DISTINGUE IL NOSTRO PARTITO: La linea da Marx a Lenin alla fondazione dell’Internazionale comunista e del Partito Comunista d’Italia; alla lotta della sinistra comunista contro la degenerazione dell’Internazionale; contro la teoria del socialismo in un Paese solo e la controrivoluzione stalinista; al rifiuto dei fronti popolari e dei blocchi partigiani e nazionali; la dura opera del restauro della dottrina e dell’organo rivoluzionario a contatto con la classe operaia, fuori dal politicantismo personale ed elettoralesco.

 

(Da "Il Soviet" del 23 febbraio 1919)

 

Colajanni vuol dimostrare che anche in Italia può attecchire il bolscevismo e cita, fra gli altri indizi, la fondazione del nostro Soviet.

Bene. Ma vi è di più. Il problema che il grande sociologo - tanto grande che al suo confronto lo stesso Pasquale Pensa impallidisce - deve porsi, è un altro: trionferà il bolscevismo in Italia? Quanto ad allignarvi, esso, con buona pace degli articolisti del Roma, vi alligna già da un pezzo, perché alligna nel mondo.

Un giorno Colajanni scrisse che solo la censura faceva sì che egli non potesse documentare il nostro antipatriottismo. E' una delle poche verità che abbia scritto. Se non fossimo stati esposti, legati e imbavagliati, alle prodezze polemiche sue e dei suoi pari, avrebbe udite e lette cose che gli avrebbero fatto rizzare sull'autorevole capo i superstiti capelli. Altro che le innocue frasi parlamentari di Treves! Avrebbe capito che bolscevismo e socialismo sono la stessa cosa, e che per combattere il pregiudizio patriottico e il sofisma della difesa nazionale noi non abbiamo atteso che Lenin e i bolscevichi, nostri compagni di fede e di tendenza da lunghi anni, riuscissero a trionfare in Russia; e anche senza il loro glorioso e luminoso esempio, il giorno che le vicende storiche ci avessero portato alla vittoria, avremmo fatto come loro hanno fatto. Appunto perché noi ed essi lavorammo e lavoriamo per lo stesso programma, per la lotta di classe che nega la solidarietà nazionale, per il socialismo rivoluzionario, per la conquista del potere e per la dittatura dei lavoratori, dei senza-patria. Perché questa dottrina e questo metodo non furono improvvisati nel 1917, su commissione del Kaiser, come solo l'incommensurabile asinità dei professori di discipline sociologiche poté credere, ma fin dal 1847 erano stati proclamati dall'Internazionale Socialista; e noi che, come l'ala sinistra dei socialdemocratici russi, siamo stati e siamo contro tutte le posteriori revisioni del marxismo, a quel programma ci siamo ispirati, anche quando l'idiozia avversaria ci ha attribuito finalità e complicità coi turchi, o col papa, o coi tedeschi.

Il bolscevismo vive in Italia, e non come articolo d'importazione, perché il socialismo vive e lotta ovunque vi sono sfruttati che tendono alla propria emancipazione.

In Russia esso ha fatto la sua prima grandiosa affermazione, e noi, ritrovando negli svolgimenti formidabili della rivoluzione russa intero il nostro programma, abbiamo scritta in testa a queste colonne la magica parola slava: Soviet, assurta a simbolo della rivoluzione internazionale.

E che la sua luce accechi e confonda sempre più i logori arnesi intellettuali della difensiva capitalistica!


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