DISTINGUE IL NOSTRO PARTITO: La linea da Marx a Lenin alla fondazione dell’Internazionale comunista e del Partito Comunista d’Italia; alla lotta della sinistra comunista contro la degenerazione dell’Internazionale; contro la teoria del socialismo in un Paese solo e la controrivoluzione stalinista; al rifiuto dei fronti popolari e dei blocchi partigiani e nazionali; la dura opera del restauro della dottrina e dell’organo rivoluzionario a contatto con la classe operaia, fuori dal politicantismo personale ed elettoralesco.

Oltre quarant’anni fa queste colonne salutarono le prime “imprese” spaziali bollandole come triviale rigurgito di illuminismo. Non diversamente, oggi, di fronte ai nuovi trionfi celebrati dalla scienza borghese nel campo della biotecnologia e della decodificazione - in realtà molto più apparente che reale - del genoma umano, noi condanniamo senza riserve questo maledetto culto di una pseudoconoscenza esclusivamente diretta contro l’umanità e per il maggior profitto di un’economia condannata dalle sue stesse leggi a drogarsi con palliativi antisociali.

Il capitalismo scopre oggi attraverso la nuova religione, quella del DNA, che le razze non esistono. Ma chi le ha inventate, codificandone perfino l’esistenza nelle classificazioni zoologiche, nel XVIII secolo, se non i portavoce e i condottieri di quella borghesia illuministica che si accingeva a conquistare il potere politico in tutta Europa, dopo essersi assicurata nel corso di secoli la supremazia in quello economico? E chi ha proceduto poi, in forma di mercante e colonizzatore, all’estirpazione di popoli e razze sull’intero pianeta, pur di garantire la rimozione di ogni ostacolo alla sua espansione? E chi, infine, nella sua veste imperialista, ma ben camuffato da democratico e difensore universale dei diritti dei popoli per mezzo dell’ultima spudorata invenzione, quella delle “guerre umanitarie”, ha ultimato lo sporco lavoro di sterminare chi era riuscito a sopravvivere alla prima ondata? Oggi la scienza borghese proclama inesistente ogni differenza biologica, ma domani, quando il proletariato di ogni colore si stringerà in nome dell’internazionalismo comunista, il razzismo - eterna ed esclusiva porcheria capitalistica, come ricordiamo in altro articolo in questo stesso numero - ritornerà a far sentire alto il suo urlo bestiale in difesa dell’unica “razza” riconosciuta, quella borghese.

Ma eccolo nelle cifre degli ultimi cent’anni, il loro ideale di fratellanza umana, nel quale razze e classi scompaiono: 26 milioni di morti nella Prima guerra mondiale; 54 milioni di morti nella Seconda; e poi nel secondo dopoguerra la Corea, il Vietnam, il Biafra, il Congo, la Cambogia, il Mozambico, il Sudan, la Jugoslavia (ricordiamo solo pochi esempi!), per un totale di oltre 20 milioni di morti. È, in realtà, l’ideale di cui si ammanta una delle peggiori degenerazioni sociali dell’umanità, quella di una “scienza” coniugata con la superstizione religiosa, al doppio scopo di incidere nella carne dei proletari l’idea dell’invincibilità del potere, Giove Olimpo in grado di fulminare chiunque solo pensi di poter evitarne le calamità, e di ritardare con tutti i mezzi il momento in cui la crisi mondiale risveglierà cuori e menti proletarie da un troppo lungo torpore.

Diranno di noi che siamo “contro il progresso”, che siamo dei fondamentalisti, che siamo oscurantisti. E tuttavia non ci rincresce di essere soli in questa denuncia dell’idolatria scientifica.

Perché il loro progresso, la loro verità, il loro “amore per la conoscenza” si traduce nelle migliaia di miliardi di dollari investiti nella ricerca sul genoma; nella concreta speranza di poter allargare il mercato mondiale basato sull’impiego proficuo delle biotecnologie; nel brevettare a scopo di lucro qualsiasi tipo di scoperta scientifica, abbia questa un’applicazione immediata o semplicemente se ne auspichi una in un futuro più o meno remoto.

Spettacolo osceno, quello poi della “marcia di protesta” di scienziati italiani animati da una stolta illusione! Il capitalismo italiano, per sedere alla mensa dei “grandi”, avrebbe bisogno di non essere ciò che è, e che invece la storia gli ha imposto: un outsider sulla scena dell’imperialismo internazionale e un commensale che si deve accontentare delle briciole. Nell’affare del secolo che si apre, quello delle biotecnologie, sono altri coloro che hanno il bandolo della matassa (cioè la compartecipazione all’impresa): gli Usa per il 55%, la UK per il 30%, 10% il Giappone, la Francia il 2,5%, l’1,5% la Germania, l’1% la Cina (da La Stampa, 12 febbraio 2001). Spettacolo osceno, quello di un capitalismo decrepito che cerca di ringiovanirsi inventando nuove possibilità di investimenti, sbandierando futuri, splendidi successi contro la fame nel mondo, contro il cancro, contro le malattie ereditarie grazie alle meravigliose applicazioni della scienza. I ciarlatani paludati di vesti scientifiche che si danno convegno per cercare di raschiare, a profitto delle aziende per le quali lavorano, direttamente o indirettamente, statali o private, qualche frazione del PIL nostrano, così come coloro che fingono di opporsi a ciò in nome di “principi morali” che nascondono tutto il peggiore strumentario antirivoluzionario - il pacifismo sociale, l’interclassismo, l’assistenzialismo coatto dietro il quale si erge il ghigno del capitale finanziario, - tutti costoro assolvono perfettamente alla loro funzione sociale, che è solo quella di inoculare nel sangue del proletariato l’oppio di una scienza che, mai come oggi, è pienamente asservita al capitale.

Contro tutti costoro noi opponiamo la nostra scienza, quella della Rivoluzione e del Terrore di classe, che spezzeranno una volta per sempre le catene imposteci da questa mostruosa società.


 

Partito Comunista Internazionale
(il programma comunista n°01 - 2001)

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