DISTINGUE IL NOSTRO PARTITO: La linea da Marx a Lenin alla fondazione dell’Internazionale comunista e del Partito Comunista d’Italia; alla lotta della sinistra comunista contro la degenerazione dell’Internazionale; contro la teoria del socialismo in un Paese solo e la controrivoluzione stalinista; al rifiuto dei fronti popolari e dei blocchi partigiani e nazionali; la dura opera del restauro della dottrina e dell’organo rivoluzionario a contatto con la classe operaia, fuori dal politicantismo personale ed elettoralesco.

Per il marxismo, i fenomeni sociali e le grandi rivoluzioni, non sono frutto dell’opera di uomini “illuminati”, che partoriscono, durante la notte, l'idea e l'azione; ma il risultato della spinta che proviene da determinate situazioni materiali: quando cioè le condizioni di vita quotidiana diventano intollerabili e le contraddizioni tra capitale e lavoro superano il livello di guardia.

L'economia capitalista non fa che accelerare il processo, avvitandosi in una crisi economica senza fine: la folle corsa del capitale ad accumularsi e valorizzarsi è destinata a diventare sempre più affannosa e a incepparsi proprio a causa della natura contraddittoria dello stesso capitale.

Attenzione, però! Non è detto che la crisi economica e la curva della crisi politica-sociale coincidano. Sarebbe una visione meccanicistica! Nella realtà, la crisi economica può ritardare, può rallentare (ma non può mai scongiurare), la crisi politica-sociale; e allora ci accorgiamo che la crisi risente di tutta una serie di fattori, materiali e ideologici, che ne intralciano lo sviluppo.

Infatti, quale sarà la caratteristica della ripresa della lotta di classe, aperta e violenta? Sarà con avanzamenti graduali, un percorso fatto a strappi, una sequenza di fiammate improvvise seguite da calme piatte, un susseguirsi di accelerazioni e rallentamenti, di avanzate e ritirate, di lotte entusiasmanti e cocenti sconfitte.

Il degrado, l'agonia di questa società, li si possono leggere anche da fatti piccoli, che, in mancanza di poderosi scioperi, mastodontiche manifestazioni ed eroiche occupazioni di fabbriche e banche centrali, sono un termometro valido per misurare la temperatura sociale.

Faccende piccine piccine, situazioni che si perdono in altre cento… Come il grido d'allarme che proviene dagli USA: “Nessuno dovrebbe morire perché non ha l'insulina per il suo diabete”. Non siamo in un paese del cosiddetto “Terzo” o “Quarto Mondo”, ma nel paese più democratico e capitalisticamente avanzato del mondo: la stampa USA ci racconta la realtà quotidiana di circa 30 milioni di cittadini diabetici,  costretti a pagare centinaia, a volte migliaia, di dollari per  un farmaco salva-vita; e questa situazione tocca anche malati di tumore o di sclerosi multipla...

Ricordiamo che ben pochi accedono alle cure proprio per l'enorme disuguaglianza di reddito. E, sempre nella Stampa dell’1 giugno 2019, si volta pagina, ed ecco che apprendiamo, in Brasile, nel centro commerciale di Cuiabà, capitale dello Stato del Mato Grosso, 30 bambini hanno sfilato su di una passerella, come modelli, per essere adottati dai clienti che entravano e uscivano: “Lauriane ha 11 anni e con lei c'è suo fratello di 8 anni”, “Roberto ha 7 anni e sfila insieme al suo migliore amico, Marcos di 9 anni”… Che altro si può dire, dell’oscenità di questo modo di produzione?!

Forse, il glorioso Partito “Comunista” Cinese dovrebbe darsi da fare per organizzare anch’esso tali sfilate, visto che nel paese gli istituti per bambini abbandonati sono quadruplicati negli ultimi anni (sempre la Stampa del’1 giugno 2019).

E via, verso l'Africa, in Sudan e precisamente nella città di Adbara, dove è scoppiata l’ennesima rivolta del pane: il tradizionale panino con polpetta di fave ha raddoppiato il proprio prezzo, da 10 sterline a 20. La rivolta non è stata una tranquilla sfilata…

Voltiamo pagina e leggiamo su La Repubblica del medesimo giorno che, sul banchetto di Stato organizzato per Trump a Londra, i piatti sono a 45 centimetri l'uno dall'altro e i bicchieri sono sei: per l'acqua, per il vino rosso e bianco, per lo champagne, per il vino dolce e per il porto. I camerieri, per non ostacolarsi (gli invitati 170), sono regolati da semafori.

E andiamo in Germania, dove incontriamo Marina Michaylova, che ogni giorno prende il bus per andare dalla periferia estrema al centro di Brema, dove ogni giorno Marina scende per cominciare uno dei quattro lavori che le consentono di mettere insieme pranzo e cena. Caso isolato? Caso normale. (La Repubblica, 26 maggio 2019).

