DISTINGUE IL NOSTRO PARTITO: La linea da Marx a Lenin alla fondazione dell’Internazionale comunista e del Partito Comunista d’Italia; alla lotta della sinistra comunista contro la degenerazione dell’Internazionale; contro la teoria del socialismo in un Paese solo e la controrivoluzione stalinista; al rifiuto dei fronti popolari e dei blocchi partigiani e nazionali; la dura opera del restauro della dottrina e dell’organo rivoluzionario a contatto con la classe operaia, fuori dal politicantismo personale ed elettoralesco.

Negli ultimi mesi, un Presidente del Consiglio dopo l'altro, a proposito di un certo tipo di atteggiamento nei confronti della Sacra Economia Nazionale, ha usato il termine “disfattismo”. Da parte sua, la redazione del Giorno - Quotidiano Nazionale del 5/2/2014 ha inserito un riquadro che riportiamo papale papale: “La parola. Da Mussolini al Cav: il termine 'disfattismo' (coniato nel 1915 dallo scrittore russo Alexinskij) indica l'atteggiamento sfiduciato e pessimista nei confronti del proprio Paese. Fu evocato nel 1921 da Mussolini, stesso concetto usato nel 2009 da Berlusconi contro l'opposizione”.

Non c'importa proprio aprire una disputa filologico-letteraria a proposito della primogenitura o della contestualizzazione dell'uso del termine in questione. Vogliamo solo concisamente rivendicare l'uso politico del concetto. A noi non interessano né il pessimismo né la sfiducia: noi lavoriamo a partire dall'incontrovertibile antitesi tra gli interessi quotidiani, presenti e futuri, di noi proletari (venditori di forza lavoro) e la presunta “comunità di interessi” che ci legherebbe alle nostre borghesie nazionali. Il disfattismo che farà incazzare i Letta (o i Renzi) di tutti gli stati imperialisti non sarà così generico, ma generale e specifico.

Sarà quel disfattismo proletario, rivoluzionario, internazionalista, di cui intendiamo ravvivare la memoria proprio in concomitanza con le commemorazioni di quel maledetto primo macello imperialista – quel disfattismo che ha portato, spinto fino in fondo purtroppo solo dai bolscevichi russi con le altre rivendicazioni “spontanee” dei proletari e delle masse dei contadini poveri, a innescare quella rivoluzione comunista, potenzialmente internazionale, il cui ricordo, nonostante la sconfitta e la subentrata controrivoluzione, ancora disturba l'ottimistico sonno dei borghesi di tutto il mondo.

Sarà dunque il nostro disfattismo nei confronti della solidarietà economica, sociale, politica, militare con la società del capitale ed il suo Stato ad accompagnare la preparazione rivoluzionaria della nostra classe verso la rottura definitiva delle catene con cui la borghesia ci lega alle sue nazioni e alle sue patrie...


Partito Comunista Internazionale
(il programma comunista n°02 - 2014)

 
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  • Dove va la resistenza palestinese? (I)(Il Programma comunista, n°17, 1977)
  • Dove va la resistenza palestinese? (II)(Il Programma comunista, n°18, 1977)
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  • Il lungo calvario della trasformazione dei contadini palestinesi in proletari(Il Programma comunista, n°20-21-22, 1979).
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