DISTINGUE IL NOSTRO PARTITO: La linea da Marx a Lenin alla fondazione dell’Internazionale comunista e del Partito Comunista d’Italia; alla lotta della sinistra comunista contro la degenerazione dell’Internazionale; contro la teoria del socialismo in un Paese solo e la controrivoluzione stalinista; al rifiuto dei fronti popolari e dei blocchi partigiani e nazionali; la dura opera del restauro della dottrina e dell’organo rivoluzionario a contatto con la classe operaia, fuori dal politicantismo personale ed elettoralesco.

 

 

(Stato Operaio, 28 febbraio 1924)

 

Non si potrebbe neppure concepire una attitudine pratica di compagni del Partito Comunista per la astensione elettorale. Non è solo questione di disciplina di partito: basta riflettere che le opinioni di vari compagni espresse nel 1919 e 1920 per la tattica astensionista avevano un senso solo come proposta avanzata alla Internazionale, la cui applicabilità era comprensibile solo in base a precise deliberazioni per i vari paesi dell'Internazionale medesima. Nessuno di noi pose in dubbio nel 1921 che il Partito Comunista fondato sulla base delle decisioni del Secondo Congresso dell'Internazionale Comunista dovesse intervenire nella lotta elettorale di allora.

Non è neppure il caso di riaprire il dibattito sulla questione per dire se le tesi astensioniste di allora sono ancora affacciabili in teoria. Certo è che quelle tesi sostenute da un gruppo di compagni insistevano su un doppio ordine di premesse: una situazione internazionale preludente ad una offensiva del proletariato, e il regime di larga democrazia vigente in un gruppo importante di paesi: ognuno sa che tanto internazionalmente, quanto nel campo politico italiano, quelle condizioni, se forse non si devono dire capovolte, si sono però modificate in senso opposto a quello da cui scaturivano le note nostre condizioni.

La nostra tesi astensionista non aveva puro valore contingente, ma giustamente il compagno Grieco ha fatto vedere come oggi non sussistono i pericoli affacciati dagli astensionisti nel 1919, quando Nitti scongiurò l'addensarsi della burrasca rivoluzionaria grazie al diversivo elettorale spalancato davanti al Partito Socialista. Oggi la situazione è tutt'altra e ognuno sa il perché. Non ci minaccia la sciagura di centocinquanta onorevoli proletari o sedicenti tali.

Non mi fermo ad esaminare tutti i problemi della presente campagna elettorale: mi basta constatare che i pericoli gravissimi di allora sono da essa del tutto allontanati.

Mi preoccupa solo, attraverso le manifestazioni di alcuni compagni per una tesi contingente di astensione – non certo per un'attitudine pratica di astensionismo dalla lotta dei partiti – il fatto che queste nostalgie, più che riportarsi alle ragioni rivoluzionarie da noi altra volta accampate per la tesi astensionista, si riportano evidentemente ad apprezzamenti, a stati d'animo, a premesse ideologiche, che sanno ben poco di comunismo; e sarebbe questo un inconveniente non minore della formale indisciplina.

Chi vuole essere sincero deve riconoscere che il ragionamento che sbocca nella conclusione: avremmo fatto meglio ad astenerci, non può essere che questo: non andiamo alle elezioni perché non si fanno in piena libertà, non tradurranno nei loro risultati la espressione legittima della volontà degli elettori, non ci daranno la soddisfazione di raggiungere cifre confortanti di voti e di eletti; ed anche: se ci astenessimo, faremmo un dispetto al fascismo svalutandolo all'estero.

Perché tutte queste ragioni mancano di un carattere classista e comunista? Non è da comunisti lasciare intendere che in regime di democrazia e di libertà le elezioni traducano l'effettiva volontà delle masse. Tutta la nostra dottrina si leva contro questa colossale menzogna borghese, tutta la nostra battaglia è contro i fautori di essa, negatori del metodo rivoluzionario di azione proletaria. Il meccanismo liberale di elezione non è fatto che per dare una necessaria e costante risposta: regime borghese, regime borghese...

