima crisi di sovrapproduzione. Tutto ciò, ovviamente, a costo della distruzione sistematica dell’ambiente naturale, dell’impoverimento di sempre più estese aree del pianeta, dell’immiserimento e della devastazione fisica e morale di milioni di esseri umani.

Soltanto nella futura società comunista, nella società oramai liberata dal lavoro salariato, Téchne cesserà di essere un nemico distruttore. Il benessere del singolo individuo, presupposto e conseguenza del benessere di tutti, sarà lo scopo ultimo della società finalmente di specie. Soltanto così, e in nessun altro modo, il rapporto con l’ambiente naturale potrà dirsi armonico e non conflittuale. La tecnologia sarà finalmente al servizio del soddisfacimento dei bisogni sociali (individuali e collettivi) di tutta l’umanità. Per questo fine dobbiamo lavorare e lottare!

 

Fonti:

INTERNATIONAL COMMUNIST PARTY PRESS
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  • Israele: Note internazionali: Uno sciopero in Palestina, il problema "nazionale" ebreo ( Prometeo, n°105, 1934)
  • I conflitti in Palestina ( Prometeo, n°131,1935)
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