DISTINGUE IL NOSTRO PARTITO: La linea da Marx a Lenin alla fondazione dell’Internazionale comunista e del Partito Comunista d’Italia; alla lotta della sinistra comunista contro la degenerazione dell’Internazionale; contro la teoria del socialismo in un Paese solo e la controrivoluzione stalinista; al rifiuto dei fronti popolari e dei blocchi partigiani e nazionali; la dura opera del restauro della dottrina e dell’organo rivoluzionario a contatto con la classe operaia, fuori dal politicantismo personale ed elettoralesco.

Si apre la seduta alle ore 15. Presiede il comp. Azzario. Segretario il comp. Berti. Presenti: Bordiga, Fortichiari, Grieco, Togliatti, Flecchia, Marabini, Gnudi, Repossi, Gennari, Azzario, Terracini, Berti. Assenti: Sessa, Gramsci, Gasperini.

 

Ordine del giorno: 1) Questione del P.S.I. 2) Congresso internazionale (invio delegazione; materiale allestito; programma; esame dell’o.d.g. del Congresso). 3) Appello finanziario. 4) Varie.

 

Grieco: Riferisce sulla riunione tenuta recentemente a Roma con i membri della Centrale residenti in questa città e il comp. Rakosi, e ne comunica i risultati. Parla della nomina della commissione di collaborazione e di avvicinamento fra il P.C. e il P.S. Legge una lettera di Ambrogi sulla questione italiana, dà comunicazione del rapporto fatto dal comp. Rakosi al C. E. dell’Internazionale e di una lettera diretta al Partito da Zinoviev, Radek e Bucharin sempre riguardante i rapporti nostri col P.S. In merito dà pure lettura del comunicato che l’Esecutivo propone per evitare che sulla nostra stampa dilaghino discussioni a tal riguardo. Riafferma che l’Esecutivo ha deciso di sostenere come questione di principio il concetto dell’adesione individuale al partito e che non sarà possibile accettare discussione alcuna se impostata su un terreno di preventivi accordi con un altro partito costituito su basi e con programmi diversi.

Togliatti: ritiene necessario innanzitutto una discussione preliminare su quanto dovrà sostenere la nostra delegazione al IV Congresso. Non può quindi accedere alla tesi dell’Esecutivo di voler impedire che i compagni esprimano in merito ai rapporti nostri col P.S. il loro pensiero, anche pubblicamente. La discussione servirà anche di preparazione al Congresso. Togliatti presenta in merito una mozione.

Gennari: È contrario che si inizino pubbliche discussioni sui rapporti fra P.C. e P.S., ma vorrebbe che il comunicato, così come proposto dall’Esecutivo, venisse completato nel senso di più ampiamente motivato.

Marabini: Preferisce che il comunicato non sia modificato per evitare di offrire un nuovo argomento polemico.

Terracini: ritiene inutile una discussione. Essa ad ogni modo giungerebbe in ritardo per il IV Congresso. Al prossimo congresso del partito il C. E. non potrà far altro che invitare tutti i compagni all’obbedienza alle deliberazioni che verranno prese al Congresso Internazionale che si inizierà fra breve. Evidentemente questo invito si renderebbe inopportuno se preceduto da una lunga e più o meno aspra polemica fra compagni. Inoltre, ritiene che è bene che il Comunicato sia schematico e conciso, dovendosi evitare ogni possibilità, anche minima, che il Comintern possa accusarci di offrire argomenti contrari, sul terreno pratico ed esecutivo, al suo attuale indirizzo nei confronti del P.S.I.

Bordiga: È dello stesso parere, e ne illustra ampiamente le ragioni. Ritiene e dimostra come l’attuale stato di disorientamento che ha colpito molti compagni, anche dei migliori, sia soprattutto effetto di un errore di organizzazione e del modo con cui viene impostato in Italia il problema dei rapporti con le varie fazioni del P. S. da parte dell’Internazionale. Errore di metodo che urta contro la ferrea disciplina e la dirittura teorica e pratica di cui sempre ha dato prova il nostro partito, e fa ritenere che i dirigenti siano tornati sopra alle loro precedenti opinioni mentre invece sono essi stessi costretti, per ragioni di disciplina, a tacere e subire una deviazione da quelli che erano i rigidi e logici criteri confermati dal congresso del Partito e che già avevano dato buona prova. Le aggiunte che Gennari vorrebbe portare al comunicato sono quanto inopportune nella sostanza e difficili ad esprimere in forma adatta.

Gennari: Insiste nella sua proposta.

