DISTINGUE IL NOSTRO PARTITO: La linea da Marx a Lenin alla fondazione dell’Internazionale comunista e del Partito Comunista d’Italia; alla lotta della sinistra comunista contro la degenerazione dell’Internazionale; contro la teoria del socialismo in un Paese solo e la controrivoluzione stalinista; al rifiuto dei fronti popolari e dei blocchi partigiani e nazionali; la dura opera del restauro della dottrina e dell’organo rivoluzionario a contatto con la classe operaia, fuori dal politicantismo personale ed elettoralesco.

(in italiano)

Personale

Roma, 4 ottobre 1922

 

Caro compagno Rakosi,

vengo messo al corrente di quanto si è svolto in occasione del congresso socialista. Mi pare opportuno comunicarvi subito ed in attesa della riunione di posdomani quello che penso, in via personale, ma lasciandovi libero di darne comunicazione agli organi del Comintern, a cui il Comitato Esecutivo si riserva di fare le comunicazioni ufficiali opportune.

Taluni atti, come il modo con cui è stato redatto il Questionario per l’inchiesta sul fronte unico, l’ordine di pubblicare un articolo come quello redatto dal comp. Graziadei, hanno a mio modo di vedere due significati.

In primo luogo, sono per ragioni organizzative elementari in contrasto con l’interesse del Partito e dell’Internazionale, sconvolgendo i valori gerarchici del nostro apparato interno in modo che non potrà avere che cattive conseguenze, qualunque sia il modo con cui si definiranno le opinioni di merito dei vari compagni ed organi. In secondo luogo, segnano una squalifica politica degli uomini che sono alla testa del PCI e che lo hanno finora diretto senza mai lasciare abbassare il prestigio che non è delle loro persone, ma delle posizioni di responsabilità e di controllo accentrato della organizzazione di partito, senza la saldezza delle quali è illusorio parlare di movimento e di azione comunista.

Penso che dopo questo si debba considerare un fatto compiuto il passaggio in altre mani delle cariche centrali del partito, e porre all’ordine del giorno (anziché trattenersi su laboriosi passi diplomatici, che per mio conto personale declinerò in ogni ipotesi) la questione tecnica di una consegna di tutto il complesso apparato oggi governato da noi, che dovrà avvenire al più presto possibile, e che in ogni caso esigerà una non lieve preparazione.

Non occorre dire che io, e, come ne sono certo, gli altri compagni resteremo al nostro posto fin quando sarà necessario e faremo come sempre abbiamo fatto il nostro dovere. Considererei però come un’attenzione personale ogni provvedimento pratico che affrettasse la effettuazione di un simile passaggio, e la cessazione di una situazione insostenibile. Desidero personalmente essere posto nella posizione di semplice gregario, che mi darà il diritto di tacere il mio profondissimo, incolmabile dissenso, poiché non credo utile che resti troppo tempo al posto, da cui si deve parlare al partito per guidarlo, si deve ad ogni momento lasciarsi sovrapporre direttive che non condivide.

Il danno che vedo, ripeto, non è di carattere personale, non riguarda la dignità e altre considerazioni piccolo-borghesi, sulle quali domani si lavorerà lungamente per sanare le suscettibilità degli insigni opportunisti che entreranno disgraziatamente nelle file dell’Internazionale. Si tratta di una elementare ragione di organizzazione di partito, e dell’interesse di questo. Si tratta di evitare che altri coefficienti favorevoli allo sviluppo del movimento vengano ad aggiungersi a quelli che, secondo la mia opinione, si creano in questi giorni.

Vorrei pregarvi, data l’estensione dei vostri poteri, di esaminare una simile questione dal punto di vista pratico. Per la chiarezza, ripeto anche che la presente lettera ha carattere personale per la forma confidenziale ed esplicita in cui la estendo, ma può valere come comunicazione ufficiale in quanto al suo contenuto e alla richiesta che racchiude.

 

Ricevete i miei saluti comunisti,

A. Bordiga

 

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