DISTINGUE IL NOSTRO PARTITO: La linea da Marx a Lenin alla fondazione dell’Internazionale comunista e del Partito Comunista d’Italia; alla lotta della sinistra comunista contro la degenerazione dell’Internazionale; contro la teoria del socialismo in un Paese solo e la controrivoluzione stalinista; al rifiuto dei fronti popolari e dei blocchi partigiani e nazionali; la dura opera del restauro della dottrina e dell’organo rivoluzionario a contatto con la classe operaia, fuori dal politicantismo personale ed elettoralesco.

In un certo stadio, molto primitivo, di sviluppo della società sorge il bisogno di comprendere in una regola comune tutti gli atti della produzione, della ripartizione e della distribuzione dei prodotti, atti che ricorrono giornalmente; il bisogno di provvedere a che il singolo si assoggetti alle condizioni comuni di produzione e di scambio.

Questa regola, che dapprima è semplice consuetudine diventa ben presto legge.

Con la legge sorgono necessariamente degli organi incaricati di farla osservare: i pubblici poteri, lo stato.

Procedendo l’evoluzione sociale, questa legge si sviluppa dando luogo ad una legislazione più o meno ampia.

Più complicato diventa questo sistema, e più la sua terminologia si allontana da quella mediante cui si esprimono la condizioni usuali della vita economica.

La legislazione acquista l’aspetto di un elemento indipendente, che fa derivare la giustificazione della propria esistenza e il motivo del suo ulteriore sviluppo non dai rapporti economici, ma da motivi propri, immanenti, poniamo dal “concetto di volontà”.

Gli uomini dimenticano che il loro diritto deriva dalle condizioni della loro esistenza economica, nella stessa maniera in cui hanno dimenticato la propria discendenza dagli animali.

Col progredire della legislazione che si sviluppa in un corpo complicato, vasto, si affaccia la necessità di una nuova divisione del lavoro sociale; si forma una categoria di giuristi specializzati, e con essi sorge la giurisprudenza.

Nel suo ulteriore sviluppo, questa compara i diritti vigenti presso i vari popoli e nelle varie epoche, considerandoli non come espressione dei rapporti economici via via vigenti, ma come sistemi che hanno le proprie radici in sé stessi.

La comparazione presuppone qualcosa di comune; questo si ha in quanto i giuristi compongono con ciò che vi è di più o meno comune in tutti questi sistemi giuridici il diritto naturale.

Ma il metro con cui si misura ciò che è diritto naturale e ciò che non lo è, consiste nell’espressione più astratta del diritto stesso: la giustizia.

Da questo momento in poi l’evoluzione del diritto consiste, per i giuristi e per chi crede loro sulla parola, soltanto nello sforzarsi di avvicinare sempre di più le condizioni umane, che siano espresse in termini giuridici, all’ideale della giustizia, della giustizia eterna.

E questa giustizia rimane sempre e soltanto l’espressione idealizzata, divinizzata dei rapporti economici vigenti, ora nel loro aspetto conservatore, ora nel loro aspetto rivoluzionario.

La giustizia dei greci e dei romani considerava giusta la schiavitù; la giustizia dei borghesi del 1789 rivendicava l’abolizione del feudalesimo, considerandolo ingiusto; per gli Junker prussiani anche la sonnolenta Kreisordnung (legislazione che stabiliva autorità regionali indipendenti per le province della Prussia orientale, estesa poi a tutta la Prussia) costituisce una violazione della giustizia eterna.

Il concetto della giustizia eterna non cambia soltanto col tempo e col luogo, ma anche con le persone, ed è fra quelle cose che “ciascuno intende a modo suo”.

Mentre nella vita di ogni giorno, a causa della semplicità dei rapporti di cui essa costituisce il campo, si usano senza dar luogo ad equivoci espressioni quali giusto, ingiusto, giustizia, sentimento di diritto, anche in relazione a fatti sociali, nelle ricerche scientifiche che si compiono sui rapporti economici queste espressioni creano una disperata confusione; la stessa che sorgerebbe, per esempio, nella chimica di oggi se si volesse conservare la terminologia della terminologia flogista (prima della scoperta dell’ossigeno i chimici si spiegavano la combustione dei corpi nell’aria atmosferica con l’ipotesi di uno speciale combustibile, il flogisto, che sfuggiva durante il processo di combustione; spiegavano il fatto che dopo la combustione i corpi semplici pesano più di prima, con la circostanza che il flogisto ha un peso negativo, in modo che un corpo privo del suo flogisto pesa meno che quando lo possiede; in tal modo si attribuirono gradualmente al flogisto le proprietà essenziali dell’ossigeno, ma tutte all’incontrario; quando si scoprì che la combustione consiste nella combinazione del corpo che brucia con un altro, l’ossigeno, e quando questo ossigeno fu prodotto, la teoria del flogisto fu superata, sebbene non senza una lunga resistenza da parte dei vecchi chimici).

La confusione diviene ancor peggiore se si crede in quel flogisto sociale che è la “giustizia”, o se si afferma che la teoria del flogisto sia in sé altrettanto compiutamente corretta che quella dell’ossigeno.

