(Protokoll, ecc., pagg. 387-395)

 

Il I Congresso dell’Internazionale comunista non ha fissato condizioni pre­cise per l'ammissione alla III Internazionale. Fino al momento della convoca­zione del I Congresso, nella maggioranza dei paesi esistevano soltanto tendenze e gruppi comunisti.

Il II Congresso dell’Internazionale comunista si riunisce in altre condizio­ni. Nella maggioranza dei paesi esistono oggi non solo correnti e tendenze comu­niste ma partiti e organizzazioni comunisti.

All’Internazionale comunista si rivolgono spesso partiti e gruppi che ancora poco tempo fa appartenevano alla II Internazionale e ora vogliono aderire all’Internazionale comunista, ma che non sono ancora di fatto comunisti. La II Internazionale è definitivamente sconfitta, e i partiti intermedi e i gruppi del «centro», consapevoli della situazione disperata in cui versa la II Internazionale, tentano di appoggiarsi all’Internazionale comunista, che si rafforza sempre più; ma sperano di conservare una «autonomia» che permetta loro di continuare nell’antica politica opportunistica e «di centro». L'Internazionale comunista sta in una certa misura diventando di moda.

Il desiderio di alcuni gruppi dirigenti del «centro» di aderire all’Interna­zionale comunista conferma indirettamente che questa si è conquistata le simpa­tie della stragrande maggioranza degli operai coscienti di tutto il mondo, e che diviene una forza di giorno in giorno crescente.

L'Internazionale comunista è minacciata dal pericolo di essere inquinata da elementi oscillanti e irresoluti che non si sono ancora definitivamente spogliati dell’ideologia della II Internazionale.

Rimane inoltre, fino ad oggi, in alcuni grandi partiti (Italia, Svezia, Norvegia, Jugoslavia, ecc.) la cui maggioranza condivide i princìpi del comunismo, una rilevante ala riformista e socialpacifista, che aspetta solo l'occasione per ri­sollevare il capo, iniziare il sabotaggio attivo della rivoluzione proletaria, e così venire in aiuto della borghesia e della II Internazionale.

Nessun comunista deve dimenticare gli insegnamenti della Repubblica dei consigli di Ungheria. Troppo cara è costata al proletariato ungherese la fusione dei comunisti magiari con socialdemocratici cosiddetti «di sinistra».

Il II Congresso dell’Internazionale comunista reputa quindi necessario fissa­re col massimo rigore le condizioni di ammissione di nuovi partiti, e richiama­re i partiti già ammessi all’Internazionale comunista agli obblighi loro imposti.

Il II Congresso dell’Internazionale comunista formula le seguenti condizioni di appartenenza all’Internazionale comunista:

1. Tutta la propaganda e agitazione deve avere carattere realmente comu­nista e corrispondere al programma e ai deliberati dell’Internazionale comunista. Tutti gli organi di stampa del partito devono essere diretti da comunisti fidati che abbiano dato prova della loro dedizione alla causa del proletariato. Della dittatura del proletariato non bisogna parlare unicamente come di una formula trita, imparata a memoria, ma bisogna propagandarla in modo che ogni sempli­ce operaio, ogni operaia, ogni soldato, ogni contadino ne comprendano la ne­cessità dai fatti stessi della vita quotidiana che la nostra stampa deve sistema­ticamente osservare e utilizzare giorno per giorno.

La stampa periodica e non periodica e tutte le case editrici del partito devono essere interamente sottoposte alla direzione del partito, a prescindere dal fatto che in un dato momento il partito nel suo insieme sia legale od illegale. É inammissibile che le case editrici del partito abusino della loro autonomia e conducano una politica non del tutto conforme a quella del partito.

Nelle colonne dei giornali, nei comizi, nei sindacati, nelle cooperative - dovunque i militanti dell’Internazionale comunista abbiano accesso - è necessario stigmatizzare sistematicamente e spietatamente non solo la borghesia, ma i suoi manutengoli, i riformisti di tutte le sfumature.

2. Ogni organizzazione che voglia aderire all’Internazionale comunista deve allontanare metodicamente e sistematicamente da tutti i posti più o meno respon­sabili del movimento operaio (organizzazioni di partito, redazioni, sindacati, gruppi parlamentari, cooperative, amministrazioni comunali) i riformisti e i centristi, e sostituirli con comunisti provati, senza preoccuparsi se, soprattutto in un pri­mo tempo, operai semplici subentrino a opportunisti «esperti».

 3. In quasi tutti i paesi d'Europa e d'America la lotta di classe sta en­trando nella fase della guerra civile. In tali condizioni, i comunisti non possono avere alcuna fiducia nella legalità borghese. Essi hanno l'obbligo di creare do­vunque un apparato clandestino parallelo che nel momento decisivo aiuti il par­tito a compiere il suo dovere verso la rivoluzione. In tutti i paesi nei quali, in seguito allo stato d'assedio e alle leggi eccezionali, i comunisti non hanno la possibilità di svolgere legalmente tutto il loro lavoro, la combinazione dell’attivi­tà legale con quella illegale è assolutamente necessaria.

