DISTINGUE IL NOSTRO PARTITO: La linea da Marx a Lenin alla fondazione dell’Internazionale comunista e del Partito Comunista d’Italia; alla lotta della sinistra comunista contro la degenerazione dell’Internazionale; contro la teoria del socialismo in un Paese solo e la controrivoluzione stalinista; al rifiuto dei fronti popolari e dei blocchi partigiani e nazionali; la dura opera del restauro della dottrina e dell’organo rivoluzionario a contatto con la classe operaia, fuori dal politicantismo personale ed elettoralesco.

Il 9 ottobre (due giorni prima dello sciopero generale indetto dal sindacalismo di base), durante una partecipata manifestazione contro il green pass sui luoghi di lavoro, un manipolo fascista di elementi appartenenti alla bassa manovalanza addetta agli affari sporchi dell'italica democrazia blindata assalta la sede romana della CGIL, mentre le “forze dell'ordine” fanno finta di reagire.

L’11 ottobre (durante il suddetto sciopero generale del sindacalismo di base), a Prato una squadraccia di crumiri aggredisce a tradimento un presidio di lavoratori che si battono contro il lavoro nero e mal pagato, nell’indifferenza delle “forze dell’ordine”.

Il 18 ottobre (giorno in cui si chiude con un ballottaggio l'ennesimo carosello elettorale), le “forze dell'ordine” sgomberano a suon di manganellate, lacrimogeni e idranti il Porto di Trieste, occupato da giorni dai portuali e da variegati “solidali”, mobilitatisi contro il green pass sui luoghi di lavoro.

Come sempre, due pesi e due misure: prevedibile e previsto da chi non si fa illusioni sul ruolo dello Stato, braccio armato del Capitale nazionale.

Mesi fa l'avevamo già scritto, definendo questa misura “un grazioso regalo al padronato che, ricorrendo a esso, può selezionare e tagliare a piacimento la manodopera, attuando al contempo utilissime divisioni al suo interno, senza dover ricorrere sempre a 'impopolari' prove di forza” (“Preparazione ideologica alla prossima guerra”, il programma comunista, n.4/2021) – una misura che si affianca alla raffica di chiusure e delocalizzazioni in corso da mesi e destinata a intensificarsi nel prossimo futuro.

A noi non interessano le motivazioni che spingono a scendere in piazza individui appartenenti a mezze classi stordite, impaurite, arrabbiate per la progressiva erosione di privilegi e status sociale, se non nel senso che queste mobilitazioni annegano in una melma piccolo-borghese ben più concrete e drammatiche condizioni proletarie, in caduta libera già prima dell'esplodere della pandemia e oggi ancor più devastanti, fra sblocco dei licenziamenti e misure repressive e divisive sui luoghi di lavoro, come per l'appunto il green pass.

A noi interessa che, in maniera sempre più decisa e meno episodica, torni a farsi strada fra i proletari il senso della propria forza potenziale, il rifiuto di assoggettarsi agli “interessi superiori” del Capitale e della Nazione, la necessità di delimitarsi nei confronti di tutte le forze, politiche e sindacali, che operano in difesa di quegli “interessi”, la vigilanza nei confronti sia delle provocazioni aperte sia delle suggestioni confuse e confusionarie provenienti da strati sociali e gruppi che di quegli “interessi” si fanno, più o meno inconsapevolmente, interpreti e portatori, anche e soprattutto quando, sbraitando senza costrutto, si proclamano “vittime e oppositori” di quegli stessi “interessi”.

L'urgenza di una simile prospettiva in questa direzione si fa sentire giorno dopo giorno con maggior forza e si deve riempire nuovamente di contenuti classisti (obiettivi, metodi, organizzazione). Noi comunisti ne siamo consapevoli e, nei limiti delle nostre forze, lavoriamo per essa, rafforzando e radicando internazionalmente il partito rivoluzionario, perché possa realmente e non a parole porsi infine alla testa di un rinnovato e combattivo movimento di classe.

19/10/2021

 

                                                                                                                      Due pesi e due misure: come sempre    

 

 

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