DISTINGUE IL NOSTRO PARTITO: La linea da Marx a Lenin alla fondazione dell’Internazionale comunista e del Partito Comunista d’Italia; alla lotta della sinistra comunista contro la degenerazione dell’Internazionale; contro la teoria del socialismo in un Paese solo e la controrivoluzione stalinista; al rifiuto dei fronti popolari e dei blocchi partigiani e nazionali; la dura opera del restauro della dottrina e dell’organo rivoluzionario a contatto con la classe operaia, fuori dal politicantismo personale ed elettoralesco.

 

Durante tutto lo scorso anno, insigni osservatori politici dalle due sponde dell’Atlantico si sono dati da fare per spiegare che ben presto il nodo gordiano della questione balcanica sarebbe stato tagliato, e ciò avrebbe portato a nuovi inquietanti scenari bellici.

I mesi sono passati, e anche D’Alema (in qualità di ministro degli Esteri) ha rinnovato la propria speranza di poter menar le mani, come già aveva fatto nel 1999, a favore di qualche briciola da destinare all’imperialismo italiano: ma i tempi della resa dei conti sembrano allontanarsi.

Eppure è chiaro che, accesa una miccia, diventa poi molto difficile spegnerla. Quando e come questa esploderà, dipenderà non tanto da fatti locali, quanto piuttosto dallo svolgimento di alcuni processi militari e diplomatici che si svolgono in altre zone vitali del pianeta, Medio Oriente innanzi tutto.

Non che la faccenda sia di secondo piano: tutt’altro. Un ritorno di fiamma della guerra balcanica, partendo dal Kossovo, potrebbe estendersi rapidamente alle aree vicine, nelle quali pretese e fasulle, “irrisolte questioni nazionali” andrebbero ad alimentare focolai di rivolte più o meno artificialmente sostenute da occhiuti mestatori internazionali. Alle polveriere che esplodono in quasi tutti i continenti si aggiungerebbe allora quest’ultima, non secondaria.

Si pretende che la questione del Kossovo sia di tipo etnico: maggioranza albanese di lingua e costumi, minoranza serba di storia e tradizioni Le tormentate vicende recenti dei Balcani avrebbero portato dunque oggi alla necessità di sciogliere questo nodo e lo si dovrà fare, secondo le regole della democrazia, con una consultazione elettorale popolare, che consenta l’autodeterminazione dei popoli presenti in questa martoriata regione.

Nostra posizione è invece che non vi è forse al mondo zona come quella balcanica dove emerga con caratteri così netti la falsità e impraticabilità di una soluzione “nazionale” al problema territoriale. La storia ha creato (e non solo nel Kossovo) un intreccio tale di minoranze, a contatto tra loro in un mosaico inestricabile, che immaginare una loro “soluzione” all’interno del concetto di nazionalità è semplicemente assurdo. Questo non significa negare la forza dei fattori di razza e nazione, bensì la possibilità che questi fattori siano risolvibili all’interno dell’attuale struttura sociale e politica, ereditata dalle ripartizioni create dalle potenze imperialiste alla fine della prima guerra mondiale, e mantenuta per scopi fin troppo chiari dalle potenze imperialiste attuali. “I marxisti […] diagnosticarono che, nella fase imperialista di diffusione del capitalismo, il principio di nazionalità era tenuto sempre in caldo per poterlo agitare a fini di classe e soprattutto al fine di scombussolare l’autonomia vigorosa del movimento operaio, ma era disinvoltamente calpestato ogni volta che facesse comodo alle imprese economiche borghesi di soggiogare una provincia di confine, uno spazio vitale, o un disgraziato e colorato popolo d’oltremare”[1].

Alle varie forme di cui si è paludato l’irredentismo, facendo leva su sentimenti nazionalisti di borghesie assetate di plusvalore da estorcere e di ricchezze fondiarie di varia natura su cui mettere le grinfie, i marxisti hanno sempre risposto invocando l’unione del proletariato di qualsiasi lingua contro tutte le borghesie coalizzate, senza cadere nella trappola delle bandiere nazionali.

Nei Balcani, vi è solo un nemico da combattere, ed è il mostro dell’imperialismo. Solo le forze unite del proletariato rivoluzionario internazionale potranno avere ragione di questo mostro, ed è per questa ragione che rifiutiamo come chiaramente controrivoluzionaria qualsiasi proposta di soluzione della questione balcanica che lasci ai popoli balcanici la responsabilità di risolvere i loro problemi interni. Nessun problema di questa natura può ormai essere risolto come se fosse un problema nazionale, interno; al contrario, l’evoluzione dei rapporti politici e sociali ne fanno ormai una questione internazionale.

 
 

1. “Il proletariato e Trieste”, in Battaglia comunista, n. 8, 1950.

 

 

Partito Comunista Internazionale
(il programma comunista n°01 - 2008)
  

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