4. L'obbligo di diffondere le idee comuniste include in particolare obbligo di un'energica e sistematica propaganda nell’esercito. Dove questa agitazione è osta­colata da leggi eccezionali, bisogna condurla illegalmente. La rinuncia a un tale lavoro equivarrebbe a tradimento del dovere rivoluzionario, e sarebbe inconcilia­bile con l'appartenenza all’Internazionale comunista.

5. É necessaria una sistematica e costante agitazione nelle campagne. La classe operaia non può vincere se non ha dietro di sé i proletari agricoli e al­meno una parte dei contadini più poveri, e se non si è assicurata con la sua politica la neutralità di una parte della restante popolazione rurale. Il lavoro co­munista nelle campagne assume oggi un'importanza primaria. Esso deve essere svolto prevalentemente per mezzo di operai rivoluzionari comunisti dell’industria e dell’agricoltura, che abbiano relazioni con le campagne. La rinuncia a questo lavoro o la sua consegna in mani infide e semiriformistiche equivale a una ri­nuncia alla rivoluzione proletaria.

6. Ogni partito che desideri appartenere alla Internazionale comunista è tenuto a smascherare non solo il socialpatriottismo aperto, ma anche l'insince­rità e l'ipocrisia del socialpacifismo, a dimostrare sistematicamente agli operai che, senza l'abbattimento rivoluzionario del capitalismo, nessuna corte arbitrale inter­nazionale, nessun accordo sulla limitazione degli armamenti, nessuna riorganizza­zione in senso «democratico» della Società delle Nazioni, sarà in grado di impe­dire nuove guerre imperialistiche.

7. I partiti che desiderino appartenere all’Internazionale comunista sono tenuti a riconoscere la completa rottura col riformismo e con la politica del «centro», e a propagandare questa rottura nella più vasta cerchia di militanti. Senza di ciò è impossibile una politica comunista conseguente.

L'Internazionale comunista esige incondizionatamente e in forma ultimativa l'attuazione nel più breve tempo possibile di questa rottura. L'Internazionale co­munista non può tollerare che opportunisti notori quali Turati, Modigliani, Kauts­ky, Hilferding, Hillquit, Longuet, MacDonald ecc., abbiano diritto di passare per membri dell’Internazionale comunista. Ciò avrebbe il solo effetto che l'Internazio­nale comunista assomiglierebbe in larga misura alla defunta II Internazionale.

8. Nella questione delle colonie e delle nazionalità oppresse, un atteggia­mento particolarmente chiaro e definito è necessario nei partiti dei paesi la cui borghesia possiede colonie e opprime altre nazioni. Ogni partito che voglia appartenere all’Internazionale comunista deve smascherare le malefatte dei «propri» imperialisti nelle colonie, appoggiare ogni movimento di liberazione nelle colo­nie non a parole ma nei fatti, esigere la cacciata da queste colonie degli imperialisti della propria nazione, alimentare nei cuori degli operai metropolitani sentimenti veramente fraterni per la popolazione lavoratrice delle colonie e per le nazionalità oppresse, e svolgere fra le truppe del proprio paese un'agitazione sistematica contro ogni oppressione dei popoli coloniali.

9. Ogni partito che desideri appartenere all’Internazionale comunista deve svolgere sistematicamente e costantemente un'attività comunista in seno ai sinda­cati, ai consigli operai e di fabbrica, alle cooperative e ad altre organizzazioni ope­raie di massa, all’interno delle quali è necessario organizzare cellule comuniste che, con un lavoro tenace e perseverante, guadagnino i sindacati ecc. alla causa del comunismo. Le cellule, nel loro lavoro quotidiano, sono tenute a smasche­rare dovunque il tradimento dei socialpatrioti e le esitazioni del «centro». Le cellule comuniste devono essere interamente subordinate al partito nel suo insieme.

10. Ogni partito appartenente all’Internazionale comunista è tenuto a con­durre una lotta accanita contro l’«Internazionale» di Amsterdam dei sindacati gialli. Esso deve propagandare con la massima energia, fra gli operai sindacalmen­te organizzati, la necessità della rottura con l'Internazionale gialla di Amsterdam, e appoggiare con ogni mezzo la nascente associazione internazionale dei sindacati rossi che aderiscono all’Internazionale comunista.

11. I partiti che vogliano appartenere all’Internazionale comunista sono tenuti a sottoporre a revisione gli effettivi dei loro gruppi parlamentari, a elimi­narne tutti gli elementi infidi, a subordinare questi gruppi non solo a parole ma nei fatti agli organi direttivi del partito, esigendo da ogni singolo deputato co­munista che subordini tutta la sua attività agli interessi di una propaganda e agi­tazione veramente rivoluzionaria.