E che dire poi delle nostre città, dei nostri paesi, dove variopinti cassonetti ci invitano a mettere il vetro qua, la carta là, il secco a sinistra e l'umido a destra, e così siamo contenti: tutto pulito, tutto in ordine. Poi, il mondo ci crolla in testa, a leggere, su La Repubblica del 2 giugno 2019, l'articolo: “La battaglia dell'Asia contro l'Occidente. ‘Riprendetevi i rifiuti’”. Che cos'è successo? E’ presto detto:

  1. . La Malesia sta restituendo parte delle 3mila tonnellate di rifiuti scaricati nei suoi porti da Regno Unito, Germania, Francia, Spagna, Australia e Stati Uniti, dopo aver appurato che la spazzatura era aumentata dalle 168.500 tonnellate del 2016 alle 456mila nel solo primo semestre del 2018.
  2. . La Cina tra il 2017 e il 2018 ha vietato l'importazione di plastica e scarti di computer.
  3. . L'Indonesia ha importato, nel 2018, 320 milioni di chili di plastica contro i 128 dell'anno precedente.
  4. . Il Vietnam sta applicando misure sempre più severe di controllo dell'importazione di spazzatura.
  5. . Il governo thailandese propone di vietare, tra il 2019 e il 2021, ogni importazione di scarti dall'Occidente.

E sì. Agonia... continua... inesorabile...

 

Agonia... continua... inesorabile… (atto secondo)

La società capitalista è la società che più di ogni altra ha sviluppato le forze produttive e con esse ha prodotto e produce un'enorme ricchezza. Ma, beffa della sorte... è anche la società che più d 'ogni altra, a fianco dell'enorme ricchezza, produce un' enorme povertà: i ricchi diventano più ricchi e i poveri diventano più poveri e numerosi. Aggiungiamo poi l'ulteriore burla: il nuovo libero-schiavo-salariato dell'opulenta società capitalista risulta sempre più indigente rispetto ai suoi predecessori, lo schiavo della civiltà greco-romana e il servo della gleba.

Ci par di sentire: “Ma cosa dite! Basta con questo parlare vecchio e stantio, con questo schematismo caratteristico del vecchio marxismo ottocentesco e novecentesco. Siamo gramsciani dall'elastico pensare, siamo tutti uniti da un unico e grande abbraccio: vogliamoci bene. Antonio, con i suoi occhialini tondi, è tra noi e ci esorta, ogni giorno, ad abbracciare il… ‘sogno americano’!”.

L'opportunismo è fatto così: ha una sua filosofia di vita, compiacente, soddisfatta, appagante, che guarda a un “capitale dal volto umano”, non aggrappato, in modo bellicoso, combattivo e violento, al profitto, ma a un erogatore, in maniera equa, della ricchezza sociale.

Noi, però, vecchi marinai con la prua dritta, sempre, verso il marxismo rivoluzionario, non siamo d'accordo e rimaniamo legati al motto: “I poveri sempre più poveri, i ricchi sempre più ricchi”. Gli svolgimenti storici non sono valutati sulla base di teorie metafisiche, morali o sentimentalistiche, bensì su quella dello sviluppo delle forze produttive: il marxismo riconosce il modo di produzione capitalistico come tappa essenziale del divenire sociale e i poveri nascono e si moltiplicano, frutto di disoccupazione e salari bassi.

Ultima ora, dunque: l'estate (21 giugno) è iniziata con il governo italiano che ha convocato in tre giorni sette tavoli di crisi, per sbrogliare crisi vecchie e nuove, con il fine di “salvare posti di lavoro”. Ci sono in ballo oltre 280 mila persone e più di 70 mila lavoratori in mobilità con assegni mensili di 500-600 euro.

Continua l'opportunista: “ Va be’... va be’... ma queste situazioni fanno parte del gioco, viviamo in una società dove il capitale non è, anch'esso, più ottocentesco: adesso è dinamico, informatico, creativo, innovatore, scientifico, tecnologico, e soprattutto guarda al futuro, allo spazio, alla colonizzazione di Marte… E lo sapete che entro il 2024, lassù a 400 chilometri dalla Terra, nel cielo infinito, ci starà una stazione internazionale, la cui struttura metallica aprirà le porte ai turisti? Il costo? 30mila euro a notte e, per il biglietto di andata e ritorno, 51 milioni di euro, da pagare alla Boeing e alla Space X, che gestiscono la commessa delle navicelle spaziali. E poi la Nasa pensa già agli spot pubblicitari girati nello spazio… Come si fa solo a pensare, a credere, che il capitale e la sua economia possano sparire?”.

E' vero! Come si fa a credere che una tale società, proiettata nel futuro, anche cosmico, possa deludere? Giammai... Infatti, aspettiamo code chilometriche davanti ai botteghini della Boeing e della  Space X!

 

Partito comunista internazionale

                                                                           (il programma comunista)

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