DISTINGUE IL NOSTRO PARTITO: La linea da Marx a Lenin alla fondazione dell’Internazionale comunista e del Partito Comunista d’Italia; alla lotta della sinistra comunista contro la degenerazione dell’Internazionale; contro la teoria del socialismo in un Paese solo e la controrivoluzione stalinista; al rifiuto dei fronti popolari e dei blocchi partigiani e nazionali; la dura opera del restauro della dottrina e dell’organo rivoluzionario a contatto con la classe operaia, fuori dal politicantismo personale ed elettoralesco.

Esperti ed espertoni di geopolitica ci spiegano e ci raccontano delle trame e degli intrighi internazionali che ci sarebbero dietro alla breve ed intensa tragedia vissuta in meno di due mesi per le strade delle città kazake. La realtà dei fatti è purtroppo più semplice, ma per noi proletari molto più tragica e drammaticamente significativa di una condizione sempre più esasperata.

L’origine di questa disperata ribellione è simile a quella che innescò le cosiddette (e ormai dimenticate) “primavere arabe”: là l’aumento del prezzo del pane, qua l’aumento del prezzo del gas, in entrambi i casi un aumento insostenibile dei beni di prima necessità. Le proteste sono nate proprio nelle zone dove più intenso è lo sfruttamento dei lavoratori utilizzati nell’industria estrattiva e si sono rapidamente portate nella capitale, e nella capitale la protesta spontanea, il malcontento popolare, si sono scontrati con le istituzioni di uno Stato attraversato da lotte tra fazioni e partiti “informali” borghesi.

L’energia proletaria non è riuscita a trovare una propria organizzazione ed è stata catturata e deviata da quelle fazioni verso obiettivi confusi e criminali, permettendo così alle istituzioni dello Stato di cementare la propria forza nazionalista e di scatenare una repressione feroce con la improponibile tesi del “complotto straniero”.

 “Il Kazakistan non dispone ancora di un’organizzazione forte in grado di difendere concretamente gli interessi dei lavoratori. Non esisteva una cosa del genere in Ucraina e non esisteva una cosa del genere in Russia. Se i lavoratori non hanno un proprio partito politico, in futuro tutte le proteste saranno utilizzate dai vari gruppi borghesi nel proprio interesse e qualsiasi azione popolare porterà solo al passaggio da un clan all’altro”.

Proprio perché lavoriamo al restauro di quella “organizzazione forte” che si chiama Partito (cioè organizzazione, tattica, programma, principi e teoria comunista), possiamo solo concordare con questa considerazione, di poche ma esemplari parole, tratta da una corrispondenza che abbiamo ricevuto da un nostro lettore russo.

Ma prossimamente ritorneremo sull’argomento.

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