Togliatti dice che ogni discussione pubblica giungerebbe inopportuna agli effetti del Congresso internazionale e critica la sua mozione.

Bordiga: Risponde nuovamente a Gennari e accenna che nella rappresentanza del partito che parteciperà al IV Congresso vi sarà una maggioranza ed una minoranza, e che gli argomenti che si dibattono in questi momenti potranno trovare libero sfogo nelle discussioni di Congresso.

Terracini: Osserva che la minoranza si presenta divisa sulla questione dei rapporti col P. S.

Bordiga: Afferma che alla sola rappresentanza della maggioranza della delegazione che parteciperà al Congresso potrà essere dato mandato di intervenire su quelle che sono le tesi su cui il Partito si afferma, mentre la minoranza avrà maggior libertà di azione e potrà trattare anche delle norme che potranno riguardare la fusione tra PC e P. S. Ad ogni modo, per quanto riguarda il comunicato, accogliendo in parte la proposta di Gennari presenta modificato il comunicato stesso.

 

Messo ai voti il Comunicato seguente, viene approvato ad unanimità:

Il C. C. riunitosi ha esaminato la situazione creata dal Congresso socialista di Roma, fissando le direttive da sostenere per la definizione dei rapporti col P. S. al IV Congresso dell’I.C., le cui decisioni verranno in ogni modo indubbiamente accettate ed eseguite dal P.C.I.;

Considerato in tutti i suoi elementi lo stato della questione, ha ritenuto di non iniziare una discussione del problema nella stampa del Partito”.

Bordiga: Prendendo in esame il secondo accapo dell’o.d.g. di questa riunione, per ciò che riguarda il mandato da assegnare alla delegazione nostra al IV Congresso dell’I.C., dichiara che la maggioranza sarà contro ogni trattativa intesa a stabilire norme di fusione col P. S. I., ma lascerà alla minoranza, se lo riterrà opportuno, questo compito, che assolverà secondo i suoi particolari punti di vista, che non sembrano, del resto, troppo precisi ed uniformi. Qualunque poi siano per essere le modalità della fusione, è nostro dovere cercare di ottenere il Congresso del Partito prima della fusione stessa.

Gennari: si dichiara contrario a questa tesi troppo intransigente, che giudica pericolosa per il partito. La maggioranza ha il diritto e il dovere di intervenire in tutte queste discussioni e sostenere il suo punto di vista ed evitare ogni maggior male che al partito potrebbe derivare.

Marabini: È dello stesso parere. Spetta alla maggioranza intervenire nelle discussioni riguardanti gli eventuali rapporti di fusione, anche se per principio alla fusione è contraria.

Togliatti: non condivide il pensiero espresso dall’Esecutivo riguardo all’atteggiamento che la nostra delegazione dovrà tenere al Congresso di Mosca discutendosi la questione dei rapporti col P. S. Condivide le critiche ed anche il risentimento che tutti i membri della Centrale del P.C.I. sentono per il modo con il quale il C.E. del Comintern ha proceduto, trascurando le indicazioni date dei dirigenti della Sezione italiana sul modo migliore di approfittare della crisi del P.S.I. negli interessi del movimento comunista in Italia. Ritiene che questo atteggiamento del Comintern sia stato determinato da considerazioni di ordine internazionale più che da considerazioni di ordine interno relative alle condizioni reali della lotta politica in Italia e ai rapporti di forza e di prestigio che debbono correre tra il gruppo politico che dopo Livorno ha costituito e organizzato la sezione italiana della III Internazionale e il gruppo massimalista staccatosi al congresso di Roma dai riformisti. Ritiene però che nel momento attuale le decisioni pubbliche del Comintern, le quali hanno provocato l’adesione del partito massimalista alla Internazionale comunista, costituiscano un dato di fatto di cui bisogna tenere conto. Perciò la nostra delegazione a Mosca, pur dopo aver riaffermato il dissenso dal modo di procedere del Comintern, e riservandosi ogni libertà di critica e di voto sul tema della tattica generale, discutendosi della questione italiana dovrà attenersi ad una linea non di intransigenza sull’unità.

