DISTINGUE IL NOSTRO PARTITO: La linea da Marx a Lenin alla fondazione dell’Internazionale comunista e del Partito Comunista d’Italia; alla lotta della sinistra comunista contro la degenerazione dell’Internazionale; contro la teoria del socialismo in un Paese solo e la controrivoluzione stalinista; al rifiuto dei fronti popolari e dei blocchi partigiani e nazionali; la dura opera del restauro della dottrina e dell’organo rivoluzionario a contatto con la classe operaia, fuori dal politicantismo personale ed elettoralesco.

 

Il 31 /05 si è tenuta a Napoli l’assemblea nazionale di due Organizzazioni Sindacali “per il sindacato di classe”. Malgrado le intenzioni, già le indicazioni dei documenti erano all’insegna di rivendicazioni del sindacalismo tricolore e delle “vacche grasse” (del tipo “lotta per il lavoro”, e non per il salario). Erano rappresentate varie organizzazioni locali, da Padova a Taranto (Ilva) alla Sicilia (Fin cantieri). L’elemento interessante sono stati alcuni interventi di lavoratori che, nel raccontare le loro esperienze, finivano per mettere in discussione le parole d’ordine poste a base dell’assemblea, mentre altri interventi erano francamente senza senso, se non per l’esigenza di far numero, spaziando da una posizione del tipo “non proletari, ma tutti proprietari” (con esaltazione delle cooperative) alle posizioni tipicamente staliniste.  Abbiamo ritenuto inopportuno polemizzare aspramente nella forma, sottolineando invece la necessità di rifuggire dall’interclassismo democraticistico, segno distintivo delle organizzazioni tricolori e corporative della borghesia (definite tali da un buon numero d’interventi), e rimarcando i contenuti classisti di altri interventi.

Il nostro intervento, partendo dall’apprezzamento verso chi esprime la necessità di un sindacato di classe, ha mirato a sottolineare due cose essenziali:

 

  1. che già da anni (dal secondo dopoguerra) la CGIL non è più un sindacato di classe, ma anzi aveva già in sé, in modo completamente organico, la concezione del sindacato tricolore e corporativo (questo per evitare che si potesse, come ci è sembrato di capire, riproporre una sorta di CGIL pre-‘68);
  2. la necessità di evitare che, all’interno delle proposte di un organismo di classe, potessero confluire elementi di interclassismo.

 

Per esempio, sulla parola d’ordine “contro il carovita e bassi salari, ripristino della scala mobile”, abbiamo fatto notare a) che la “lotta contro il carovita” è di per sé interclassista, perché la sua prospettiva implica il porsi come “consumatori” con relative organizzazioni dei consumatori (interclassiste), e non come proletari in lotta;

b) che la risposta all’aumento dei prezzi (carovita) non può essere quella indicata, della reintroduzione della scala mobile, in quanto tale meccanismo fu proposto dalla borghesia proprio per indicare la possibilità di rispondere all’aumento dei prezzi in modo automatico e senza lotta. Non è quindi il caso di lottare per introdurre un meccanismo che implicitamente ed esplicitamente boicotta la lotta.

Un vero sindacato di classe dovrebbe invece battersi per forti aumenti salariali, maggiori alle categorie peggio pagate; per forti riduzioni dell’orario di lavoro; per migliori condizioni di vita e di lavoro. Il metodo di lotta deve tornare a essere lo sciopero generale senza limiti di spazio e tempo. L’organizzazione deve tornare a essere territoriale.

Il nostro intervento ci ha poi permesso di distribuire il giornale, cui molti dei presenti sono sembrati interessati.

Un altro elemento da rimarcare è la sottolineatura, negli interventi, delle organizzazioni che molte zone della Campania si sono date (al pari dei comitati anti- TAV), per difendere le proprie condizioni di vita, visto lo scollamento non ideologico ma pratico tra istituzioni, da un lato, e “popolo” e rappresentanti locali delle stesse istituzioni dall’altro, ovvero il fallimento pratico della democrazia tanto osannata.

 

 

 

Partito Comunista Internazionale
(il programma comunista n°04 - 2008)

 

 

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