DISTINGUE IL NOSTRO PARTITO: La linea da Marx a Lenin alla fondazione dell’Internazionale comunista e del Partito Comunista d’Italia; alla lotta della sinistra comunista contro la degenerazione dell’Internazionale; contro la teoria del socialismo in un Paese solo e la controrivoluzione stalinista; al rifiuto dei fronti popolari e dei blocchi partigiani e nazionali; la dura opera del restauro della dottrina e dell’organo rivoluzionario a contatto con la classe operaia, fuori dal politicantismo personale ed elettoralesco.

 

 

 

Un ennesimo capitolo della lotta fra padroni e proletari si sta consumando all’aeroporto di Fiumicino. La borghesia schiera tutte le proprie pedine, prima fra tutte il sindacato tricolore, mentre il proletariato, senza più un barlume di tradizione di classe, si dibatte nell’angoscia del tracollo della “gloriosa” compagnia di bandiera, sentendosi fatalmente legato ai destini della stessa.

 

Lavoratori!

La vostra posizione deve essere indifferente rispetto ai destini dell'azienda nella quale venite sfruttati, all'entità delle sue perdite, ai piagnistei dei suoi amministratori, che anche nel peggiore dei casi si ritirano con liquidazioni principesche, lasciandovi nella più cupa incertezza, se non nella disperazione. Dovete invece strappare alla borghesia tutta, impegnandola in una lotta senza quartiere, come minimo il mantenimento degli attuali livelli occupazionali e salariali.

I sindacati hanno fiancheggiato i padroni in tutti i settori per anni e anni, svilendo salari e contratti, attaccando le  condizioni di vita e di lavoro dei proletari, introducendo un uso massiccio di appalti esterni che, per loro natura, espongono ancora di più alla ricattabilità e alla flessibilità, bloccando o indebolendo ogni iniziativa di sciopero e abituando i lavoratori al riformismo più bieco. Alla borghesia costa meno mantenere un apparato sindacale totalmente asservito, piuttosto che rinunciare alla parte dei profitti che dovrebbe concedere se le lotte proletarie non fossero imbrigliate.

In questi giorni, gli “intransigenti” sindacati nazionali impegnati nella vertenza Alitalia hanno cercato di far rientrare dalla finestra il capitalismo di Stato italiano, tentando di infilare Fintecna nella ricapitalizzazione della società, quindi come partner economico e finanziario di Air France. La discussione non si è in realtà accesa sulla difesa dei lavoratori, a parte flebili frasi di circostanza, bensì su come salvare la faccia del padronato italiano! Ovviamente i francesi hanno giudicato la proposta non conveniente e hanno lasciato il tavolo, ma agli infaticabili “intransigenti” sono bastate 24 ore per calare le braghe, e si sono ritrovati ad inseguire disperatamente una trattativa che sembrava non ricucibile.

 

Lavoratori!

Non accettate sacrifici in nome dell'economia nazionale, non legatevi ai destini di un'azienda, né, tanto meno, a quelli di una nazione che non esiterebbe - e, in futuro, non esiterà, come non ha esitato in passato - a mandarvi al massacro in una guerra imperialistica! La borghesia italiana, stracciona più che mai, è impelagata da anni nella lotta tra fazioni milanesi e romane per il primato di Malpensa su Fiumicino e viceversa, e non si cura del fatto che questo rischia di essere il primato del nulla, a causa di quella che si annuncia una svendita che costerà cara a migliaia di lavoratori. La stessa cinica borghesia non perde occasione di indebolire qualsiasi tentativo di opposizione dei lavoratori, paragonando senza pudore gli scioperanti ai partecipanti alla famigerata “marcia dei 40.000” (che invece sfilarono davanti alla FIAT nel 1980 proprio per interrompere gli scioperi e riprendere la produzione), in più con l’accusa di traditori della patria perché pro-Air France!

Il proletariato non ha patria, perché  i suoi interessi coincidono con quelli dei proletari di tutto il mondo e sono contrari a quelli della classe avversa, la borghesia, e tende a difendere istintivamente il proprio posto di lavoro e la propria sopravvivenza, in una lotta che non solo è sacrosanta ma che, nel caso di Alitalia, andrebbe immediatamente estesa a tutte le categorie e a tutto l’indotto che lavora in aeroporto.

Noi comunisti denunciamo tutte le forze in campo, sindacali e parlamentari, come funzionali al Capitale e antiproletarie e indichiamo ai lavoratori la via della lotta di classe aperta con i metodi e per gli obiettivi che gli sono propri da centocinquant'anni: sciopero generale a oltranza, senza preavviso e senza limiti di tempo e spazio; rifiuto organizzato di ogni discriminazione in base a età, sesso, località o nazionalità; forti aumenti salariali, maggiori per le categorie peggio pagate; salario pieno a disoccupati, licenziati e immigrati.

 

Da qui bisogna ripartire, nella consapevolezza che, certo, si tratta di lotte di difesa. Ma sono le uniche lotte che permetteranno, sotto la guida del partito rivoluzionario, di passare dalla difesa all’attacco, contro un modo di produzione ormai da decenni in crisi, per la dittatura proletaria e per il comunismo.

 

 


 

 

Partito Comunista Internazionale
(
Supplemento al n°2/2008 de "Il programma comunista")

 

 

 

INTERNATIONAL COMMUNIST PARTY PRESS
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