È convinto che i compagni del Comintern non desiderino una fusione immediata del P.C. con il Partito socialista. Se essi chiedessero una cosa simile, certamente nessuno degli attuali dirigenti del Partito si sentirebbe in grado di iniziare una discussione sopra eventuali condizioni di fusione. I compagni del Comintern probabilmente invece non desiderano altro se non che attraverso un periodo di azione coordinata fra i due partiti si sottopongano ad una prova gli elementi massimalisti, allo scopo di sperimentare se nel loro seno esistano forze utilizzabili per un rafforzamento della Sezione italiana della III Internazionale. Questo periodo non dovrà essere breve e l’azione dei comunisti dovrà, per la sua durata, essere volta a provocare una differenziazione che si deve tendere a far culminare in una nuova crisi del gruppo massimalista. La crisi avrà la sua origine dal fatto che i massimalisti, in questo periodo di lotta comune nel campo sindacale, politico, parlamentare ecc., saranno costretti ad affrontare praticamente e non solo a parole problemi la cui soluzione costituisce la pietra di paragone dell’esistenza di gruppi dotati di mentalità [comunista]. Soltanto dopo che questa crisi avrà avuto sufficiente sviluppo si potrà affrontare il problema di una fusione.

Se i compagni dell’Internazionale pongono la questione in questo modo, l’attuale gruppo dirigente il Partito non deve rifiutarsi di applicare questo programma, deve anzi sostenere che l’applicazione di esso è parte integrante del compito del gruppo politico che, effettuando la scissione di Livorno, si è addossato il dovere di guidare la formazione in Italia di un Partito rivoluzionario della classe operaia. Sostenere che questo gruppo politico possa disinteressarsi di questa questione vuol dire ignorare che le attuali condizioni della lotta politica nel nostro paese rendono impossibile di condurre in seno a un Partito “comunista” una lotta di tendenze nella forma in cui tradizionalmente le lotte di tendenze e di frazioni si svolgevano nei partiti socialdemocratici. Se vi sarà una lotta di tendenze, sia nel periodo preparatorio, che nel periodo successivo alla fusione, essa dovrà assumere la forma che ebbero le lotte svoltesi in seno al P.C. Russo nei periodi in cui più aspra infieriva la reazione, in un modo che non spezzi la continuità dell’opera organizzativa del Partito in ogni campo. Concludendo, afferma che la posizione di intransigenza assoluta deve essere abbandonata non solamente a scopo di diplomazia congressuale, ma per convinzione che la tattica sopra esposta è una conseguenza logica di dati di fatto che non possono più essere modificati, e che se essa presenta dei pericoli, questi saranno molto meno gravi se affrontati e superati dal Partito sotto la guida del nucleo centrale che ha lavorato finora per la sua costituzione e per la sua omogeneità. Ad ogni modo, qualunque sia il genere di trattative che si condurranno al Congresso dopo primo voto di massima, ritiene che esse debbano essere condotte non dai cosiddetti rappresentanti della minoranza, ma dalla maggioranza della delegazione.

Repossi: Si dichiara contrario alla fusione ed è per il mandato imperativo da darsi in tal senso alla nostra delegazione.

Terracini: Comunque avvenga la fusione, essa sarà sempre un gran danno arrecato alla compattezza ed omogeneità del P.C. Alla dirigenza del nuovo partito che ne verrà a risultare, dovranno passare gli elementi che la fusione vollero e non quelli che la combattono come una grande iattura per l’avvenire del partito. Non è questione di intransigenza, ma di onestà politica. Quindi anche la delegazione dovrà rispecchiare questa condizione di cose e questa nostra volontà esplicita.

Gennari: Insiste ancora nel suo punto di vista e maggiormente lo illustra.

Berti: Dice che le dimissioni dei membri dell’Esecutivo vogliono dire che tutti i compagni che condividono il loro pensiero, e i 4/5 del partito, dovranno abbandonare i rispettivi posti di dirigenza e affidare il P.C. in mano agli opportunisti e ai massimalisti che comprometterebbero il lavoro fatto nel passato e, in modo forse definitivo, le sorti del Partito in Italia. Per queste ragioni è d’accordo con Gennari.

Marabini: Sostiene anche lui che la maggioranza, cioè gli attuali dirigenti del Partito, devono tentare tutti i modi per fare accogliere le proprie tesi, ma non mai abbandonare i posti di lavoro e di responsabilità, che il partito loro affidò, e nei quali dimostrarono il loro valore da tutti riconosciuto.

Togliatti ritiene che non sia possibile rimanere nel partito e nello stesso tempo abbandonarlo in altre mani rinunciando a tutto il lavoro compiuto dopo Livorno e i cui frutti già si manifestarono in modo molto tangibile.

