DISTINGUE IL NOSTRO PARTITO: La linea da Marx a Lenin alla fondazione dell’Internazionale comunista e del Partito Comunista d’Italia; alla lotta della sinistra comunista contro la degenerazione dell’Internazionale; contro la teoria del socialismo in un Paese solo e la controrivoluzione stalinista; al rifiuto dei fronti popolari e dei blocchi partigiani e nazionali; la dura opera del restauro della dottrina e dell’organo rivoluzionario a contatto con la classe operaia, fuori dal politicantismo personale ed elettoralesco.

Cagliari. I compagni della sezione hanno continuato a partecipare alle manifestazioni contro le esercitazioni militari in Sardegna, organizzate dall’eterogeneo, popolare e interclassista comitato “A foras” e alle assemblee dei comitati a difesa del territorio (No Tyrrhenian Link). La manifestazione di “A foras” del 28 Aprile si è svolta nei pressi della base militare di Decimomannu e rispetto alle precedenti aveva un carattere più radicale, sia per i contenuti del comunicato di convocazione sia per la composizione della piazza: maggiore presenza di giovani, anche da fuori Sardegna, meno indipendendisti-nazionalisti sardi e più anarchici e “sinistrume” vario. Il testo del comunicato metteva l’accento sulla criminalizzazione delle opposizioni al regime borghese: 43 aderenti al movimento sono stati infatti accusati di “Associazione con finalità di terrorismo ed eversione dello stato democratico”. Questo il motivo principale della maggiore combattività della piazza. Si ricordavano poi le esercitazioni NATO in corso di svolgimento in Sardegna: la prima è stata la “Mare Aperto 2023”, che fino al 6 maggio ha coinvolto 6000 soldati di 23 nazioni (paesi Nato e partner), con 41 unità navali e dell’aviazione e reparti della Brigata Marina San Marco; dal 27 aprile al 14 maggio, le truppe di Italia, Germania, Olanda, Norvegia, Lettonia, Grecia, Repubblica Ceca e Lussemburgo hanno invece dato il via all’esercitazione “Noble Jump 2023”; inine, dall’8 al 26 maggi, la “Joint Stars”, esercitazione di “maggiore rilevanza nazionale”, con oltre 4.000 uomini e donne e circa 900 tra mezzi terrestri, aerei e navali.

Abbiamo distribuito un nostro volantino che riproduceva l’editoriale del n 2/2023: “Pe combattere conto la guerra del capitale, bisogna ricominciare a combattere conto la pace del capitale”. Da subito, abbiamo riscontrato una buona accoglienza del volantino, diversamente dalla diffidenza e distanza avvertita nelle manifestazioni precedenti di “A foras”. Abbiamo anche venduto il nostro giornale, soprattutto a elementi che non sono organici alle organizzazioni che aderiscono al comitato – cosa che ci ha dato l’opportunità di approfondire e chiarire a proposito del programma e dell’azione di partito. Nel corso del corteo, un pacifista ha cercato di lanciare un appello ai “fratelli in divisa”…ma è stato subissato dai fischi dei manifestanti… Il corteo è stato sciolto dagli idranti della polizia e dal lancio indiscriminato di fumogeni, quando ha cercato di avvicinarsi all’ingresso della base militare.

La manifestazione del 2 giugno, svoltasi a Cagliari, pur essendo convocata sempre da “A foras”, aveva una composizione più pacifista, democratica e costituzionale, che si rifletteva in una maggiore partecipazione in termini numerici… Meno presenza di giovani e molte più organizzazioni della micro-galassia indipendentista-nazionalista (ridicolo il banchetto delle “anime belle” per la raccolta di firme contro la guerra!): una differenza che riflette il carattere eterogeneo del comitato “A foras”.  Abbiamo distribuito un volantino che riproponeva un nostro articolo dalla Germania: “Lotta di classe contro tutti i partiti di guerra”, proprio per opporre l’internazionalismo della lotta di classe al localismo dominante nella manifestazione. Una ragazza piena di buona volontà, ingenua pacifista, ha preso la parola per chiedere ai militari, con foga e rabbia, di bonificare dai veleni prodotti da decenni di esercitazioni: ma, dal pubblico, una arzilla e attempata signora, per caso al nostro fianco, le ha urlato, con altrettanta foga, “Aspetta e spera!”. Le abbiamo dato il nostro volantino, che ha accolto con sorpreso entusiasmo: “Pensavo che i comunisti non esistessero più…”, ha voluto anche il giornale e ha fatto una piccola sottoscrizione. Con altri “cani sciolti”, che ci dicevano di essere lì “perché non ci sono altre occasioni di incontro tra chi è contro il sistema”, abbiamo avuto la possibilità di approfondire la critica della democrazia e della nazione e anche la drammatica assenza della lotta di classe, ricevendo altre sottoscrizioni e un’ottima accoglienza del giornale. Ma nel complesso, ovviamente, la manifestazione era appiattita su posizioni democratiche e si è svolta in maniera pacifica, incentrata sui soliti discorsi autoreferenziali delle organizzazioni nazionaliste sarde e conclusasi con canti e balli.

Oltre al dramma delle basi militari e delle esercitazioni NATO, la Sardegna vive il dramma ambientale: ultimamente, in particolare, è in corso di attuazione un mega progetto speculativo basato sull’energia eolica, il Tyrrhenian Link. Questo grande affare della transizione energetica prevede l’installazione di gigantesche pale eoliche in tutta la Sardegna e un cavo sottomarino di collegamento con la Sicilia. Terna, la holding che gestisce la rete elettrica nazionale, controllata al 30% dal Tesoro, lo definisce il più importante progetto al mondo per la trasmissione di energia elettrica sotto il mare, con una previsione di investimenti per 4 miliardi di euro. Sono sorti comitati spontanei, anch’essi, come i comitati antimilitaristi, con tipiche caratteristiche piccolo-borghesi: democratici, ultra-localisti, pacifisti, antipartito. Anche in questo caso la nostra partecipazione è volta a fare proseliti fra i singoli, non certo a cercare contatti con le organizzazioni: come sulla questione militare e della guerra, la nostra critica di classe demolisce la loro impostazione. Analogamente alla questione militare, così nella questione ambientale: solo la rivoluzione potrà essere una soluzione definitiva. Queste poche e chiare tesi appaiono totalmente diverse da tutto il resto e quindi nuove per tutti gli interlocutori, specialmente giovani, creando il gelo nelle assemblee, o il panico, ma anche catturando il consenso istintivo di alcuni elementi, che poi se ne fanno portavoce e ripetitori… pur con tutti i loro limiti. Noi continuiamo a seminare in tutte le direzioni (“mandare in ogni crepa della società distaccamenti comunisti”), sapendo che da queste manifestazioni interclassiste possono eventualmente venire anche disertori della classe di origine. Sempre tenendoci ben alla larga e distinguendoci dalle organizzazioni delle mezze classi. Tutto ciò in assenza, purtroppo, di lotte economiche, dove ben diverso sarebbe il nostro intervento.

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