DISTINGUE IL NOSTRO PARTITO: La linea da Marx a Lenin alla fondazione dell’Internazionale comunista e del Partito Comunista d’Italia; alla lotta della sinistra comunista contro la degenerazione dell’Internazionale; contro la teoria del socialismo in un Paese solo e la controrivoluzione stalinista; al rifiuto dei fronti popolari e dei blocchi partigiani e nazionali; la dura opera del restauro della dottrina e dell’organo rivoluzionario a contatto con la classe operaia, fuori dal politicantismo personale ed elettoralesco.

Supplemento a Prometeo n. 86 del 2 aprile 1933

Proletari!

Da anni la frazione ha sollevato di fronte a voi la visione della realtà, della minaccia che pesava sulla classe operaia, del precipizio che si apriva per il proletariato mondiale. L’allarme che noi avevamo lanciato non è stato raccolto: come per i partiti socialisti di prima della guerra, la frazione di sinistra si è trovata nell’impossibilità di operare un capovolgimento delle situazioni nella direzione che risultava pertanto dall’evoluzione delle contraddizioni su cui è fondato il regime del capitalismo. Le frazioni avevano di contro un avversario che – impadronitosi dell’organizzazione del partito della rivoluzione – poteva assolvere – negli interessi del nemico capitalista – alla sua funzione di privare le masse di quella guida che era loro indispensabile per la lotta.

Oggi i fatti parlano il brutale linguaggio di un nemico che ha già realizzato una gran parte del suo piano.

Il proletariato di Germania non riusciva, nel 1919, a schiantare il dominio del capitalismo, ad instaurare la sua dittatura rivoluzionaria: i traditori del 1914 salvarono il regime della borghesia massacrando migliaia e migliaia di proletari, assassinando i capi spartachisti. La repubblica di Weimar era fondata e milioni di operai credevano che una garanzia era infine realizzata per sfuggire alla fame ed al terrore. Nel 1923 i movimenti rivoluzionari, invece di trovare un partito che lanciasse l’appello dei bolscevichi del 1917 per scatenare l’insurrezione, trovarono uno stato maggiore impeciato nella coalizione con i traditori del 1914, con i boia del 1919: non capi che vogliono dirigere le masse all’assalto dei magazzini di armi, ma ministri comunisti che fanno credere agli operai che la rivoluzione è affare di portinai cui la borghesia consegna le chiavi degli arsenali.

Dopo la disfatta del 1923, col mutare delle situazioni economiche, e dopo lo scoppio della crisi economica, il capitalismo tedesco non poteva difendere il suo regime che schiacciando ogni possibilità di resistenza degli operai alle condizioni della fame di sei milioni di disoccupati, alle condizioni della miseria dei salari decimati.

Quando questa nuova situazione si è presentata, che cosa sono diventate le promesse, le illusioni, le speranze degli schiavi del regime capitalista?

L’attesa di una vita migliore come conseguenza dello sviluppo della tecnica di produzione: nulla.

L’organizzazione di milioni di proletari nei sindacati, nei consigli di fabbrica: nulla.

La costituzione di Weimar, la repubblica, la direzione dell’apparato statale affidata ad esponenti del partito socialista: nulla.

Un partito comunista che estendeva la sua influenza su milioni e milioni di proletari: nulla.

Una Internazionale Comunista che ha nel suo seno un partito che governa la sesta parte del mondo, la Russia: nulla.

Il fascismo si istalla al potere ed i boia del proletariato tedesco possono sollevare alteri i loro grugni lordi di sangue proletario, possono ammassare le rovine delle istituzioni proletarie, possono sfregiare la memoria di Carlo Liebknecht installando la polizia politica nella casa che portava il suo nome, possono devastare l’abitazione del fondatore del comunismo scientifico, Carlo Marx, i proletari non oppongono resistenza al fascismo che si installa e, negli altri paesi, non si scatena un movimento di protesta, di lotta di solidarietà.

Senza un partito di classe il proletariato è nulla; la debolezza attuale delle frazioni della sinistra comunista e della loro influenza, spiega la passività delle masse di fronte alla terribile situazione attuale.

Proletari!

Per schiantare il proletariato italiano, tre anni di guerra civile, in cui passo a passo gli operai difendevano la loro vita e le loro organizzazioni che il nemico non poteva attaccare con le armi, non poteva distruggere che con le mitragliatrici ed il cannone.

Ma nel 1921-22 il proletariato italiano aveva un partito comunista ed il proletariato internazionale una Internazionale Comunista. Questi organismi, di fronte all’attacco del nemico, chiamavano le masse alla lotta, indicavano alla classe operaia il piano su cui, con le armi in mano, bisognava opporsi alla violenza del fascismo.

Il proletariato italiano fu battuto, ma centinaia e centinaia si proletari rivoluzionari difesero con la loro vita la bandiera del comunismo internazionale. I proletari di Germania hanno atteso invano l’appello alla lotta dal partito al quale manifestavano la loro fiducia, dal partito comunista. Questo partito aveva perduto la capacità di guidare la classe operaia, di mobilitarla contro l’attacco del nemico: una corrente politica estranea al proletariato rivoluzionario aveva stabilito come nuova condizione d’adesione ai partiti comunisti quella di combattere contro i principi su cui il proletariato russo aveva eretto il suo potere, quella di espellere dai ranghi del partito, di deportare, di esiliare i militanti che restavano fedeli a questi principi.