Bordiga: esclude dalle sue parole ogni anche minimo carattere di ricatto, ma nessuno ha ancora detto che gli attuali dirigenti debbano restare alla testa del Partito, e tantomeno ha detto ciò l’Internazionale. Accenna a tutta l’azione svolta dal Partito che su molti argomenti, quali il fronte unico politico, gli Arditi del popolo, il fascismo ecc., l’Internazionale ritenne errata. Noi dunque, doverosamente, veniamo ad essere impegnati a non ostacolare con le nostre persone questa modificazione nei metodi e nella tattica che l’Internazionale chiede.

Mentre negli altri partiti sono gli organi deliberativi che portano a sinistra l’organo esecutivo, fra noi si verifica l’opposto. È quindi meglio che la fusione, se ha da fallire, fallisca sotto la responsabilità di coloro che la fusione vollero. Il Comintern sa benissimo che noi siamo contro la fusione e potrebbe ritenere che, mantenendoci ai nostri posti, anche involontariamente potremmo sabotare la mossa tattica che al partito si impone. Potremmo dunque accettare un mandato di fiducia, ma non quello di discutere sulle modalità della fusione, la qualcosa implicherebbe l’accettazione o almeno il riconoscimento di essa, cosa a cui non vogliamo né possiamo accedere.

Azzario: La discussione attuale gli sembra quanto superflua. Il partito e la Centrale hanno su questi argomenti idee e programmi ben precisi. La maggioranza non ha nulla da modificare delle sue tesi, formulate nel passato, perché, se mai, la realtà anche recentissima è intervenuta a darle ragione. La stessa scissione del P.S. è un frutto palese della rigidezza e dell’inflessibilità polemica e tattica del P.C. Ad ogni modo, va tenuto presente che nuovi elementi possano sempre, però nei limiti programmatici a cui l’opera del partito costantemente si è informata, fra cui vi è l’assoluta opposizione ad ogni fusione col P.S.I. come partito in sé e ad ogni compromesso con elementi opportunisti di dubbia fede politica ... [la frase è monca nel testo].

Gennari. Chiede che almeno non si impedisca alla delegazione di esaminare la questione delle trattative col P.S.I. e che, se viene deciso di non partecipare ad esse, anche la minoranza si escluda.

Interloquiscono in merito ancora alcuni compagni, dopodiché si passa alla lettura della seguente mozione che viene presentata da Bordiga:

 

La delegazione si compone di alcuni rappresentanti della minoranza che non ricevono mandato dalla Centrale. Il resto della delegazione ha il seguente mandato:

Sostenere i criteri contenuti nel precedente deliberato del C.C. contro ogni ammissione nel P.C. fatta senza le ordinarie norme dello statuto;

Dinanzi ad un diverso deliberato del Congresso, chiedere che ogni procedimento tendente alla fusione col P.S.I. si inizi con la convocazione del congresso del P.C.I.;

Se dopo voto di massima del congresso si svolgerà un ulteriore dibattito per fissare le modalità concrete dei rapporti col P.S.I., la delegazione di maggioranza ha mandato di fiducia per la partecipazione a tale dibattito e i criteri da sostenersi eventualmente in via subordinata”.

 

Il Presidente mette ai voti la mozione, che viene approvata all’unanimità.

Terracini dà comunicazione dei nomi dei comp. che costituiscono la delegazione italiana ai congressi politico, sindacale, giovanile, cooperativistico di Mosca. Ne illustra i compiti e ne definisce le particolari assegnazioni. Dà conto dettagliato del materiale allestito.

Data l’ora tarda la riunione viene rimandata alle 22.

 

Si apre la seduta alle ore 22 con gli stessi presenti:

Terracini: continua la sua illustrazione delle relazioni che il Partito presenta al Congresso e del materiale che le correda. Passa ad esaminare l’o.d.g. del IV Congresso e indica a quali comp. il nostro partito assegna le singole relazioni.

Il lavoro preparato dall’Esecutivo e i criteri a cui si informa vengono approvati senza discussione.

Terracini e Bordiga. Leggono ed illustrano l’appello che il Partito lancia a tutti i compagni sulle difficoltà e sui bisogni inerenti alla situazione finanziaria del partito. L’appello viene approvato con la sola riserva del compagno Marabini, che dichiara poco opportuno l’appello per la possibilità di venire sfruttato dagli avversari.

Sulle Varie, il comp. Marabini chiede notizie sulle concessioni e norme che regolano i rapporti fra la Russia e le cooperative agricole italiane circa l’utilizzazione di zone di terreno coltivabile nella Russia meridionale.

Grieco dà le spiegazioni chieste.

Dopodiché, alle ore 23.30, la seduta viene sciolta.

 

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