(da F. Engels, La questione delle abitazioni, 1872)

 

INTERNATIONAL COMMUNIST PARTY PRESS
ARTICOLI GUERRA UCRAINA
RECENT PUBLICATIONS
  • Il proletariato nella seconda guerra mondiale e nella
    Il proletariato nella seconda guerra mondiale e nella "Resistenza" antifascista
      PDF   Quaderno n°4 (nuova edizione 2021)
  • Storia della Sinistra Comunista V
    Storia della Sinistra Comunista V
  • Perchè la Russia non era comunista
    Perchè la Russia non era comunista
      PDF   Quaderno n°10
  • 1917-2017 Ieri Oggi Domani
    1917-2017 Ieri Oggi Domani
      PDF   Quaderno n°9
  • Per la difesa intransigente ...
    Per la difesa intransigente
NOSTRI TESTI SULLA "QUESTIONE ISRAELE-PALESTINA"
  • Israele: In Palestina, il conflitto arabo-ebreo ( Prometeo, n°96,1933)
  • Israele: Note internazionali: Uno sciopero in Palestina, il problema "nazionale" ebreo ( Prometeo, n°105, 1934)
  • I conflitti in Palestina ( Prometeo, n°131,1935)
  • Gli avvenimenti in Palestina (Prometeo, n°132,1935)
  • Israele: Fraternità pelosa ( Il programma comunista, n°21, 1960)
  • Israele: Il conflitto nel Medioriente alla riunione emiliano-romagnola (Il programma comunista, n°17, 1967)
  • Israele: Nel baraccone nazional-comunista: vie nazionali, blocco con la borghesia ( Il programma comunista, n°20, 1967)
  • Israele: Detto in poche righe ( Il programma comunista, n°18, 1968)
  • Israele: Spigolature ( Il programma comunista, n°20, 1968)
  • Israele: Un grosso affare ( Il programma comunista, n°18, 1969)
  • Incrinature nel blocco delle classi in Israele(Il Programma comunista, n°17, 1971)
  • Curdi palestinesi(Il Programma comunista, n°7, 1975 )
  • Dove va la resistenza palestinese? (I)(Il Programma comunista, n°17, 1977)
  • Dove va la resistenza palestinese? (II)(Il Programma comunista, n°18, 1977)
  • Dove va la resistenza palestinese? (III)(Il Programma comunista, n°19, 1977)
  • Il lungo calvario della trasformazione dei contadini palestinesi in proletari(Il Programma comunista, n°20-21-22, 1979).
  • In rivolta le indomabili masse sfruttate palestinesi ( E' nuovamente l'ora di Gaza e della Cisgiordania)(Il Programma comunista, n°8, 1982)
  • Cannibalismo dello Stato colonialmercenario di Israele(Il Programma comunista, n°12, 1982)
  • Le masse oppresse palestinesi e libanesi sole di fronte ai cannibali dell'ordine borghese internazionale(Il Programma comunista, n°12, 1982)
  • La lotta delle masse oppresse palestinesi e libanesi è anche la nostra lotta- volantino(Il Programma comunista, n°13, 1982)
  • Per lo sbocco proletario e classista della lotta delle masse oppresse palestinesi e di tutto il Medioriente(Il Programma comunista, n°14, 1982)
  • La lotta nazionale dei proletari palestinesi(Il Programma comunista, n°12, 1982)
  • Sull'oppressione e la discriminazione dei proletari palestinesi(Il Programma comunista, n°19, 1982)
  • La lotta nazionale delle masse palerstinesi nel quadro del movimento sociale in Medioriente(Il Programma comunista, n°20, 1982)
  • Il ginepraio del Libano e la sorte delle masse palestinesi ( Il programma comunista, n°2, 1984)
  • La questione palestinese al bivio ( Il programma comunista, n°1, 1988)
  • Il nostro messaggio ai proletari palestinesi ( Il programma comunista, n°2, 1989)
  • Una diversa prospettiva per le masse proletarie (Il programma comunista, n°5, 1993)
  • La questione palestinese e il movimento operaio internazionale ( Il programma comunista, n°9, 2000)
  • Gaza, o delle patrie galere (Il programma comunista, n. 2, 2008)
  • Israele e Palestina: terrorismo di Stato e disfattismo proletario ( Il programma comunista, n°1, 2009)
  • A Gaza, macelleria imperialista contro il proletariato ( Il programma comunista, n°1, 2009)
  • Il nemico dei proletari palestinesi è a Gaza City ( Il programma comunista, n°1, 2013)
  • Per uscire dall’insanguinato vicolo cieco mediorientale (Il programma comunista, n° 5, 2014)
  • Guerre e trafficanti d’armi in Medioriente (Il programma comunista, n°5, 2014)
  • Gaza: un ennesimo macello insanguina il Medioriente-Volantino (Il programma comunista, n°5, 2014)
  • L’alleanza delle borghesie israeliana e palestinese contro il proletariato (Il programma comunista, n°6, 2014)
  • Israele e Palestina: terrorismo di Stato e disfattismo proletario  ( Il programma comunista, n°3, 2021)
  • A fianco dei proletari e delle proletarie palestinesi! ( Il programma comunista, n°5-6, 2023)
  • Il proletariato palestinese nella tagliola infame dei nazionalismi ( Il programma comunista, n°2, 2024)
We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.