DISTINGUE IL NOSTRO PARTITO: La linea da Marx a Lenin alla fondazione dell’Internazionale comunista e del Partito Comunista d’Italia; alla lotta della sinistra comunista contro la degenerazione dell’Internazionale; contro la teoria del socialismo in un Paese solo e la controrivoluzione stalinista; al rifiuto dei fronti popolari e dei blocchi partigiani e nazionali; la dura opera del restauro della dottrina e dell’organo rivoluzionario a contatto con la classe operaia, fuori dal politicantismo personale ed elettoralesco.

 

 

Proletari!Compagni! 

Si fa un gran parlare, di questi tempi, in Italia come altrove, di “governi amici”, di “politica e antipolitica”, di “caste gelose dei loro privilegi”, di “politica dei partiti e politica della gente”, di “movimenti dal basso”, di “ridistribuzione e stato sociale”, e chi più ne ha più ne metta. Buffoni di destra, di centro e di “sinistra”, seduti comodi nelle poltrone parlamentari o in perenne agitazione su palcoscenici più o meno improvvisati, non fanno che bombardarci di parole, totalmente vuote di contenuti e piene di retorica e demagogia della peggior specie. Intanto, l’economia mondiale gira sempre più a vuoto nonostante le rassicurazioni degli “esperti”, i fantasmi di guerra incalzano sempre più vicini e reali, la crisi colpisce nel portafoglio e nella pancia, l’abbrutimento avanza in ogni aspetto della vita associata.Quello cui stiamo assistendo non è nient’altro che la progressiva putrefazione di tutti i partiti parlamentari, espressione della più generale putrefazione della società borghese, propria dell’età dell’imperialismo. Illudersi che la macchina democratica e parlamentare possa essere riformata; che la “democrazia vera”, perduta per strada non si sa bene dove, possa essere ripristinata; che, sotto la spinta di un’indignata pressione dal basso, i partiti dell’arco parlamentare possano conoscere una specie di rigenerazione etica, e ripresentarsi candidi come gigli ai loro elettori; che dalle “grandi manovre” di rimescolamento della frittata di questa o quella componente, corrente, “nuovo partito”, “nuova prospettiva”, possa nascere un “altro modo di far politica, più vicino ai cittadini”; che sia possibile “ridistribuire gli utili” in un momento in cui il capitale è sempre più asfittico; che sia possibile istituire uno “stato sociale” che si faccia carico dei “deboli e indifesi”

tutto ciò è un’illusione reazionaria.
 

Proletari!Compagni!

Non esistono “governi amici”, non esiste alcuna “opposizione parlamentare”, non esiste alcuna “sinistra radicale”. Lo Stato non è altro che il comitato d’interessi della classe dominante, il governo (qualunque governo) non può essere altro che il suo braccio esecutivo, il sistema democratico (blindatosi e corazzatosi in puro stile fascista) è il miglior involucro per assicurare la continuità del dominio della classe borghese. Tutto ciò non ha niente a che vedere con gli interessi immediati e futuri della nostra classe, che si troverà sempre contro, in qualunque momento e frangente armato fino ai denti e compatto lo Stato che ha il compito di difendere gli interessi del Capitale, il Governo (qualunque governo) incaricato di tradurre in pratica le misure necessarie e il Parlamento (a qualunque maggioranza) impegnato ad abbindolare gli allocchi con un autentico mulino di parole vuote. Questo vale per l’Italia come per qualunque altro Paese. Chiunque alimenti ancora quelle illusioni, chiunque cerchi di convincere che Stato, Governo, Parlamento possano essere altro che gli strumenti di oppressione aperta o sotterranea, chiunque cerchi di entrare in quel meccanismo democratico-parlamentare è un autentico nemico di classe. Bisogna al contrario distruggere ogni illusione nella possibilità di una rappresentanza proletaria in Parlamento, nel ritorno alla “vera democrazia”, nel riformismo.
 

Proletari!Compagni!

La società del profitto, del capitale, della competizione, sta correndo a gran velocità verso l’abisso di una nuova devastante crisi economica. Da una crisi di tale portata, il capitale è capace di uscire solo acuendo lo sfruttamento della nostra classe e preparando una ancora più devastante nuova guerra mondiale.  A questa prospettiva non ci si sottrae bendandosi gli occhi, facendo appello a un riformismo che non ha più nulla da offrire perché sta esaurendo anche le briciole del festino apparecchiato nel secondo dopoguerra (festino pagato duramente dai proletari di tutto il mondo, tra supersfruttamento, guerre locali, dissesto di interi continenti), invocando un metafisico “stato assistenziale” che potrà solo avere la funzione della “preparazione alla guerra imperialistica”, con tutto quello che comporta a livello economico (economia di ante-guerra e poi di guerra), sociale (mobilitazione a sostegno dell’economia nazionale e repressione di ogni antagonismo), culturale (sciovinismo e nazionalismo crescenti). Questa prospettiva va affrontata a viso aperto, e lo si può fare solo recuperando l’intera tradizione ormai più che secolare di lotta senza quartiere contro il capitale e il suo Stato, di organizzazione, estensione e centralizzazione delle lotte di difesa immediata (sul posto di lavoro e nel territorio), di rifiuto aperto e organizzato di cedere ai ricatti della concertazione e della difesa dell’economia nazionale oggi e di ogni sforzo bellico presente e futuro, di rottura della pace sociale in tutti quegli aspetti che colpiscono, uccidono, paralizzano, umiliano la nostra classe.  Soprattutto, si può affrontare questa prospettiva solo riconoscendo la necessità del radicamento internazionale del partito comunista e lavorando attivamente a esso, nella consapevolezza di preparare così, nell’oggi tanto cupo e drammatico, il domani della rivoluzione proletaria e del comunismo.  

 

 

 

                        
                                 
Partito Comunista Internazionale
(Il programma comunista)

INTERNATIONAL COMMUNIST PARTY PRESS
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