12. I partiti appartenenti all’Internazionale comunista devono essere co­struiti sulla base del centralismo democratico. Nell’epoca attuale di guerra civile inasprita, il partito comunista potrà assolvere la sua missione solo se sarà organiz­zato nel modo il più possibile centralizzato, se in esso vigerà una disciplina di ferro, e se il centro del partito, sorretto dalla fiducia degli iscritti, sarà dotato di pieni poteri e autorità e delle più vaste competenze.

13. I partiti comunisti dei paesi in cui i comunisti svolgono legalmente il loro lavoro, devono procedere a epurazioni periodiche (nuove registrazioni) degli iscritti alle loro organizzazioni per liberare sistematicamente il partito dagli ele­menti piccolo-borghesi in esso insinuatisi.

14. Ogni partito che desideri appartenere all’Internazionale comunista ha il dovere di aiutare senza riserve ogni repubblica sovietica nella sua lotta contro le forze controrivoluzionarie. I partiti comunisti devono svolgere una propagan­da incessante per impedire il trasporto di munizioni destinate ai nemici delle repubbliche sovietiche, e condurre con tutti i mezzi una propaganda legale od illegale fra le truppe mandate a strangolare le repubbliche operaie, ecc.

15. I partiti che finora hanno conservato il loro vecchio programma so­cialista hanno l'obbligo di modificarlo nel più breve tempo possibile, e di elabo­rare, in corrispondenza alle particolari condizioni del loro paese, un nuovo pro­gramma comunista nel senso dei deliberati dell’Internazionale comunista. Di regola, il programma di ogni partito appartenente all’Internazionale comunista deve essere convalidato dal congresso ordinario dell’Internazionale comunista o dal suo Comitato esecutivo. In caso di mancata convalida del programma di un partito ad opera del Comitato esecutivo dell’Internazionale comunista, il partito in que­stione ha diritto di appellarsi al congresso dell’Internazionale comunista.

16. Tutti i deliberati dei congressi dell’Internazionale comunista, come pure quelli del suo Comitato esecutivo, sono impegnativi per tutti i partiti ap­partenenti all’Internazionale comunista. L'internazionale comunista, che opera nelle condizioni della più aspra guerra civile, deve essere costruita in modo assai più centralizzato di quanto non lo fosse la II Internazionale. Naturalmente, in tutta la loro attività, l'Internazionale comunista e il suo Comitato esecutivo devono tener conto delle diverse condizioni in cui i singoli partiti devono combattere e lavorate, e prendere decisioni di validità generale solo nelle questioni in cui esse sono possibili.

17. In relazione a quanto precede, i partiti che vogliano appartenere all’Internazionale comunista devono cambiare il loro nome. Ogni partito che intenda aderire all’Internazionale comunista deve portare il nome di Partito comunista del tal paese (sezione dell’Internazionale comunista). La questione del nome non è soltanto formale, ma è una questione politica di grande importanza. L’Internazionale comunista ha dichiarato guerra all’intero mondo borghese e a tutti i partiti socialdemocratici gialli. É quindi necessario che per ogni semplice lavoratore sia chiara la differenza fra i partiti comunisti e i vecchi partiti «social­democratici» o «socialisti» ufficiali, che hanno tradito la bandiera della classe operaia.

18. Tutti i principali organi di stampa dei partiti di ogni paese hanno l'ob­bligo di pubblicare tutti i documenti ufficiali importanti del Comitato esecutivo dell’Internazionale comunista.

19. Tutti i partiti appartenenti all’Internazionale comunista o che hanno chiesto di aderirvi sono tenuti a convocare il più rapidamente possibile, ma al più tardi quattro mesi dopo il II Congresso dell’Internazionale comunista, un congresso straordinario per esaminare tutte queste condizioni. Gli organi centrali devono aver cura che i deliberati del II Congresso dell’Internazionale siano portati a conoscenza di tutte le sezioni.

20. I partiti che vogliono aderire all’Internazionale comunista, ma non hanno ancora cambiato radicalmente la tattica finora seguita, devono provvedere, prima dell’ammissione all’Internazionale comunista, affinché non meno di due terzi del loro comitato centrale e di tutti i più importanti organi centrali siano com­posti di compagni che prima del II Congresso si sono pubblicamente e inequi­vocabilmente dichiarati per l'adesione all’Internazionale comunista. Sono ammesse eccezioni soltanto con l'approvazione del Comitato esecutivo dell’Internazionale Comunista. L'Esecutivo dell’Internazionale comunista ha il diritto di fare ecce­zioni anche per i rappresentanti della tendenza di «centro» menzionati al punto 7.

21. Gli iscritti al partito che respingono per princìpio le condizioni e le tesi formulate dall’Internazionale comunista devono essere espulsi. La stessa cosa vale, in particolare, per i delegati al congresso straordinario.

 

 

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.