DISTINGUE IL NOSTRO PARTITO: La linea da Marx a Lenin alla fondazione dell’Internazionale comunista e del Partito Comunista d’Italia; alla lotta della sinistra comunista contro la degenerazione dell’Internazionale; contro la teoria del socialismo in un Paese solo e la controrivoluzione stalinista; al rifiuto dei fronti popolari e dei blocchi partigiani e nazionali; la dura opera del restauro della dottrina e dell’organo rivoluzionario a contatto con la classe operaia, fuori dal politicantismo personale ed elettoralesco.

(«L’Avanguardia» n. 493del 3-6-1917)

 

Ancora un articolo dei giovani, il quale pone apertamente la questione degli inconciliabili dissensi che soprattutto dopo lo scoppio della guerra hanno diviso in campi opposti il movimento socialista. L’articolo reclama per il movimento dei giovani il compito di porsi all’avanguardia del riscatto del movimento rivoluzionario dalle vergogne del social-patriottismo e sottolinea l’utilità in Italia delle lotte di tendenza negli anni di anteguerra, rivendi­cando la necessità di ulteriori lotte future netta medesima direzione.

 

 

 

Si comincia da ogni parte a riconoscere che le grandi divergenze e di­scussioni tra le frazioni in cui si divide il Partito Socialista non erano oziosi dibattiti dottrinali. Nell’indirizzo del socialismo di domani sono in gioco - ed é importante il fatto che anche gli avversari lo avvertono - i destini pros­simi e remoti dell’umanità.

I due terzi della carta stampata per conto delle classi al potere si occu­pano di ciò che fanno e pensano i socialisti di tutte le sfumature. Stoccolma riempie i giornali. La storia della Rivoluzione russa ha la sua chiave nei rap­porti tra le diverse correnti socialistiche.

Anche coloro che sono stati sempre estranei alle discussioni fra le ten­denze del socialismo, accogliendole con un sorriso di imbecille compatimento, sono allarmati dal possibile atteggiamento delle maggioranze e minoranze socialiste, in questo o quel paese; s'incomodano a parteggiare per l’una o l’altra frazione.

Questo non è che un indice indiretto ma eloquente della importanza sto­rica che ha la presente crisi del socialismo, e la delimitazione della sua tattica e del suo indirizzo attraverso la terribile prova della guerra mondiale.

Il         socialismo vecchio stile «senza aggettivi» é finito.

C'è una gamma troppo estesa di opinioni nel seno degli organismi tenuti insieme da questo semplice aggettivo «socialista», perché si possa soltanto tacere la necessità di una revisione teorica e tattica dei programmi e dei metodi, seguita da immutabili e definitive separazioni. E questo sarà, anzi è, fino da ora il compito poderoso della nuova generazione socialista, meno in­ceppata dalla pesante eredità degli errori passati. È in questo senso che la gioventù socialista é chiamata ad assolvere una parte decisiva nei prossimi avvenimenti che determineranno le vie per le quali il socialismo andrà verso la sua grande prova storica, nella quale é in gioco il domani del mondo.

E di gioventù socialista sentiamo parlare in alcuni paesi del Nord, sorta come forza autonoma contro le deviazioni dei maestri di ieri, che qui inchi­nano il socialismo alla causa di un gruppo belligerante, altrove a quella del gruppo avverso. In nome di una giovane nuova anima socialista parlano Adler e Liebknecht nell’atto del loro sacrificio.

Tra il vecchio socialismo di Vittorio Adler, vuotatosi a poco a poco del suo contenuto per ripiegare nell’ideologia e nella politica borghese, e il nuovo socialismo che ricalca le orme dei precursori vi é l’abisso, immenso sempli­cemente pel fatto che il padre riconosce giusto il potere eccezionale di un governo borghese che manda il figlio al capestro.

Oggi più che mai occorre ripetere che il movimento della gioventù socia­lista non deve essere né vuole essere una scuoletta, ma reclama invece per sé il diritto ed il dovere di un'azione libera ed entusiasta nella battaglia socialista. Esso sarà la forza principale che riscatterà il movimento politico della classe lavoratrice dalla vergogna delle dedizioni al nazionalismo capita­listico e proclamerà il dovere dei proletari di disfarsi dei capi che hanno esitato e tradito! E più ancora affermerà che nel movimento socialista non devono esserci capi e gregari ed in un certo senso nemmeno maestri e di­scepoli.

Se, nel caso dell’Italia, la gioventù socialista, pur avendo nella mente e nel cuore una più grandiosa visione delle prossime battaglie, procede fidu­ciosa e compatta al fianco degli uomini migliori del Partito, ciò si deve ap­punto alla benefica influenza avuta - come dimostrano i fatti all’evidenza - nell’indirizzo presente del partito dalle recenti epurazioni, energicamente caldeggiate dalla unanime volontà della gioventù socialista, che non sarà mai abbastanza fiera della sua opera tendenzaiola degli ultimi anni.

Ebbene, anche la situazione odierna, anzi questa in modo specialissimo, esige dalle energie più giovani e più fresche del movimento socialistico un contributo di pensiero e d’azione.

Dinanzi ai problemi che la storia affaccia all’ansiosa attesa dei popoli, problemi svariati e complessi che investono tutti gli aspetti del socialismo, dalla teoria alla pratica, dal pensiero all’azione, i giovani socialisti fanno valere le loro preferenze per le soluzioni più energiche, più aperte, più diritte, più coraggiose.

La interpretazione del cataclisma bellico nella concezione socialista della storia, la valutazione delle interpretazioni che ne affacciano le ideologie bor­ghesi e i sofismi del socialismo tralignato, le basi della nuova tattica di classe e del nuovo internazionalismo, il valore e i metodi della lotta socialista per la pace e l’indirizzo del movimento socialista dopo di essa, sono punti capi­tali ai quali si offrono discordanti risposte.

I giovani socialisti non esiteranno a prendere posizione, ad abbracciare con sicura fede la «loro» tendenza, a battersi al grido di Adler «Viva il socialismo internazionale rivoluzionario!».

Lieti e fieri di essere a fianco di un partito che ha raccolto con mano sicura le speranze e le disperse file dell’Internazionale, orgogliosi di essere coi promotori di Zimmerwald, i giovani socialisti italiani domandano il loro posto nella lotta di classe, ma domandano anche che si ascolti la loro parola.

E, sempre pronti ad ogni disciplina di azione, che lasci la libertà di espandersi al loro spirito insofferente di freni, franchi da ogni impaccio ideale che possa deviarne le aspirazioni, scrivono con giovanile ardore sulle loro bandiere «Ancora più Avanti!».

 

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