DISTINGUE IL NOSTRO PARTITO: La linea da Marx a Lenin alla fondazione dell’Internazionale comunista e del Partito Comunista d’Italia; alla lotta della sinistra comunista contro la degenerazione dell’Internazionale; contro la teoria del socialismo in un Paese solo e la controrivoluzione stalinista; al rifiuto dei fronti popolari e dei blocchi partigiani e nazionali; la dura opera del restauro della dottrina e dell’organo rivoluzionario a contatto con la classe operaia, fuori dal politicantismo personale ed elettoralesco.

L’incubo dei tremiladuecento minatori rimasti intrappolati nelle viscere di Elandstrand, a ottanta chilometri da Johannesburg, agli inizi di ottobre, s’è concluso in maniera positiva: tutti sono stati tratti in salvo, dopo alcuni giorni di angoscia. Lavoravano alla Harmony Gold’s Mine, una delle più vecchie miniere d’oro del Sud Africa e una delle più profonde (più di due chilometri) a causa del progressivo esaurirsi dei filoni – una caratteristica comune a gran parte delle miniere d’oro di questa regione. Questo vuol dire che le condizioni di lavoro si sono fatte sempre più difficili e pericolose, aggravate ancor più dalle infrastrutture arretrate, dalle misure di sicurezza approssimative, dalla manutenzione carente. Qualche giorno prima, erano morti quattro minatori dell’AngloGoldAshanti e, l’anno scorso, in un’altra località del Sud Africa, ne erano morti altri duecento a causa di una frana.

Vecchia storia, questa delle miniere vecchie e arretrate, che evoca tragici ricordi, vicini e lontani (quasi mille morti in West Virginia, USA, nel 1907; quaranta a Ribolla, Italia, nel 1954; quasi trecento a Marcinelle, Belgio, nel 1956; i sei minatori dello Utah, Usa, e i 180 dello Xintai, Cina, di cui davamo conto nel numero scorso di questo giornale). Ma una storia strettamente legata all’estrazione di pluslavoro e alle leggi di funzionamento del modo di produzione capitalistico: a quella rendita differenziale che domina il rapporto fra capitale e terra e che fa sì che a dettar legge (e misura del profitto) sia la condizione in cui si trova la miniera più vecchia e più obsoleta, “meno fertile” (cfr. il nostro scritto “Ribolla, la morte differenziale”, uscito su queste pagine nel 1954, all’epoca della tragedia ricordata sopra).

Altre considerazioni poi s’impongono. Per esempio, il fatto che la manodopera sudafricana sia nella quasi totalità di colore (con un tasso di disoccupazione del 40%). O il fatto che, a un quindicennio ormai dall’abolizione dell’apartheid, dalla vittoria dell’African National Congress di Nelson Mandela, dalla tanto decantata introduzione della democrazia, le cose non siano gran che cambiate rispetto a prima: la situazione della classe proletaria sudafricana continua a essere tragica, in tutti i sensi e da ogni punto di vista.

Tra miniere obsolete, manutenzioni inesistenti, condizioni di lavoro in progressivo peggioramento, non è che allora il problema sarà, non di colore, non di “democrazia contro apartheid”, ma sempre e comunque, in Sud Africa come altrove, di classe? E che dunque richiederà prospettive e soluzioni di classe?

Partito Comunista Internazionale
(il programma comunista n°05 - 2007)

 

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