(«Il Soviet, n. 27 del 29-6-1919)

 

Si tratta di una breve noticina che ha riferimento al lavoro fatto nelle file del movimento giovanile per contrastare la quasi totale adesione alla tendenza astensionista.

 

 

La discussione fra partecipazionisti (il brutto neologismo non poteva mancare!) e astensionisti ferve nelle file del movimento giovanile socialista.

Il Comitato Nazionale riunito a Roma dopo lunga discussione ha approvato la mozione del C.C. secondo cui la questione va rimessa alle decisioni del Partito - con l'eccezione dei rappresentanti le Puglie e l'Umbria.

Intanto da ogni parte giungono manifestazioni in senso opposto di sezioni e consessi giovanili - notevole quello emiliano-romagnolo.

Non vogliamo lasciar passare una botta di traverso allungata a noi nella discussione di Roma da un compagno del C.C. giovanile. Questi ha detto, secondo l'«Avanti!», che le « questioni teoriche - elezionismo o no - allignano proprio in quelle zone dov'è fiacca e recente l'organizzazione proletaria. Dove si lavora e si educa da tempo la massa, ivi si opera integralmente e assiduamente con tutti i mezzi legali e antilegalitari [toh! chi si rivede: l'integralismo!]. Beghe teoriche non risolvono il problema rivoluzionario ma soltanto l'opera pratica e fattiva di tutti i giorni».

La tirata non é nuova per noi, usi alle obiezioni degli avversari riformisti. Ma quello che ci è nuovo è che il simpatico C. possa parlare di lavoro ed opera assidui e fattivi, quando egli di lavorare nel Partito non ha mai voluto saperne, fino a farsi tirare più volte le orecchie da chi di ragione.

Con che non vogliamo urtare il nostro giovane amico e compagno, ma solo additare al suo culto dell'estetica la magra figura che egli fa montando sul pulpito tarlato del praticismo empirico e facilone.

 

 

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