Ciò che si deve denunziare nella degenerazione elettoralistica, è il metodo a fondo "sportivo" di raggiungere alti risultati numerici, che afferra tutti i partecipanti e talvolta anche noi. Le nostalgie astensioniste di oggi mi sembrano derivare proprio dalla morbosità dell'elezionismo per l'elezionismo.

Noi invece andiamo – la Internazionale lo esige, e non è agli astensionisti che deve riuscire più ostico questo compito – non come a quella esercitazione del cretinismo parlamentare, che tanto ricorda le manie per Spalla o per Girardengo, ma come ad un momento e ad un episodio della incessante lotta di classe. La degenerazione dell'elezionismo in collaborazionismo di classe è oggi meno difficile da evitare. La istintiva antipatia rivoluzionaria per la contesa schedaiola ha oggi tutti i motivi per essere fatta tacere.

Io non dico, si badi, che dobbiamo accettare le elezioni come una disfida da raccogliere sul terreno della violenza: la opportunità di accettare le provocazioni di tale natura si decide con ben altri coefficienti di strategia politica, che oggi certo la escludono. Ma, non potendo parlare di trasformazione della campagna elettorale in guerra di classe, dobbiamo almeno guardarci severamente da attitudini politiche che facciano smarrire alla massa il senso della necessità della soluzione rivoluzionaria avvenire, come avverrebbe per la astensione – e soprattutto per quella forma ultracretina di essa che potrebbe accomunarci alle prefiche riformiste piangenti sulla perduta libertà, come sulla perduta occasione di avere esse, anziché il fascismo, il merito di recidere i garretti al proletariato.

Ed è forse di carattere classista l'argomento basato sul preteso danno che una vasta astensione recherebbe alla fama del fascismo all'estero? Mai più. Questo vorrebbe dire solo illuderci che la borghesia estera possa aiutarci a liberarci dal fascismo, mentre un buon comunista sa che il borghese estero non può che rallegrarsi delle opere del fascismo in Italia e se non trova buono di imitarlo a casa sua è solo per i suoi interessi e non certo perché lo scandalizzino le violazioni della democrazia pura. Forse vogliamo imparare i metodi di lotta rivoluzionaria dal Corriere della Sera o dai fogli nittiani? Un tale astensionismo puzzerebbe di bloccardismo, ossia della forma purulenta della sifilide elettorale.

Ogni buon comunista non ha oggi altro dovere che combattere con questi argomenti classisti la tendenza di molti proletari alla astensione, derivato erroneo della loro avversione al fascismo. Facendo questo svolgeremo della magnifica propaganda e aiuteremo il formarsi di una coscienza recisamente rivoluzionaria, che servirà, quando sarà venuto, segnato dalle situazioni reali e non dal solo nostro desiderio, il momento di boicottare, per abbatterla, la baracca oscena del parlamento borghese.
 

 

 

