DISTINGUE IL NOSTRO PARTITO: La linea da Marx a Lenin alla fondazione dell’Internazionale comunista e del Partito Comunista d’Italia; alla lotta della sinistra comunista contro la degenerazione dell’Internazionale; contro la teoria del socialismo in un Paese solo e la controrivoluzione stalinista; al rifiuto dei fronti popolari e dei blocchi partigiani e nazionali; la dura opera del restauro della dottrina e dell’organo rivoluzionario a contatto con la classe operaia, fuori dal politicantismo personale ed elettoralesco.

L'ennesimo brutale omicidio, ai primi di gennaio, del giovane afro-americano Tyre Nichols per mano della polizia USA, questa volta a Memphis (Tennessee), dimostra tragicamente quanto non abbiamo mai cessato di ribadire, anno dopo anno, decennio dopo decennio. Quella del razzismo non è una questione “di colore”, ma una questione di classe: com'è noto, i cinque assassini in divisa sono afro-americani come la loro vittima. Altri nodi vengono al pettine: la polizia, le “forze dell'ordine”, sono il braccio armato dello Stato, e lo Stato è il braccio armato del Capitale – questa è la vera catena di comando!

Quando, tre anni fa, in circostanze del tutto simili, fu ucciso George Floyd (e, poco dopo, Breonna Taylor e altri afro-americani), scoppiarono disordini e tumulti in tutto il Paese, e l'attenzione dei media e dell'opinione pubblica si concentrò sul movimento Black Lives Matter (BLM), presente sulla scena statunitense da una decina d'anni. Allora, anche riprendendo articoli usciti già a metà degli anni '60 su queste stesse pagine, dedicammo molto spazio al razzismo negli USA e alla cosiddetta “questione nera”, dimostrandone per l'appunto la matrice classista. Denunciavamo anche l'approccio di organizzazioni come BLM, che, con un'impostazione sostanzialmente riformista, tutta interna al sistema e alle istituzioni, hanno il ruolo di incanalare e far sbollire in senso democratico e del tutto funzionale al mantenimento dello status quo, la giusta rabbia, l'indignazione, la rivolta dei proletari e sotto-proletari afro-americani 1. Non è un caso che, dopo l'assassinio di Nichols a Memphis, le proteste in giro per il Paese siano state blande, quasi poco convinte, pervase da un lacrimoso e rassegnato senso d’impotenza.

Altri nodi vengono al pettine: la società del Capitale è in uno stato di guerra permanente, non solo tra fazioni e interessi imperialisti in inevitabile rotta di collisione, ma anche e soprattutto contro il proletariato e la sua potenziale minaccia a livello mondiale: una guerra quotidiana, condotta sul luogo di lavoro, in ambito sociale, nelle lotte di difesa, oltre che sui campi di battaglia. È ora di rendersene conto e di far piazza pulita di ogni illusione di una pacifica convivenza tra le classi, fondata sulla retorica del “migliore dei mondi possibili”. Allora soltanto la minaccia proletaria diventerà, da potenziale, reale. Noi non cessiamo di lavorare per questo.

30 gennaio 2023

P.S.: La mattanza continua. Pochi giorni dopo l’omicidio di Nichols, l’1 febbraio, alla periferia di Los Angeles, gli sbirri hanno eliminato con dieci colpi di pistola Anthony Lowe, un afro-americano di 36 anni, privo delle gambe e su una carrozzella. Pare che gli sbirri si sentissero minacciati, perché aveva un coltello...

 

1 Cfr. “Dopo Minneapolis. La rivolta dei proletari americani sia un esempio per i proletari di tutte le metropoli”, n. 2-3/2020; “La collera ‘negra’ ha fatto tremare i fradici pilastri della ‘civiltà’ borghese e democratica” (1965), n.4/2020; “USA. Razzismo, lotte di classe e necessità del partito rivoluzionario”, n.5-6/2020; “Due testi del 1967: Gloria ai proletari negri in rivolta. Necessità della teoria rivoluzionaria e del partito di classe in America”, n.5-6/2020.

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