Questa trasfigurazione del partito e dell’Internazionale ha permesso la terribile disfatta subita dal proletariato internazionale in Germania.

Proletari!

Nella fase imperialista dell’economia capitalista nessuna soluzione intermedia è possibile: o lo sbocco delle situazioni verso la rivoluzione, o lo sbocco opposto di queste situazioni verso la guerra.

Mosca, malgrado errori e disfatte, ha rappresentato il polo di concentrazione del proletariato mondiale per la rivoluzione fin quando non è trionfato il nuovo programma di socialismo in un solo paese. Dipoi Mosca rinunciava apertamente a questa funzione: si proclamava la rottura con il proletariato internazionale e la costruzione del socialismo nella Russia sola. Gli avvenimenti si sviluppavano in conseguenza: da una parte i progressi dell’industrializzazione in Russia ottenuti soprattutto a spese delle condizioni di vita del proletariato russo, da un’altra parte regresso dei partiti comunisti in tutti i paesi.

Per fare la guerra il capitalismo deve annientare il partito della rivoluzione o lasciarne dei brandelli senza influenza. Deve spezzarlo dove le condizioni economiche non lasciano più il margine agl’inganni della democrazia, può lasciarne in piedi dei tronconi sconnessi e fondamentalmente incapaci a battere le posizioni nemiche che il capitalismo detiene nel movimento proletario, attraverso l’influenza della socialdemocrazia.

La vittoria del fascismo in Germania ha significato la realizzazione delle premesse per lo scatenamento della guerra di domani.

Ma non tutto è perduto

I successi del nemico, malgrado siano di già enormi, le condizioni di difesa del proletariato internazionale di già disperate, il capitalismo non è riuscito a spengere la volontà di lotta delle masse. La crisi economica è senza uscita; vi ingannano quelli che parlano di ripresa della situazione economica. Milioni di proletari sono oggi minacciati di riduzioni salariali, di taglieggiamento delle indennità di disoccupazione. E lo saranno ancora domani. Energie possenti saranno sospinte verso il combattimento e lo stesso proletariato tedesco – dopo il primo momento di sbalordimento – cercherà di riorganizzarsi per battere il nemico.

Proletari!

Per utilizzare le già scarse possibilità che ci restano, occorre una visione ben chiara dei terribili avvenimenti della situazione tragica attuale.

I traditori del 1914, i boia del 1919 osano ancora prendere l’iniziativa del fronte unico per la lotta contro il fascismo. Essi ve ne parlano per assolvere, ancora una volta, alla loro funzione di servi del capitalismo, essi preparano la bandiera che il capitalismo solleverà in Francia e nel Belgio, per incatenare il proletariato alla guerra.

Il centrismo è giunto fino ad abdicare di fronte a questa manovra della socialdemocrazia, fino a sacrificare i partiti comunisti che rinunciano anche a criticare i "socialfascisti" di ieri. Ma quello che è enormemente più grave è che, di fronte al successo del capitalismo internazionale in Germania, non una parola è giunta al proletariato mondiale dall’Internazionale Comunista.

Non più un minuto da perdere, non più un millesimo di fiducia alle forze che ci hanno portato all’orlo dell’abisso: queste sono le condizioni della ripresa della lotta, della vittoria.

Proletari!

Nelle vostre organizzazioni di classe, nei sindacati, dove militano gli operai di tutti i partiti, le condizioni esistono per stabilire il fronte unico, l’unità della lotta, il blocco della classe operaia per difendersi contro il nemico.

Ovunque esigete che le vostre organizzazioni di classe lottino per il vostri interessi immediati e per scatenare un movimento di solidarietà con il proletariato tedesco.

Proletari comunisti!

Il centrismo minaccia di portare i partiti comunisti sulla via del tradimento aperto degl’interessi del proletariato mondiale, ma questi partiti possono ancora essere salvati.

La Russia dei Soviet che si è deliberatamente isolata dal proletariato internazionale, è minacciata direttamente dal pericolo di essere trascinata domani nella guerra, a lato degl’imperialismi. Ma le basi di classe del regime soviettista non sono state scalzate.

Per salvare i partiti comunisti e la Russia Soviettista, non vi è che una via: il ritorno ai programmi di lotta del comunismo internazionale ed a tale fine l’organismo indispensabile è rappresentato dalla frazione di sinistra.

E, se la lotta ostinata dei proletari delle frazioni di sinistra, dovesse fallire, domani, quando l’ora della guerra sarà scoccata, a nulla varranno le organizzazioni per le quali voi avete conservato la vostra fiducia.

L’ora non è venuta per costruire dei nuovi partiti, ed i proletari di sinistra, coscienti delle loro responsabilità, non si lanciano nelle avventure che comprometterebbero ogni possibilità di azione per la situazione attuale e per l’avvenire.

Proletari!

    Rompete ogni esitazione ed ogni indugio.
    Esigete un piano di lotta per i vostri salari, per i disoccupati, in solidarietà con il proletariato tedesco ed italiano, da parte delle vostre organizzazioni sindacali.
    Imponete al centrismo il ritorno delle frazioni di sinistra nei partiti comunisti di tutti i paesi.
    Viva la lotta del proletariato mondiale contro il fascismo.
    Viva la lotta per la rivoluzione comunista!
    Abbasso i traditori di ieri, di oggi e di domani!
    Viva le frazioni della sinistra comunista!

LA FRAZIONE DI SINISTRA DEL PARTITO COMUNISTA D’ITALIA

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