INTERNATIONAL COMMUNIST PARTY PRESS
ARTICOLI GUERRA UCRAINA
RECENT PUBLICATIONS
  • Il proletariato nella seconda guerra mondiale e nella
    Il proletariato nella seconda guerra mondiale e nella "Resistenza" antifascista
      PDF   Quaderno n°4 (nuova edizione 2021)
  • Storia della Sinistra Comunista V
    Storia della Sinistra Comunista V
  • Perchè la Russia non era comunista
    Perchè la Russia non era comunista
      PDF   Quaderno n°10
  • 1917-2017 Ieri Oggi Domani
    1917-2017 Ieri Oggi Domani
      PDF   Quaderno n°9
  • Per la difesa intransigente ...
    Per la difesa intransigente
NOSTRI TESTI SULLA "QUESTIONE ISRAELE-PALESTINA"
  • Israele: In Palestina, il conflitto arabo-ebreo ( Prometeo, n°96,1933)
  • Israele: Note internazionali: Uno sciopero in Palestina, il problema "nazionale" ebreo ( Prometeo, n°105, 1934)
  • I conflitti in Palestina ( Prometeo, n°131,1935)
  • Gli avvenimenti in Palestina (Prometeo, n°132,1935)
  • Israele: Fraternità pelosa ( Il programma comunista, n°21, 1960)
  • Israele: Il conflitto nel Medioriente alla riunione emiliano-romagnola (Il programma comunista, n°17, 1967)
  • Israele: Nel baraccone nazional-comunista: vie nazionali, blocco con la borghesia ( Il programma comunista, n°20, 1967)
  • Israele: Detto in poche righe ( Il programma comunista, n°18, 1968)
  • Israele: Spigolature ( Il programma comunista, n°20, 1968)
  • Israele: Un grosso affare ( Il programma comunista, n°18, 1969)
  • Incrinature nel blocco delle classi in Israele(Il Programma comunista, n°17, 1971)
  • Curdi palestinesi(Il Programma comunista, n°7, 1975 )
  • Dove va la resistenza palestinese? (I)(Il Programma comunista, n°17, 1977)
  • Dove va la resistenza palestinese? (II)(Il Programma comunista, n°18, 1977)
  • Dove va la resistenza palestinese? (III)(Il Programma comunista, n°19, 1977)
  • Il lungo calvario della trasformazione dei contadini palestinesi in proletari(Il Programma comunista, n°20-21-22, 1979).
  • In rivolta le indomabili masse sfruttate palestinesi ( E' nuovamente l'ora di Gaza e della Cisgiordania)(Il Programma comunista, n°8, 1982)
  • Cannibalismo dello Stato colonialmercenario di Israele(Il Programma comunista, n°12, 1982)
  • Le masse oppresse palestinesi e libanesi sole di fronte ai cannibali dell'ordine borghese internazionale(Il Programma comunista, n°12, 1982)
  • La lotta delle masse oppresse palestinesi e libanesi è anche la nostra lotta- volantino(Il Programma comunista, n°13, 1982)
  • Per lo sbocco proletario e classista della lotta delle masse oppresse palestinesi e di tutto il Medioriente(Il Programma comunista, n°14, 1982)
  • La lotta nazionale dei proletari palestinesi(Il Programma comunista, n°12, 1982)
  • Sull'oppressione e la discriminazione dei proletari palestinesi(Il Programma comunista, n°19, 1982)
  • La lotta nazionale delle masse palerstinesi nel quadro del movimento sociale in Medioriente(Il Programma comunista, n°20, 1982)
  • Il ginepraio del Libano e la sorte delle masse palestinesi ( Il programma comunista, n°2, 1984)
  • La questione palestinese al bivio ( Il programma comunista, n°1, 1988)
  • Il nostro messaggio ai proletari palestinesi ( Il programma comunista, n°2, 1989)
  • Una diversa prospettiva per le masse proletarie (Il programma comunista, n°5, 1993)
  • La questione palestinese e il movimento operaio internazionale ( Il programma comunista, n°9, 2000)
  • Gaza, o delle patrie galere (Il programma comunista, n. 2, 2008)
  • Israele e Palestina: terrorismo di Stato e disfattismo proletario ( Il programma comunista, n°1, 2009)
  • A Gaza, macelleria imperialista contro il proletariato ( Il programma comunista, n°1, 2009)
  • Il nemico dei proletari palestinesi è a Gaza City ( Il programma comunista, n°1, 2013)
  • Per uscire dall’insanguinato vicolo cieco mediorientale (Il programma comunista, n° 5, 2014)
  • Guerre e trafficanti d’armi in Medioriente (Il programma comunista, n°5, 2014)
  • Gaza: un ennesimo macello insanguina il Medioriente-Volantino (Il programma comunista, n°5, 2014)
  • L’alleanza delle borghesie israeliana e palestinese contro il proletariato (Il programma comunista, n°6, 2014)
  • Israele e Palestina: terrorismo di Stato e disfattismo proletario  ( Il programma comunista, n°3, 2021)
  • A fianco dei proletari e delle proletarie palestinesi! ( Il programma comunista, n°5-6, 2023)
  • Il proletariato palestinese nella tagliola infame dei nazionalismi ( Il programma comunista, n°2, 2024)
We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.