DISTINGUE IL NOSTRO PARTITO: La linea da Marx a Lenin alla fondazione dell’Internazionale comunista e del Partito Comunista d’Italia; alla lotta della sinistra comunista contro la degenerazione dell’Internazionale; contro la teoria del socialismo in un Paese solo e la controrivoluzione stalinista; al rifiuto dei fronti popolari e dei blocchi partigiani e nazionali; la dura opera del restauro della dottrina e dell’organo rivoluzionario a contatto con la classe operaia, fuori dal politicantismo personale ed elettoralesco.

 

Sul numero scorso di questo stesso giornale, riportavamo il quadro tutt’altro che roseo della situazione lavorativa in quel di Treviso e dintorni – il famoso (e famigerato) nord-est, fiore all’occhiello dell’italica borghesia (specie quella più retriva e ottusa). E intitolavamo il pezzo “Miracoli... andati a male”. Non ci risulta che ci fosse anche un “miracolo nord-ovest”: ma, per l’appunto, la solfa è la medesima. Apprendiamo infatti dalle pagine della provincia di Alessandria della Stampa (26/8/2009) che sono stati “cinque milioni le ore di cassa integrazione ordinaria nei primi sette mesi dell’anno chiesti dalle aziende della provincia”, di cui 1 milione e 216mila ore a luglio, quando le ore di cassa integrazione straordinaria sono state 903mila circa – situazione preoccupante (si scrive) “specie nel settore meccanico e dei trasporti”.

Dette così, le cifre fanno certo impressione, ma sembrano anche neutre, lontane. E allora vediamo da vicino che cosa vogliono dire, azienda per azienda:

 

Baratta (azienda metalmeccanica; Predosa): 45 lavoratori, fallita

Fiskars (lame industriali; Acqui): 25 lavoratori, chiusura definitiva dal 1° ottobre

Bundy (prodotti per frigoriferi; Vignole Borbera): 230 lavoratori, in C.I. fino a metà 2010

Cerutti (macchine da stampa; Casale): 400 lavoratori, di cui 150 in C.I. fino a gennaio 2010

Comital (imballaggi per alimenti; Spinetta Marengo): 60 lavoratori, a settembre si decide il futuro (!)

Ilva (siderurgia; Novi): 720 lavoratori, 300 a rischio di C.I. fino al 5 ottobre

Patelec (chimica; Cerrina): 40 lavoratori, non rientrano in 20

Michelin (chimica; Spinetta): 1000 lavoratori, riaperta il 1° settembre dopo un mese di stop

Solvay (chimica; Spinetta): 600 lavoratori, riaperta a fine agosto dopo un mese di stop

Lamberti (chimica; Viguzzolo): 100 lavoratori, riaperta il 1° settembre dopo un mese di stop

Eltek (elettromeccanica; Casale): 300 lavoratori, aperta procedura per la C.I.

Iar Siltal (congelatori; Casale): 300 lavoratori, tutti in C.I. per un anno

 

Anche qui, come già per il nord-est, un quadro senza dubbio incompleto, fors’anche impreciso. Quel che ne emerge è comunque il fatto che, da nord-est o nord-ovest, soffia – e forte – il vento della crisi. E di miracoli non se ne vedono più in giro!

 

... e di nuovo al nord-est

 

Per quanto riguarda poi il Friuli Venezia Giulia, alcuni dati dell’Agenzia Regionale del Lavoro riportati dal Gazzettino e Messaggero Veneto dell’8 settembre completano il quadro, sia pure in generale e non con riferimento specifico alle singole situazioni. Il 2009 si chiuderà dunque con 30mila disoccupati (contro i 18mila del gennaio 2008), con la perdita di 12mila posti di lavoro. Il Pil regionale oscilla fra – 3,4 e – 4,5% rispetto al 2008. Complessivamente, i lavoratori colpiti dalla crisi sono 40mila, così suddivisi:

- 8000 in Cig straordinaria

- 2500 in deroga

- 5000 in mobilità

- 25mila in Cig ordinaria

Le imprese coinvolte nella crisi sono circa 6mila. Il 45% delle ore di Cig riguarda la Destra Tagliamento. Il fabbisogno di lavoratori stranieri è calato quest’anno del 50%.

Ai primi di settembre u. s., i compagni attivi nella zona ci scrivevano: “Il metalmeccanico è tra i settori più esposti agli effetti della crisi. Nell’Udinese e nella Bassa friulana (dati CISL), il 73% degli addetti è in Cig straordinaria (4620 addetti su 6315 + 80 in mobilità). Anche nell’Alto Friuli diverse aziende sono in forte difficoltà. Ai dati, molto pesanti, non corrisponde al momento nessuna forma di lotta organizzata (ma l’attività nelle fabbriche è appena ripresa). Gli ammortizzatori messi in campo da un lato sono per dimensioni espressione di una crisi molto forte, dall’altro per il momento attenuano il suo impatto immediato sulle condizioni di vita degli operai. Sindacati e organizzazioni delle imprese, politici e preti, perfino le banche, sono schierati a far barriera compatta per scongiurare ogni manifestazione di lotta dai contenuti classisti e incrociano le dita sperando in una ripresa dal 2010. Il presidente regionale è intervenuto garantendo che i soldi per gli ammortizzatori ci sono... Fino a quando? Quella della ripresa tanto evocata rimane un’incognita in uno scenario internazionale carico di contraddizioni potenti”.

Già, fino a quando? Noi, da materialisti, sappiamo che non c’è nulla di statico nella realtà e che le fratture possono essere improvvise, violente, radicali. E’ proprio per questo che si deve lavorare al radicamento del partito rivoluzionario.

 

 

 

Partito Comunista Internazionale
(il programma comunista n°06 - 2009)

 

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