DISTINGUE IL NOSTRO PARTITO: La linea da Marx a Lenin alla fondazione dell’Internazionale comunista e del Partito Comunista d’Italia; alla lotta della sinistra comunista contro la degenerazione dell’Internazionale; contro la teoria del socialismo in un Paese solo e la controrivoluzione stalinista; al rifiuto dei fronti popolari e dei blocchi partigiani e nazionali; la dura opera del restauro della dottrina e dell’organo rivoluzionario a contatto con la classe operaia, fuori dal politicantismo personale ed elettoralesco.

Proletari! compagni!

Quello che sta succedendo alla FIAT di Pomigliano d’Arco è il modello per quanto dovrà succedere in decine di altre fabbriche. Di fronte alla crisi che si approfondisce (e che gli “esperti borghesi” non sanno come interpretare e tanto meno come gestire), il capitale reagisce sulla base delle proprie leggi di funzionamento: ristrutturare, eliminare “rami secchi”, licenziare lavoratori “in esubero”, tagliare i tempi e le pause, ridurre il salario reale – in una parola, spremere sempre di più i proletari, a qualunque categoria, regione, nazione, razza appartengano.

In Polonia, alla FIAT di Tychy, se ne sono già accorti: ingannati dalle promesse dei padroni, gli operai polacchi hanno sgobbato a più non posso, hanno accettato ricatti di ogni genere, hanno chinato il capo, hanno creato una massa impressionante di plusvalore per il capitale. Ora, gli operai italiani e quelli polacchi, della medesima azienda, vengono messi gli uni contro gli altri, in gara a chi si fa spremere di più e a chi protesta di meno. L’imperativo del capitale è lo stesso ovunque – in Italia come in Polonia, in Germania come in Cina (dove, in queste stesse settimane, un’ondata di scioperi mai vista prima cerca di opporsi a uno sfruttamento sempre più insopportabile): aumentare la produttività diminuendo il costo del lavoro. La totale irrazionalità del modo di produzione capitalistico è qui evidente: nel bel mezzo di una crisi di sovrapproduzione di merci e capitali, s’invoca più produttività, a tutto favore del capitale nazionale e a tutto danno dei proletari, le cui vite vengono saccheggiate e massacrate da ritmi infernali e da salari di pura sopravvivenza.

 

Proletari! compagni!

L’infelice uscita, qualche giorno fa, del boss della FIAT sugli scioperi a Termini Imerese dimostra sia l’ottusità che il disprezzo di questa razza di padroni-cialtroni. E’ ora di buttarla a mare, insieme a tutto il modo di produzione di cui sono strumenti e rappresentanti! E’ ora di seguire quello che i nostri fratelli di classe polacchi (già protagonisti in passato di una stagione straordinaria di lotte, purtroppo sabotata dai soliti preti, politici e poliziotti) ci hanno scritto: “Non possiamo continuare a contenderci tra di noi i posti di lavoro. Dobbiamo unirci e lottare per i nostri interessi internazionalmente. Per noi non c’è altro da fare che smettere di inginocchiarci e iniziare a combattere. Noi chiediamo ai nostri colleghi di resistere e sabotare l’azienda che ci ha dissanguati per anni e ora ci sputa addosso. Lavoratori, è ora di cambiare”.

Sì, è ora di cambiare. E’ ora di cambiare obiettivi e metodi di lotta: non la difesa dell’azienda e dell’economia nazionale, ma la lotta aperta e senza tregua per difendere le nostre condizioni di vita e di lavoro; non gli estenuanti tavoli di trattative, a cui sindacati grandi e piccoli ci trascinano giorno e notte per poi allargare le braccia e accettare le “esigenze superiori”, ma l’organizzazione di una risposta operaia intransigente, con uno sciopero generale senza limiti di tempo, esteso a tutte le categorie e a tutti gli altri proletari, nella consapevolezza che quanto avviene a Pomigliano sta già avvenendo altrove o avverrà presto ovunque, in Italia come all’estero.

Proletari! compagni!

Padroni e sindacati (con l’inevitabile gioco delle parti, cui siamo abituati ormai da decenni) sono schierati su un fronte unico anti-proletario: quello che difende gli interessi del capitale, dello Stato, della nazione. Rispondiamo con il nostro fronte unito proletario! Rispondiamo a quest’attacco con la lotta aperta! Difendiamo le nostre condizioni di vita e di lavoro!

  • No a contratti-capestro che attentano quotidianamente alla nostra vita
  • No al terrorismo padronale  e statale che ci ricatta con la minaccia di licenziamenti e chiusure
  • Sì a forti aumenti salariali per tutti, maggiori per le categorie peggio pagate
  • Sì al salario pieno a licenziati, disoccupati, immigrati, precari
  • Sì alla drastica riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario
  • Sì all’aumento generalizzato delle pensioni

Difenderci oggi è necessario e urgente, e deve essere fatto creando il fronte più vasto e compatto di lotta, che superi steccati e localismi (categorie, regione, razza, età, sesso) e riconquisti i nostri metodi classici: lo sciopero generale senza preavviso e senza limiti di tempo e spazio, l’organizzazione di estesi comitati di lotta capaci di farsi carico di tutte le fasi e di tutti i problemi impliciti nella ripresa classista (cassa sciopero, difesa legale, ecc.), l’attacco per colpire il capitale là dove esso è più sensibile (blocco totale delle merci in entrata e in uscita, blocco totale dei servizi, ecc.)... Ma ciò non è sufficiente. La crisi è crisi dell’intero modo di produzione capitalistico: ci dice apertamente che esso è in agonia ormai da tempo e che il protrarsi di quest’agonia sarà fonte di sofferenze inaudite per tutti. E allora accogliamo la sfida: è ora di farla finita con questo modo di produzione, ormai solo distruttivo. La nostra prospettiva sia dunque quella di passare dalla difesa (necessaria e urgente) delle nostre condizioni di vita e di lavoro alla preparazione dell’attacco, per la presa del potere sotto la guida indispensabile del partito comunista internazionale, che rappresenta l’avanguardia storica del comunismo, forgiatasi attraverso decenni e decenni di vittorie e sconfitte, di assalti rivoluzionari e di lunghi periodi di controrivoluzione.

 

 

Partito Comunista Internazionale
(Supplemento al n°3/2010 de " Il programma Comunista")

 

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