DISTINGUE IL NOSTRO PARTITO: La linea da Marx a Lenin alla fondazione dell’Internazionale comunista e del Partito Comunista d’Italia; alla lotta della sinistra comunista contro la degenerazione dell’Internazionale; contro la teoria del socialismo in un Paese solo e la controrivoluzione stalinista; al rifiuto dei fronti popolari e dei blocchi partigiani e nazionali; la dura opera del restauro della dottrina e dell’organo rivoluzionario a contatto con la classe operaia, fuori dal politicantismo personale ed elettoralesco.

 

Proletari, compagni!

Mentre prosegue l’attacco diretto alle nostre condizioni di vita e di lavoro, nelle fabbriche e nei servizi, con cassa integrazione, licenziamenti, svendita dei salari e aumenti degli orari di lavoro, e un nuovo esercito di lavoratori è condannato a un lavoro precario, flessibile, senza garanzie e prospettive, i sindacati di Stato CGIL-CISL-UIL proclamano questo sciopero farsa di 4 ore contro la finanziaria – uno sciopero il cui orizzonte non è la difesa delle nostre condizioni, ma il rilancio della prossima concertazione e l’imbavagliamento delle masse operaiae. Il Congresso della CGIL testimonia questa “libidine di servire”, proponendosi di offrire al padronato e allo Stato, su un piatto d’argento, un proletariato confuso e obbediente, e promuovendo nelle sue strutture gerarchiche interne i nuovi militi della “Legge e Ordine” (Cofferati insegna), nella più pura tradizione socialdemocratica e stalinista.

Questa finanziaria, che attacca direttamente il potere d’acquisto dei salari, vede concorde il fronte borghese della cosiddetta “sinistra” che, mentre gioca il solito ruolo di copertura, riorganizza le proprie fila: sciopero e Congresso servono solo a rinnovare l’esercito di clientele e di funzionari sindacali, in funzione delle future elezioni, da cui dovrebbe uscire infine, come il coniglio dal cappello, un “nuovo governo amico”. Nell’anno che sta finendo, per conquistarsi il ceto medio, questa “sinistra” ha attaccato ogni manifestazione, ogni lotta, ogni sciopero, che uscisse fuori dal controllo sindacale, guadagnandosi così i favori della Confindustria e delle autorità finanziarie.
Aforza di limarla e di attaccare i “facinorosi” che osano uscire dalle “regole”, quella straordinaria arma di lotta che è lo sciopero è stata di fatto spuntata, annullata, vietata: e non dalla destra borghese, ma da coloro che dovrebbero difendere le nostre condizioni di vita e di lavoro!


Proletari, compagni!

Mentre questo accade, i giovani proletari delle miserabili periferie francesi, senza “cultura, religione e patria”, ma uniti da una condizione di oppressione e di degrado, dalla precarietà del lavoro salariato, dalla flessibilità più estrema, nel disprezzo della classe dominante (in tutte le sue varianti, di destra e di “sinistra”) e di quella bestia infame che sono i ceti medi, hanno riportato in piena luce non solo l’esistenza delle classi (che si volevano scomparse dalla Storia!) in una delle più grandi metropoli europee, ma soprattutto la loro inconciliabilità ed estraneità e il peso materiale della miseria e dello sfruttamento, con una ribellione durata più di due settimane. La paura del risveglio dell’intera classe operaia dopo lunghissimi anni di silenzio ha attanagliato la classe dominante, e i tremila arresti, i processi per direttissima, l’instaurazione del coprifuoco, le espulsioni e le condanne si sono accompagnate alle promesse di nuovi ammortizzatori sociali: ovvero, di nuove catene e illusioni per il ristabilimento della pace sociale. Per quanto spontanea e disorganizzata, per quanto priva di una direzione politica reale capace di farla uscire dal vicolo cieco del ribellismo fine a se stesso, l’esplosione delle periferie francesi ha mostrato quel che bolle nella pentola infame del modo di produzione capitalistico – l’inconciliabilità assoluta fra interessi proletari e necessità del capitale e del suo Stato.

 

Proletari, compagni!

L’unica via d’uscita per l’intera classe operaia è la ripresa della lotta di difesa su un terreno di classe, come preparazione alla futura lotta d’offesa rivoluzionaria. Ma per far ciò occorre rendersi conto che le armi del proletariato possono solo essere le antiche e solide posizioni intransigenti, che la storia della nostra classe ed il sacrificio dei nostri compagni ci hanno indicato da centocinquanta anni. Esse stanno nella direzione che i giovani proletari delle banlieues hanno saputo additare: ma devono accompagnare l’istintiva ribellione, che esaurisce la sua energia per mancanza di prospettiva, con un programma e una strategia di lotta organizzata e articolata in tutti i suoi aspetti, alla cui guida può essere solo e unicamente un’organizzazione cosciente, il partito rivoluzionario.
Le nostre parole d’ordine sono e rimangono quelle che contraddistinguono da sempre i comunisti:

Lo sciopero generale deve essere nazionale, di tutte le categorie, senza preavviso e senza limiti di tempo. Si deve lottare contro ogni sua regolamentazione. La lotta per forti aumenti salariali e per il salario integrale va estesa ai disoccupati, ai licenziati, agli immigrati. L’orario di lavoro deve essere ridotto drasticamente a parità di salario. Va combattuta ogni barriera (fra occupati e disoccupati, fra immigrati e “indigeni”, fra precari e “stabili”, per sesso e per età) e ogni forma di divisione all’interno della classe operaia (razzismo, localismo, nazionalismo). Bisogna tornare a un’organizzazione sindacale e di lotta dei lavoratori su basi territoriali, fuori dalle galere aziendali.

Il Partito Comunista Internazionale, oggi come da più mezzo secolo, è al fianco della classe operaia in tutte le sue battaglie. I vecchi compagni ci hanno lasciato la consegna che le lotte di difesa economica contro l’attacco alle nostre condizioni di vita e di lavoro possono raggiungere quel livello che non porti alla disillusione e allo scoraggiamento solo se sono incanalate lungo il faticoso ma necessario sentiero della lotta classista e intransigente – un sentiero che la classe operaia di oggi deve riprendere, per giungere allo sbocco rivoluzionario che libererà dalle catene, non solo la nostra classe, ma anche l’intera umanità, in una nuova società senza classi: il Comunismo.

 

 

Partito Comunista Internazionale
(il programma comunista)

INTERNATIONAL COMMUNIST PARTY PRESS
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