DISTINGUE IL NOSTRO PARTITO: La linea da Marx a Lenin alla fondazione dell’Internazionale comunista e del Partito Comunista d’Italia; alla lotta della sinistra comunista contro la degenerazione dell’Internazionale; contro la teoria del socialismo in un Paese solo e la controrivoluzione stalinista; al rifiuto dei fronti popolari e dei blocchi partigiani e nazionali; la dura opera del restauro della dottrina e dell’organo rivoluzionario a contatto con la classe operaia, fuori dal politicantismo personale ed elettoralesco.

Proletari, compagni!

La crisi economica che sta dilaniando la nostra classe in tutti i paesi del mondo ha origine dalla sovrapproduzione di merci e di capitali, evento critico e periodico del modo di produzione capitalistico. Le borghesie internazionali spingono per un’ulteriore valorizzazione dei loro capitali, che solo lo sfruttamento della nostra classe può assicurare. Dopo aver tentato di strapparsi l’un l’altro quote di ricchezza per via finanziaria, riprendono con più lena a licenziare, a chiudere fabbriche, a imporre ritmi di lavoro estenuanti. Annaspando nella crisi, si scontrano e si dilaniano, preparandoci un’oppressione ancor più pesante.

Colte dalla paura della catastrofe imminente, poiché le quote di profitto sulla base del capitale già investito sono crollate, non hanno altra via d’uscita: l’economia reale capitalistica impone o un gigantesco rilancio dello sfruttamento generale oppure la distruzione dell’attuale base produttiva che, dopo il massacro di proletari di riserva e lavoratori improduttivi in eccesso, riprenderebbe a funzionare senza inciampi e resistenze. La violenza della crisi diventa crisi sociale: i segni della crescente rabbia operaia ci sono tutti. Per via pacifica o per via militare, l’obiettivo è quello di prevenire qualunque resistenza della nostra classe, per abbassare il costo del lavoro e rendere più competitive (più vendibili) le proprie merci. Ciò vuol dire sfruttamento bestiale, tagli ai salari, licenziamenti, intensificazione infernale dei ritmi e aumento del tempo di lavoro, precariato a vita, incidenti mortali, eliminazione di ogni atto d’insubordinazione, di organizzazione proletaria, di difesa delle proprie condizioni di vita e di lavoro, di scioperi, manifestazioni e cortei.

 

Proletari, compagni!

La direzione di sindacati corporativi e nazionali, da tempo strumenti dello Stato e dei padroni, vuole imporci qualunque sacrificio pur di far uscire dalla crisi la borghesia dei rispettivi paesi. Sa però di non poter mantenere per sempre la nostra classe in uno stato di cieca obbedienza, e dunque cerca di deviare le nostre reazioni e la nostra lotta verso obiettivi estranei ai nostri interessi. Il rifiuto del debito, l’uscita dall’euro, la nazionalizzazione delle banche, gli investimenti sono solo bambolotti per distrarci dalla tremenda condizione in cui stiamo precipitando: sono parole d’ordine comuni alle varie correnti della borghesia (la sinistra borghese, i falsi partiti di sinistra e la destra sociale). Questi fantocci, accompagnati dalla continua glorificazione del “diritto” e della “democrazia”, servono solo a rafforzare il nazionalismo: sono misure e parole d’ordine che tengono la nostra classe prigioniera e inerme nelle mani della borghesia e del suo Stato! Noi rispondiamo: vada pure in rovina il loro Stato e benvenuta sia la sua bancarotta! venga travolta ogni moneta con il suo signoraggio! affondino tutte le banche, siano esse di proprietà di privati o del Ministero dell’Economia!

Proletari, compagni!

Ben diversi sono gli obiettivi per cui la nostra classe lotta e dovrà sempre lottare! Le nostre rivendicazioni devono rispondere soltanto ai nostri bisogni di vita e di lavoro e si possono ottenere solo se ci daremo organizzazioni di lotta economica e sociale, chiuse ai padroni e ai loro servi e capaci di combattere con intransigenza, coraggio e continuità, riorganizzando il nostro fronte di classe su un piano il più ampio e compatto possibile. Un orizzonte, dunque, di difesa e di lotta a oltranza! Per spezzare l’alleanza tra organizzazioni sindacali, associazioni padronali e Stato, la lotta rivendicativa di difesa, premessa a un attacco sociale generalizzato, deve imporre: Forti aumenti salariali per tutti, maggiori per le categorie peggio pagate, per poter reintegrare il nostro misero salario; Drastica riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario, per poter conservare  e accumulare le energie psico-fisiche necessarie per la lotta contro il nostro nemico di classe; Salario pieno ai licenziati, disoccupati, immigrati, precari, per ricompattare e concentrare il fronte di tutta la nostra classe; Aumento generalizzato delle pensioni, per consentire ai proletari logorati dall’immensa fatica sopportata in decenni di schiavitù salariale di marciare accanto a noi; Unità di classe senza distinzione di razza, sesso, religione, età, nazione, per impedire la divisione, la concorrenza, la lotta tra di noi, trasformando l’unità in una forza straordinariamente coesa; Scioperi ad oltranza senza limiti di tempo e di spazio, per impedire ogni spezzettamento locale, provinciale, regionale, ogni divisione di categoria e limitazione di tempo; Blocchi della produzione e dei servizi, coordinati sul territorio, per far valere tutta la nostra forza di attacco, di determinazione, non limitata a una fabbrica o categoria; Allargamento delle lotte oltre il recinto della categoria e dell’azienda, fuori dell’angustia della località e della nazione. Solo a partire da una lotta economica di difesa così determinata, da metodi di lotta così decisi e da forme organizzate così compatte, ci si potrà “allenare” per mettere in campo la forza necessaria a passare, quando la crisi diverrà sociale e politica, a una vittoriosa offensiva contro il modo di produzione capitalistico, unica vera causa di queste crisi e di queste sofferenze.

 

 

 

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Partito Comunista Internazionale
              
                                                                  (Supplemento al n°06/2011 de " Il programma Comunista")

 

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